Primo in classifica in Serie A. Ma pure in Serie B. Il Napoli domina, diverte, ed entusiasma: la squadra per il momento più forte, forse più bella, sicuramente costruita meglio del campionato. E una categoria più sotto il Bari non è da meno, senza il favore dei pronostici asfalta la capolista e fa sognare i tifosi. Il doppio primato è il capolavoro di Aurelio De Laurentiis (e famiglia): forse non il presidente migliore, di difetti ne ha tanti e li ha pagati spesso a caro prezzo in questi anni, ma certo un presidente che sa fare calcio. Con la testa, e non con la pancia dei tifosi.

Bisognerebbe ritornare a quest’estate e ricordarsi l’ambiente che si respirava in città durante il mercato. Il Napoli non aveva solo scaricato il suo storico capitano Insigne (emigrato in Canada) e l’uomo simbolo Mertens (non rinnovato nonostante la manifesta disponibilità del calciatore), aveva anche venduto Koulibaly e Fabian Ruiz, entrambi in scadenza e sacrificati più o meno a buon per non perderli a zero. Insomma, praticamente l’intera spina dorsale della squadra smantellata, a fronte di pochi acquisti e poco conosciuti. Mentre tra Milano, Roma e Torino le rivali spendevano e spandevano, riportando in Italia i vari Lukaku e Pogba, assicurandosi i talenti di Dybala e De Ketelaere a suon di milioni. Nessuno dava per favorito il Napoli, né tra i commentatori, né tra i tifosi, forse nemmeno Spalletti che a un certo sembrava dare qualche segnale di insofferenza. Stessa storia a Bari, dove la città al ritorno fra i cadetti si aspettava ben altro mercato mentre la società parlava di salvezza, non comprava quasi nessuno, alimentava dubbi e scetticismo di una rosa sulla carta non all’altezza di un campionato di vertice.

I De Laurentiis non hanno ascoltato la piazza, che pretendeva spese e figurine. Sono andati dritti per la loro strada, convinti delle loro idee. E il campo gli sta dando ragione. Oggi Napoli e Bari non condividono solo il primato in classifica, che potrebbe anche essere effimero, ma qualcosa di molto più solido: sono due squadre costruite con un progetto chiarissimo. In Campania, Aurelio ha capito (forse anche con un pizzico di ritardo) che la formazione dei vari Insigne, Mertens, Koulibaly aveva esaurito un ciclo e non sarebbe mai stata in grado di andare oltre i propri limiti che le hanno impedito di vincere lo scudetto, tanto con Sarri quanto l’anno scorso con Spalletti. Meglio azzerare tutto e ripartire con nuova linfa: carta bianca, un’autentica incognita, ma almeno senza finale già scritto. Altrettanto precisa la strategia del figlio Luigi in Puglia: finito il tempo delle spese pazze (in Serie D, inevitabile per vincere subito quel tipo di campionato, anche al primo anno di Lega Pro finito male), meglio contenere i costi, puntare sull’identità del gruppo e giocatori funzionali ad essa.

Certo, poi bisogna essere bravi a scegliere gli acquisti sul mercato: la scoperta clamorosa di Kvaratskhelia, georgiano sconosciuto al calcio che conta e dopo una manciata di partite già top player del campionato, non è però un caso. Si somma all’acquisto di Kim, oppure all’investimento su Cheddira a Bari (capocannoniere in B), o sul giovane portiere Caprile, prelevato in Serie C e già nel giro della Nazionale Under 21. Si chiama scouting, attività che tanti club italiani trascurano ma che a meno di non essere Bayern o Real, o avere alle spalle i petrodollari di City e Psg, rappresenta la vera frontiera del calcio moderno. I De Laurentiis devono tanto al lavoro di Giuntoli e Polito, uomini mercato che hanno sbagliato quasi nulla negli ultimi anni, ma attorniarsi delle persone giuste è la qualità maggiore dei leader (e dei presidenti, nel pallone).

Con un direttore sportivo capace sul mercato, un bravo allenatore in panchina, e il giusto mix di giovani, esperti, investimenti e cessioni, si può ancora fare un calcio sostenibile. Il Napoli sempre competitivo e coi conti in ordine (e in parte anche il Bari) lo dimostrano. Basterà per vincere? Non è detto, gli azzurri dovranno fare i conti con il solito girone di ritorno di Spalletti, i biancorossi presto perderanno Cheddira (un mese al Mondiale col Marocco mentre la Serie B non si ferma). E spesso per alzare trofei nel calcio moderno bisogna proprio fare quel passo più lungo della gamba che la proprietà (anche giustamente) non ha mai voluto fare. Ma a De Laurentiis potrebbe persino non convenire. Lo scudetto per il Napoli è un sogno, ma la promozione del Bari in Serie A aprirebbe un nuovo caso multiproprietà che il presidente conta di affrontare probabilmente in un arco temporale più lungo (come dimostra anche la pax con la FederCalcio di Gravina, che ha rinviato l’obbligo di vendere fino al 2028). Il caso Lotito, praticamente espropriato della Salernitana con un danno milionario, ha fatto scuola. Ma forse De Laurentiis ha pensato anche a questo.

Twitter: @lVendemiale

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