Dieci anni buttati in progetti inutili, assegnazioni impugnate, ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, sentenze amministrative e indagini penali. Il Nuovo Ospedale del Trentino, acronimo Not, di nuovo ha solo quell’aggettivo ormai irridente, dopo che l’amministrazione provinciale si è trovata nella necessità di azzerare tutto. La struttura può attendere, anzi diventa la più colossale delle incompiute, nel senso che non si è neppure arrivati alla posa della prima pietra. Una catena di errori che non consente neppure di individuare un responsabile. Nel senso che un po’ tutti sembrano aver dato il loro contributo in un arco di tempo infinito.

L’EPILOGO – La giunta del leghista Maurizio Fugatti ha deciso di ripartire completamente da zero, con la nomina di un commissario straordinario. L’unica certezza sembra essere il luogo, la conferma dell’area di via al Desert, mentre qualche mese fa aveva preso quota la possibile destinazione a San Vincenzo di Mattarello, dove a maggio si è tenuto il concerto di Vasco Rossi. “La giunta ha fatto una rivalutazione complessiva – ha detto Fugatti – che porta sostanzialmente alla chiusura del progetto del Not e all’inizio di un nuovo percorso”. In concreto si ipotizza un Polo sanitario e universitario che tenga conto delle “nuove esigenze”, legate sia al Covid che alla scuola di Medicina. Fugatti ha voluto difendere l’operato della struttura amministrativa, dopo le critiche al Responsabile unico del procedimento, Raffaele De Col. “Questo passaggio non è una valutazione sul passato, ormai è andata come è andata. Il commissario straordinario dovrà individuare le modalità per l’affidamento della progettazione e la realizzazione del polo”.

NO PROJECT-FINANCING – Non ci sarà il ricorso alla finanza di progetto, ma probabilmente un appalto integrato. Per il momento si è fermi alla semplice individuazione delle linee guida, dopo la presa d’atto di un fallimento collettivo. Nessun accenno a costi e tempi, anche se già è emersa l’indicazione di ampliare da 21 a 26-27 ettari l’area interessata, anche per ospitare un campus sanitario. Per il momento i trentini si devono accontentare del vecchio Santa Chiara, con uno stanziamento di 18 milioni di euro per la messa in sicurezza del sistema antincendio.

UNA LUNGA STORIA – Bisogna tornare al 2011 per trovare il primo atto concreto di un iter mai concluso. A fine anno viene bandita la gara per la celta del promotore, Nell’agosto 2012 vengono presentate quattro offerte, per un project financing 1,7 miliardi di euro, che prevede costruzione e gestione dell’opera. Al primo posto arriva il raggruppamento guidato da Impregilo, ma gli altri concorrenti ricorrono perché due membri della commissione sarebbero incompatibili. Il Tar dà loro ragione e nel 2014 il Consiglio di Stato conferma l’annullamento della deliberazione di nomina della commissione, avvenuta nell’epoca della giunta di Lorenzo Dellai. Non si può ripartire dal punto ove si era arrivati, perché l’esame delle offerte tecniche presentate, seppur da parte di una nuova commissione, sarebbe pregiudicato dalla conoscenza dei contenuti economi delle stesse offerte. Tutto dovrebbe ricominciare dalla presentazione delle offerte. Nel 2016 la Provincia abbandona il project financing e promuove un nuovo concorso di progettazione.

UN NUOVO RICORSO – Le società che avevano concorso al project financing si rivolgono allora al Tar contro l’inversione di rotta della Provincia. Inizialmente perdono, ma nel 2017 il Consiglio di Stato annulla la determinazione di revoca della Provincia Autonoma. Nessuno ci capisce più nulla, la vicenda è intricatissima e Trento deve rivolgersi al Consiglio di Stato per sapere come muoversi. L’indicazione è di ricominciare dalla fase di presentazione delle offerte, con una procedura che riguardi solo i quattro concorrenti iniziali, ma con facoltà della Provincia di modificare i contenuti dell’operazione, visto che nel frattempo lo scenario della politica sanitaria può essere mutato. A cambiare era stato anche lo scenario economico e giudiziario. Impregilo era di fatto scomparsa, mentre lo scandalo Mose aveva messo fuori gioco la società Costruzioni Mantovani. Così i quattro inviti partiti nel 2018 hanno una risposta solo da due concorrenti. Nel raggruppamento Pizzarotti entra la società trentina Cristoforetti, mentre la veneta Guerrato si presenta da sola (aveva fatto parte del raggruppamento Mantovani).

BRACCIO DI FERRO PIZZAROTTI-GUERRATO – Nel dicembre 2019 la nuova commissione sceglie i veneti, ma Pizzarotti ricorre, contestando i criteri di valutazione degli aspetti tecnico-economici. A giugno 2020 i giudici amministrativi danno ragione a Pizzarotti. L’amministrazione provinciale decide di non ricorrere contro la sentenza, ma riconvoca la commissione tecnica provinciale per rivalutare l’offerta economica della Guerrato, che riceve nuovamente l’assegnazione. Così Pizzarotti torna al Tar e nell’ottobre 2020 ottiene ragione con l’assegnazione provvisoria dell’appalto. I veneti ribattono che la loro offerta era migliore sia da un punto di vista tecnico che economico, visto che avevano indicato 812 giorni per la realizzazione e un canone annuo di 35,8 milioni di euro. Nuovo colpo di scena nel 2021: Guerrato vince in Consiglio di Stato.

NUOVA BOCCIATURA – È la Conferenza dei servizi nella primavera 2022 a rimettere in discussione il progetto di Guerrato. Non convincevano le difformità rispetto alle richieste delle strutture sanitarie. Poi entra in scena la Guardia di finanza, che a fine aprile annuncia di avere acceso un faro sulla proposta di finanziamento da 140 milioni presentata da Guerrato a corredo della propria offerta attraverso una Società di gestione del Risparmio con sede a Malta. Dubbi sul fatto che la società maltese avesse i requisiti patrimoniali e le autorizzazioni a concedere finanziamenti. Di qui l’avvio di un’inchiesta per turbativa d’asta, falso ideologico ed esercizio abusivo di attività finanziaria. Matassa sempre più ingarbugliata. La giunta Fugatti si rivolge all’Autorità Nazionale Anticorruzione, a cui chiede un parere per evitare di compiere passi falsi. Anac dice che se il progetto Guerrato viene bocciato, l’assegnazione va al secondo, quindi a Pizzarotti. A giugno 2022 il no a Guerrato è definitivo, sulla base di 16 carenze progettuali. Respinto in agosto un ricorso al Tar. Il 19 settembre la decisione della giunta di azzerare tutto e nominare, entro un mese, un commissario straordinario. Ma è davvero finita? Le opposizioni attaccano il presidente Fugati dicendo che l’annuncio sull’accantonamento del progetto è stato fatto con fini elettoralistici. In ogni caso i partiti di sinistra accusano la scelta del Commissario straordinario in quanto costosa e non necessaria.

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