Travel blogger da sei anni, Alessia Piperno era arrivata in Iran due mesi e mezzo fa, insieme con un gruppo di turisti, tra cui un polacco, un francese e un altro italiano. Domenica la telefonata ai genitori, dopo 4 giorni di silenzio: "Vi prego, aiutatemi", ha detto tra le lacrime
Una chiamata ai genitori a Roma da un carcere di Teheran e l’appello in lacrime: “Vi prego, aiutatemi”. E stato il primo contatto di Alessia Piperno dopo quattro lunghi giorni di silenzio assoluto. A raccontare per primo la storia è stato il padre ieri sera su Facebook: “Questa ragazza è mia figlia”, scriveva in un post, poi rimosso, Alberto Piperno chiedendo aiuto per la Alessia in stato di fermo in un Paese travolto dagli scontri di piazza, devastato da violenze e arresti dopo le proteste scoppiate in seguito all’uccisione di Mahsa Amini, la 22enne arrestata e poi assassinata dalle autorità perché indossava male il velo. “Erano 4 giorni che non avevamo sue notizie, dal giorno del suo 30esimo compleanno, il 28 settembre”, scrive il padre, “anche il suo ultimo accesso al cellulare riporta quella data. Stamattina arriva una chiamata. Era lei che piangendo ci avvisava che era in prigione. A Teheran”, continua il post. Coinvolta la Farnesina, l’ambasciata d’Italia a Teheran si è subito attivata presso le autorità iraniane. Non è escluso al momento che la ragazza romana sia tra i fermati di qualche giorno fa, quando dall’Iran arrivava la notizia degli arresti di alcuni manifestanti, tra cui anche alcuni stranieri.
Travel blogger da sei anni, Alessia Piperno era arrivata in Iran due mesi e mezzo fa, insieme con un gruppo di turisti, tra cui un polacco, un francese e un altro italiano. “Siamo molto preoccupati, la situazione purtroppo non va bene. Siamo contatto con Unità di Crisi della Farnesina che ha attivato tutte le procedure del caso”, ha detto il padre della giovane all’Ansa. Dopo la telefonata dal carcere di ieri da parte di Alessia non abbiamo più avuto altre notizie, non l’abbiamo più sentita”. Secondo quanto raccontato Alberto Piperno sul social, Alessia “era stata arrestata dalla polizia insieme con dei suoi amici mentre si accingeva a festeggiare il suo compleanno”. Nella telefonata dal carcere solo poche parole, ma disperate: “Chiedeva aiuto. Ci siamo subito mossi con la Farnesina, abbiamo chiamato l’Ambasciata italiana a Teheran. Ancora non sappiamo niente, neanche il motivo della reclusione. Ci dicono che si stanno muovendo”. Il padre nel messaggio ha spiegato anche che Alessia era solita fare viaggi all’estero: “È una viaggiatrice solitaria, gira il mondo per conoscere usi e costumi dei popoli. Si è sempre adeguata e rispettato le tradizioni e, in certi casi, gli obblighi, di ogni paese che ha visitato”. Nel post, che era stato condiviso ieri sera anche dal premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi e che ora non è più disponibile, si leggeva: “Noi genitori, e il fratello David, non riusciamo a stare con le mani in mano. Non si può stare fermi quando un figlio ti dice ‘vi prego, aiutatemi’. Voglio che si sappia e che questa notizia raggiunga più persone possibili, magari arrivare a quella giusta che può aiutarci. Grazie”. La 30enne è stata arrestata dopo la sua feste di compleanno. In un post sull’Iran aveva aggiunto una festa con gli amici.
La 30enne aveva scritto qualche giorno fa un post su Instagram nel quale solidarizzava con le donne iraniane e le manifestazioni di piazza dopo la morte di Mahsa Amini. “In tanti hanno già perso la vita, in tanti non vedranno mai quella libertà per cui hanno rischiato e lottato, ma se un giorno questo sarà un paese libero, è merito di queste persone, di queste ragazze che scendono in piazza e danno fuoco ai loro hijab, e a quei uomini che stanno combattendo per le loro donne. Ed è per questo che quando scende la notte e l’eco degli spari si emana nella città, Mesan accende la musica ad alto volume, e fa partire quella canzone. ‘Questo è il fiore, del partigiano, morto per la libertà'”. “Per noi viaggiatori, turisti, vacanzieri in terre straniere, è facile giudicare, dire la nostra, restare finché è tutto bello, per poi salire su aereo e andarcene. Eppure per quanto questa possa essere la decisione più saggia da prendere, io non ci riesco. Non riesco ad andarmene da qui, ora più che mai. E non lo faccio per sfidare la sorte, ma perché anche io ora, sono parte di tutto questo”, ha scritto in un post al quale aveva dato un titolo ‘Bella ciao’. “La gente è stufa di essere un burattino, ecco perché migliaia di persone stanno scendendo nelle piazze a protestare. Stanno manifestando per la loro libertà. Donne, uomini, adolescenti e anziani. E ognuno di loro, ogni singola persona, rischia la propria vita quando va per le strade”, ha aggiunto. Alessia Piperno racconta di aver chiesto “ad Hamid pochi giorni fa, prima che uscisse a protestare” se avesse paura. “Certo che ho paura, ma se continuiamo a vivere nella paura e nel silenzio, non vedremo mai la libertà”, la risposta che ha ricevuto. Nelle sue stories la 30enne aveva raccontato che aveva rinnovato tramite l’aiuto di una persona il suo visto scaduto e che era pronto quello per recarsi in Pakistan.
Vicinanza alla famiglia è stata espressa dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che ha assicurato “il massimo impegno” della Farnesina per riportare Alessia a casa e dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: “Seguiamo con apprensione le notizie che riguardano Alessia Piperno e rivolgiamo tutta la nostra vicinanza alla sua famiglia e ai suoi cari”, ha scritto Meloni su Twitter. Intanto la situazione in Iran rimane complicata. Secondo la ong Iran Human Rights (IHR) 133 i morti dall’inizio delle proteste scoppiate nel Paese dopo la morte della 22enne Mahsa Amini. In quel numero sono incluse anche le 41 persone che uccise il 30 settembre in quello che viene definito un ‘venerdì di sangu’ di repressione da parte delle forze di sicurezza a Zahedan, nella provincia di Sistan e Baluchistan, dove dopo le preghiere del venerdì dimostranti si erano radunati per protestare contro lo stupro di una 15enne da parte del capo della polizia di Chabahar. Ieri il presidente iraniano Ebrahim Raisi, parlando delle manifestazioni in corso da oltre due settimane, ha dichiarato che la “cospirazione dei nemici” dell’Iran “è fallita”. Secondo quanto riferiscono i media locali, tra cui l’Irna e la Fars, sono stati compiuti diversi nuovi arresti. Video sui social media hanno mostrato manifestazioni in varie città, tra cui Teheran, Isfahan, Shiraz, Saghez, Kerman e Zahedan. A scendere in piazza cantando slogan antigovernativi e chiedendo il rilascio dei loro compagni e colleghi sono stati gli studenti di scuole e almeno 25 università, boicottando i corsi organizzati online proprio per evitare possibili manifestazioni, mentre l’hashtag #MahsaAmini è stato ritwittato circa 200 milioni di volte. I bazar sono inoltre rimasti chiusi in diverse città.