"L’eventuale supplementazione di iodio andrebbe a proteggere solo dall’assorbimento degli isotopi radioattivi dello iodio - che hanno comunque una breve emivita, da 1 a 4 settimane - ma non certo dagli altri isotopi radioattivi emessi da Cesio, Stronzio e Plutonio"
Ora che la minaccia nucleare sembra nuovamente una possibilità con la Russia, dopo la proclamazione dell’annessione di territori ucraini, che ricorda l’uso “possibile secondo la nostra dottrina”, ritorna di attualità il tema dell’utilizzo delle pillole di iodio. “Le pillole allo iodio, come ormai diciamo da tempo, non servono a nulla contro le radiazioni nucleari” legate al rischio dell’utilizzo della bomba atomica. “E non ci sono altri farmaci utili a proteggerci. L’accaparramento non ha senso” dice all’Adnkronos Salute Silvio Garattini, fondatore e presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs. “L’unica soluzione è evitare una catastrofe nucleare da cui non può proteggerci nulla. Possiamo solo insistere perché la politica e le organizzazioni internazionali trovino i mezzi per fermare l’escalation. E anche le persone devono farsi sentire. Per il resto che dire: ‘che Dio ci aiuti’. Già quando a marzo in Ucraina era scattata la caccia al farmaco gli esperti avevano spiegato come non ci fossero presupposti.
Anzi non non sono una protezione. “No, purtroppo. L’eventuale supplementazione di iodio andrebbe a proteggere solo dall’assorbimento degli isotopi radioattivi dello iodio – che hanno comunque una breve emivita, da 1 a 4 settimane – ma non certo dagli altri isotopi radioattivi emessi” quali il Cesio-137, lo Stronzio-90 e il Plutonio-239, che restano nell’organismo rispettivamente 30, 29 e addirittura 24mila anni. Non solo “può anche essere molto pericoloso assumere pillole allo iodio senza una logica e un controllo medico. La guerra fa certamente paura, ma l’ipotesi di un problema alla tiroide, dovuto al ‘fai da te’, è decisamente più concreto” spiega Alfredo Pontecorvi, endocrinologo dell’università Cattolica e del Policlinico Gemelli di Roma.
“Lo iodio nella vita di tutti i giorni è fondamentale per un corretto funzionamento della tiroide, visto che questa ghiandola endocrina ne ha bisogno per ‘fabbricare’ i suoi ormoni (T3 e T4). Per assicurare il corretto apporto giornaliero di iodio è sufficiente utilizzare il sale iodato al posto del normale sale da cucina”, spiega Pontecorvi, direttore della Uoc di Medicina interna, Endocrinologia e Diabetologia della Fondazione Policlinico universitario Gemelli Irccs e ordinario di Endocrinologia all’università Cattolica, campus di Roma, in un articolo sul sito del Policlinico.
Quali rischi si corrono assumendo pillole allo iodio con il ‘fai da te’? “Una dose eccessiva di iodio, superiore a 600 microgrammi al giorno per un certo periodo di tempo, può innescare – spiega l’endocrinologo – una tiroidite cronica autoimmune (tiroidite di Hashimoto), che nel tempo porta alla distruzione della tiroide e all’ipotiroidismo. Ma c’è un altro rischio, potenzialmente più severo. Se un soggetto ha una predisposizione all’ipertiroidismo, perché, ad esempio, ha un nodulo tiroideo che funziona troppo oppure una malattia autoimmune in cui la tiroide è stimolata a sintetizzare e a secernere maggiori quantità di ormoni, somministrare iodio dall’esterno equivarrebbe a gettare benzina sul fuoco; si potrebbe cioè scatenare una violenta crisi di ipertiroidismo (‘tempesta tiroidea’) la quale può provocare gravi aritmie cardiache con conseguenze anche mortali.
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