Le azioni del colosso elvetico precipitano ai minimi storici e riprendono quota in serata dopo le rassicurazioni degli analisti. Restano invece sui massimi le assicurazioni contro il default della banca. Il 27 ottobre l'amministratore delegato presenterà il nuovo piano industriale
La profezia si è auto avverata. Dopo un finesettimana infuocato, lunedì mattina il titolo del gruppo bancario elvetico Credit Suisse è crollato alla Borsa di Zurigo arrivando a perdere fino al 12 per cento sulla chiusura di venerdì. Ma in tarda serata ha ripreso quota e ha ritrovato la parità (-0,9% il saldo finale), in scia alle note di diversi analisti che hanno dato sostegno alle argomentazioni dei vertici dell’istituto secondo cui la banca – che da lavoro a oltre 51mila persone e gestisce 1,45 miliardi di miliardi di franchi di asset – dispone di ampi capitali e liquidità per far fronte all’attuale incertezza e volatilità del mercato. Restano invece sui massimi di sempre i costi delle assicurazioni del debito della banca (i cds) che viaggiano al galoppo da diversi giorni.
A dare il là alla tempesta, una nota di venerdì dell’amministratore delegato Ulrich Koerner, che ha cercato di minimizzare le speculazioni sul nuovo piano industriale atteso per il 27 ottobre. Pur sostenendo che i livelli di capitale e di liquidità della banca sono solidi, il manager ha riconosciuto che la banca si trova in un “momento critico”. L’effetto, in scia a un fuoco di fila di commenti pubblicati su Twitter nel finesettimana, è stato decisamente controproducente, fino a quando non sono arrivate le prime note degli analisti.
“La posizione di liquidità è molto sana”, hanno commentato in una nota agli investitori gli analisti di Citigroup che piuttosto che per la liquidità si preoccupano per “l’attuale movimento degli spread come un inconveniente per i costi di finanziamento”. Possono comprare le azioni del Credit Suisse “solo i coraggiosi”, dicono ancora da Citigroup, in un report il cui titolo (“Questo non è il 2008…”) vuole però marcare le distanze da Lehman Brothers dove si attende una ricapitalizzazione “altamente diluitiva”, secondo quanto riferisce Bloomberg. I colleghi di Swissquote, invece, ritengono un default della banca “improbabile” in quanto si tratta di un istituto “too big to fail” e vedono, nel caso in cui il piano di Koerner fallisca, un salvataggio statale o l’acquisizione da parte di un concorrente.
Da inizio anno il valore delle azioni di Credit Suisse si è più che dimezzato. Sono invece schizzati sui valori più alti dal 2009 i prezzi dei Credit default swap (Cds), che sono prodotti finanziari che in sostanza consentono di assicurarsi contro il fallimento di una società o di uno stato. Tuttavia questi movimenti al rialzo possono riflettere scommesse speculative oltre che l’effettivo livello di rischio. Non però su livelli da imminente bancarotta.