Anche Nezavisimaya Gazeta, uno dei giornali più fedeli al Cremlino, attacca i militari dopo la presa della città strategica per le linee di rifornimento tra il Donbass, il nord e il sud dell’Ucraina. Da Kadyrov, il leader ceceno fedelissimo a Putin, arrivano le accuse più pesanti
L’accerchiamento di Lyman e la sua riconquista da parte delle forze di Kiev diventa una “questione politica” in Russia, dove anche i media più vicini al Cremlino attaccano le strategie impiegate nella campagna militare in Ucraina. Nezavisimaya Gazeta, considerato uno dei fogli più fedeli alla linea governativa, rispecchia l’ondata di critiche che si sono levate dopo la presa della città e sottolinea che “per la prima volta dall’inizio dell’operazione militare speciale, alcuni comandanti delle forze armate sono chiamati direttamente in causa con i loro nomi” per il loro operato.
Forse il più duro nei suoi commenti è stato il capo ceceno Ramzan Kadyrov, che ha attaccato il comandante del Distretto militare centrale, il generale Alexander Lapin, per il ritiro delle truppe russe da Lyman, città strategica per le linee di rifornimento tra il Donbass, il nord e il sud dell’Ucraina. Lapin, ha affermato Kadyrov, ha dispiegato sul campo forze della autoproclamata Repubblica di Lugansk, “ma non ha fornito loro le necessarie comunicazioni e i rifornimenti di munizioni”. Sul suo canale Telegram, Kadyrov aggiunge che due settimane fa il comandante delle forze speciali Akhmat gli aveva riferito dei pericoli, e che lui stesso ne aveva informato il capo di Stato maggiore delle forze armate, Valery Gerasimov. “Ma Gerasimov – aggiunge Kadyrov – mi ha assicurato che aveva piena fiducia in Lapin e non credeva possibile un ritiro da Lyman“.
Con Kadyrov si è schierato anche l’uomo d’affari Yevgeny Prigozhin, associato dai media occidentali al gruppo di mercenari Wagner. Dure critiche sono state espresse anche dal deputato della Duma ed ex generale Andrey Gurulev, membro del partito Russia Unita del presidente Vladimir Putin. “Non capisco perché non abbiano valutato correttamente la situazione e non abbiano rafforzato le truppe”, ha affermato Gurulev, aggiungendo che a suo modo di vedere il problema “non è sul terreno”, ma nelle stesse stanze del ministero della Difesa. “Tutto è conseguenza delle politiche seguite là”, ha aggiunto.