I calcoli li ha fatti Staffetta Quotidiana, a partire dai dati di Snam Rete Gas e del ministero della Transizione ecologica. In forte contrazione la domanda dell'industria e soprattutto quella delle centrali termoelettriche
Prima ancora che i flussi di gas russo verso l’Italia si azzerassero, famiglie e imprese hanno avviato un razionamento di fatto per proteggersi dai rincari. I calcoli li ha fatti Staffetta Quotidiana, a partire dai dati di Snam Rete Gas e del ministero della Transizione ecologica. L’analisi di Agata Gugliotta del Rie, Gionata Picchio e Antonio Sileo mostra che i consumi italiani di gas naturale hanno mostrato una brusca contrazione in tutti i comparti e l’Italia ha consumato 4.059,8 milioni di mc di gas, in calo del 15,9% su settembre 2021 e dell’8,9% rispetto alla media del decennio 2012-2021, toccando i minimi da vent’anni per questo mese.
La contrazione tendenziale dei consumi di quasi 800 milioni di metri cubi è da imputare per 100 milioni circa al comparto civile, in calo del 9,4% a 1.080,6 milioni di metri cubi (-5,8% sulla media decennale). Il contraccolpo sulle piccole attività si somma a un calo record per l’industria, che con 927,7 milioni di metri cubi richiede un 22,5% (270 milioni di metri cubi) in meno rispetto in settembre 2021, -18,3% sul decennio, per effetto della decisione di molti impianti di non riaprire o ridurre fortemente l’attività dopo la pausa estiva. La contrazione più forte in termini di volumi si vede però nel termoelettrico: le centrali di produzione di energia dal gas a settembre hanno chiesto il 17,8% in meno (oltre 410 milioni di metri cubi in meno), -8,4% sul decennio, in un contesto di calo della domanda elettrica complessiva del 3,8% a parità di giorni lavorativi (dati provvisori Terna). Fatti 100 i consumi del settembre 2003, quelli del mese appena concluso (82,9) sono i più bassi dei mesi di settembre degli ultimi 20 anni dietro a quelli del 2014 e 2015 (83,2), 2013 (85,2) e 2012 (90,3).
Vista la necessità di riempire le scorte in un contesto di incertezza sulle forniture, le importazioni si sono invece mantenute stabili, aumentando anzi un po’ rispetto al 2021: +1,7% a 5.261,8 milioni di metri cubi(+5,4% sulla media 2011-20) il che, sommandosi a una modesta ripresa della produzione interna (+3,2% a 261,7 milioni di metri cubi, -42,8% sulla media decennale), ha consentito un forte incremento delle iniezioni nette in stoccaggio: +144,8% sul 2021 e +46,7% sulla media 2012-21. La corsa al riempimento, sostenuta dalle misure straordinarie del governo alla luce dei tassi di iniezione insufficienti fino a giugno e dei timori di un’interruzione totale delle importazioni dalla Russia (effettivamente ferme da sabato scorso), ha consentito di raggiungere un riempimento del 90,6% il 30 settembre, contro l’85,6% dello stesso giorno del 2021, pur restando al di sotto del 96,9% del 2019.
Analizzando l’import per fonte, il calo verticale dei flussi dalla Russia (-79,6% a 454,2 milioni di metri cubi) è stato compensato dal quasi raddoppio dell’Algeria, prima fonte con 2.148,5 milioni di metri cubi (+87,4%), da un aumento del 36,4% dell’Azerbaigian via Tap (916,9), da un forte incremento del Gnl a Rovigo (+34,8% a 755,8 milioni di metri cubi) e a Livorno (+357,6% a 396,7) – mentre Panigaglia era fermo per manutenzione – e da un rimbalzo degli acquisti spot in Nord Europa (Passo Gries +161,9% a 413,9 milioni di metri cubi). Unica a non dare un contributo resta la Libia, con i flussi a Gela in diminuzione di un 20,8%.È