Il 10 ottobre sarà la giornata mondiale della salute mentale e in alcune città italiane associazioni e istituzioni si preparano a svolgere incontri con la cittadinanza per sensibilizzare e approfondire un tema che riguarda la sofferenza di un italiano su tre. In televisione invece, nella trasmissione Grande Fratello Vip, va in scena uno spettacolo dove un personaggio assente da tempo dagli schermi, Marco Bellavia, rivela di soffrire di disturbi mentali scatenando reazioni che eravamo abituati a leggere nelle cronache più odiose: quelle dove la persona con disturbi diventa lo zimbello, la vittima del bullismo, il bersaglio del branco. Cose che spesso accadono nelle situazioni più degradate e degradanti.

In questo caso il paragone con la trasmissione regge: con personaggi sempre in bilico fra volgarità e grottesco, fra ricerca della popolarità a ogni costo e ritorno in sella sul mestiere dopo essere stati disarcionati dalle circostanze, i protagonisti di questa trasmissione campionessa del trash televisivo si sono espressi con grande rigore scientifico riguardo alle richieste del collega che ha fatto coming out sul suo disagio: “Secondo me quello è pazzo, matto, è malato“, “Se hai dei problemi stai a casa tua figlio mio”, “Questo è fuori è proprio scemo, non ignorante, che è peggio. Eh no dai, stai lì e vai alla neurodeliri”, eccetera.

D’accordo, si tratta di uno spettacolo televisivo, dove il dolore è strumentalizzato per suscitare emozioni e raccogliere interesse, ma pur trattandosi di rappresentazione, o forse proprio per questo, il Grande Fratello Vip ha fornito all’opinione pubblica lo stigma dei disturbi come intrattenimento, fornendo un palcoscenico ad alcuni inqualificabili atteggiamenti.

Per chi vive nel quotidiano il mondo della salute mentale, o per lavoro, o perché qualche caro è affetto da un disturbo o perché il disturbo lo porta su di sé, non può non avere vissuto con sofferenza le immagini, messe in scena o vere poco importa, dove una persona chiede il sostegno di tutti per partecipare a un’esperienza comune, reclamando il diritto di fare conoscere la tragedia dei disturbi mentali (si chiamano inclusione e sensibilizzazione) e per tutta risposta riceve reazioni sconcertanti in perfetto stile Grande Fratello Vip, cioè condite con volgarità e aggressioni verbali. Ma stiamo al gioco e prendiamo la trasmissione Mediaset non come uno spettacolo ma come uno spaccato (seppure per niente edificante) della, o meglio di una, realtà: il Gf Vip è stato in grado di trasmettere con grande efficacia la reazione di una parte della collettività (quella meno informata, quella spaventata e violenta) che ogni giorno condiziona negativamente la vita di un grande numero di persone con fragilità (bambini, adolescenti, anziani) esercitando la violenza del pregiudizio e dell’ingiustizia.

Lungi da me dire che Marco Bellavia sia un eroe o un portavoce, ma sicuramente nel teatrino televisivo ha prestato il volto a una situazione, quella della discriminazione, alla quale bisogna portare al più presto un gesto riparatorio (auspicabile anche dentro la Casa). Al conduttore e agli autori mi sento di dire che non bisogna capire attraverso il team di psicologi se una persona con disturbi mentali deve stare dentro o fuori la trasmissione, ma come è possibile integrarla, anche agendo sul gruppo (la comunità, la società…). All’icona Lgbt voglio dire che la lotta ai pregiudizi deve essere un terreno comune e intersezionale per tutte e tutti. Al costumista sieropositivo che esistono persone che hanno contratto l’Hiv e hanno sviluppato disturbi depressivi anche maggiori: una cara persona che aveva una carica virale sempre più bassa si è tolta la vita a causa delle sofferenze causate dai suoi disturbi mentali. Tutti le malattie hanno pari dignità e importanza. Un grazie sentito invece alla moltitudine che nei social si è scagliata contro la trasmissione e i suoi protagonisti, reclamando una maggiore sensibilità al tema e subissando i bulli di critiche e sentite pernacchie.

Infine un po’ di informazione in sintesi: lo spettro delle fragilità è molto ampio e va dalla neuropsichiatria infantile alla psichiatria adulti, dai disturbi dell’alimentazione alle depressioni fino ai casi più gravi legati alle psicosi. Si tratta spesso di disturbi che impediscono una vita serena e che causano un profondo dolore in chi ne è afflitto e nei suoi cari. Inoltre chi ne è colpito è spesso destinato a vivere una condizione sociale di emarginazione e profonde difficoltà anche nel soddisfacimento di necessità primarie, come trovare un lavoro, una casa in cui vivere, un affetto sui cui poter contare. Questo gravissimo problema con la pandemia ha visto crescere la richiesta di aiuto presso i centri di salute mentale ed è cresciuto in modo verticale negli adolescenti, con numeri di ingressi nelle strutture specialistiche mai visti prima.

Forse è giunto il momento di una maggiore responsabilità anche da parte della televisione: il 10 ottobre, giornata mondiale della salute mentale, è vicino. Abbiatene cura.

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