Ci sono voluti quindici giorni di proteste, scontri e morti in piazza, ma per la prima volta dall’inizio delle violenze in Iran ha preso la parola la Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei. E ha difeso la dura repressione messa in atto dalle forze di sicurezza di Teheran, nonostante anche dagli ambienti religiosi si siano levate voci di dissenso per la condotta violenta delle squadre del presidente Ebrahim Raisi. Sull’arresto e la morte di Mahsa Amini, la 22enne che ha perso la vita mentre era in custodia della polizia religiosa per aver indossato male il velo, si è limitato a dire che si è trattato di “un triste incidente”. Poi, però, ha affermato che le proteste sono state “ideate e pianificate da Stati Uniti e Israele”.
“Ho il cuore profondamente spezzato”, ha affermato il leader religioso iraniano. Ma qualcuno, ha aggiunto, dopo quanto accaduto “ha causato una situazione di insicurezza per le strade” e sono state organizzate delle “rivolte” che, a suo dire, non trovano origine in patria, bensì oltre i confini della Repubblica Islamica, nelle cancellerie di Paesi ritenuti nemici come Israele e Stati Uniti: i recenti “disordini” sono stati “ideati e pianificati dagli Stati Uniti, dal falso e usurpatore regime sionista e dai loro seguaci”, ha detto il successore del padre della rivoluzione Ruhollah Khomeini. “Durante i disordini in corso, la polizia, le forze Basij (le forze volontarie che non sono in età militare, ndr) e la Nazione sono state oppresse. Ci siamo anche dispiaciuti per la morte di Amini, ma la reazione e i disordini nelle strade non erano normali. I nemici hanno abusato della questione per creare insicurezza nel Paese con l’aiuto di alcuni iraniani traditori all’estero”. Contestando il sostegno internazionale alle proteste, Khamenei ha poi concluso: “Il presidente degli Stati Uniti e le altre autorità americane e i loro Stati mercenari nella regione, tra cui l’Arabia Saudita, e i loro media affiliati hanno sostenuto i rivoltosi e in una mossa senza precedenti gli americani hanno detto che forniranno strutture software e hardware per l’accesso a Internet degli iraniani. Quindi, ogni persona saggia sa che dietro gli incidenti ci sono mani straniere”.
Un’argomentazione che la guida spirituale utilizza per giustificare la repressione e, anzi, chiedere un atteggiamento ancora più intransigente nei confronti di chi è sceso in piazza per manifestare contro il regime. “Alcune persone che partecipano ai disordini in corso sono membri del gruppo Mojahedin-e-Khalq (considerata un’organizzazione terroristica da Teheran, ndr), oltre a separatisti, monarchici e membri della famiglia dei servizi segreti dello scià spodestato. La magistratura dovrebbe processarli, compatibilmente con il loro ruolo nei disordini di piazza. Tra pochi rivoltosi, ci sono anche giovani. Dovrebbero essere puniti in modo che si rendano consapevoli dei fatti”.