Non è possibile attendere una decisione fino alle 20 italiane, le 2 di notte a Singapore. Come non è possibile che la Fia decida sempre diversamente in ogni gara, facendolo con motivazioni contrastanti su episodi spesso molto simili. Sebastian Vettel nel GP d’Ungheria 2010 venne penalizzato con un drive through di 20 secondi, per non aver rispettato la distanza di sicurezza dalla Safety Car. A Singapore, la Federazione ha optato per una mesta sanzione di 5 secondi (più reprimenda) nei confronti di Sergio Pérez, che non ha intaccato la sua vittoria su Charles Leclerc. Nulla contro il messicano, che sportivamente parlando si è presa una vittoria con merito, inanellando un super ritmo dal via (superando il ferrarista allo start come a Baku) e mantenendolo per quasi tutta la gara. Ma serve una riflessione sui comportamenti dubbi della Fia, che solo tre domeniche fa, a Monza, si era resa protagonista di un altro episodio contestabile.

Il precedente Monza che richiama Abu Dhabi 2021
Si parla naturalmente della volontà di chiudere la gara del Gp d’Italia dietro alla Safety Car, quando ad Abu Dhabi 2021 (in cinque giri) i commissari della Federazione avevano concesso un’ultima tornata nella battaglia tra Verstappen e Hamilton. Lo aveva fatto malamente, mettendo da parte in un baleno la Williams di Latifi, per poi non sdoppiare correttamente le vetture rimaste in mezzo ai due duellanti al titolo. Allora, fu una decisione personale dell’ex direttore corse Michael Masi, messo alla porta in inverno su espresse richieste di Toto Wolff, di Lewis Hamilton e della Mercedes intera. Oggi sono cambiati i nomi — ci sono Eduardo Freitas e Niels Wittich, assistiti da Herbie Blash (il vice per anni di Charlie Whiting) — ma i passi indietro sono sempre gli stessi. Sia per aver aspettato fino a tardi un’investigazione anticipata molto prima (dopo la metà di gara), sia per aver sfavorito così Leclerc nella decisione.

La decisione tardiva che ha tolto il primo posto a Leclerc
La nota sull’investigazione di Pérez, infatti, è arrivata dopo la battaglia in pista tra il messicano e Leclerc. Prima della stessa, era stata solo “notata”, dunque non si sapeva ancora se sarebbe poi verificata o meno. Fatto sta, comunque, che nel tentativo di inseguire il primo posto con il fresco ingresso del Drs — mentre sparava tempi più bassi —, il ferrarista ha finito per rovinare le medie da poco montate, dovendo così mollare il rivale qualche giro più tardi. Un evento decisivo, perché nel finale la maggior usura delle gomme del monegasco ha permesso al pilota Red Bull di allungare, chiudendo al traguardo con 7,6 secondi di vantaggio. Con la reprimenda e i 5” beccati, il numero 11 ha potuto così chiudere davanti alla fine di 2,6 secondi, bissando la vittoria strappata a Montecarlo (arrivata anche lì dopo uno start del via su pista bagnata, prima delle fallimentari strategie di Maranello). Di fronte ai commissari, Pérez si è difeso motivando la sua mancata distanza dalla Safety per le le condizioni non favorevoli del tracciato, che però si era lentamente asciugato. Tanto che poco prima i piloti erano tutti rientrati ai box, per passare dalle intermedie alle medie.

Mercoledì i risultati Red Bull sul budget cap
Non dimentichiamo, infine, che la contestatissima Red Bull (così come l’Aston Martin) aveva iniziato il suo weekend a Singapore con l’accusa di sforamento del budget cap, il famigerato tetto-costi dei team introdotto l’anno scorso. Il report della Fia, atteso inizialmente il 30 settembre, sarà ufficializzato questo mercoledì. Se le voci di uno sforamento di 10 milioni fossero vere, allora sarebbe una delle truffe più grandi di sempre nella storia della F1. Ma lo scandalo Spy Story 2007 — quello della McLaren sulla Ferrari — ci insegna che probabilmente non verrà tolto il titolo 2021 al team anglo-austriaco, pronto domenica con Verstappen a fare bis in Giappone. Alla fine arriverà una mega-multa per il 2023, con ore limitate nella progettazione della monoposto che verrà, ma resta l’animo ferito di uno sport che, tramite la sua Federazione, deve ancora tanto migliorare. E non solo in pista.

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