Il 77enne primo cittadino, posto agli arresti domiciliari, è coinvolto in un’inchiesta della Procura di Siracusa: è accusato di istigazione alla corruzione, tentata concussione, concussione, falsità materiale e ideologica in atti pubblici
Il sindaco di Priolo Gargallo (in provincia di Siracusa), Pippo Gianni è stato arrestato dalla polizia con l’accusa di concussione. Il 77enne primo cittadino si trova adesso agli arresti domiciliari. Gli agenti della Squadra mobile di Siracusa e del commissariato di Priolo, insieme con il Nucleo Pef della Guardia di finanza, hanno anche effettuato perquisizioni nell’abitazione del sindaco e negli uffici comunali. Secondo la Procura di Siracusa, Pippo Gianni si sarebbe reso responsabile di istigazione alla corruzione, tentata concussione, concussione, falsità materiale e ideologica in atti pubblici. Per alcuni dei reati contestati, avrebbe agito in concorso con complici, sia privati sia pubblici ufficiali, per i quali si è proceduto alla denuncia in stato di libertà.
Gianni, ex parlamentare nazionale e regionale, ed ex assessore regionale all’Industria con il governatore Raffaele Lombardo, è stato rieletto sindaco della città della zona industriale nel 2018, dopo aver ricoperto l’incarico di primo cittadino di Priolo dal 1984 al 1991. Dopo la militanza nella Democrazia cristiana, passando dal Cdu all’Udc, Gianni ha aderito ad agosto a “Lega Sicilia – Prima l’Italia”, la costola isolana del partito di Matteo Salvini. Era stato già arrestato nel 1994 per concussione e condannato in primo grado a tre anni, poi assolto in secondo grado e in Cassazione: nel frattempo però vinse 23 milioni di lire giocando al lotto i numeri “smorfiati” della sua condanna in primo grado.
Tra le accuse che hanno portato all’arresto di oggi anche l’avere, secondo la ricostruzione degli inquirenti, “intimato a imprenditori locali, abusando delle propria posizione di vertice dell’amministrazione comunale, la dazione di ingenti somme di denaro a società da lui indicate al fine di favorire imprese compiacenti nell’ambito delle gare di appalto, secondo la formula del partenariato pubblico-privato, garantendo alle stesse un diritto di prelazione rispetto alle altre società concorrenti”. Pressioni che sarebbero state fatte, sempre secondo l’accusa, anche “per agevolare l’assunzione di persone presso aziende leader del polo industriale siracusano”. Dalle intercettazioni, per i magistrati è emerso che “il sindaco, nel corso di colloqui con alcuni dirigenti dell’area industriale, minacciava l’effettuazione di penetranti controlli e verifiche, nell’esercizio delle competenze attribuite al Comune nel settore ambientale, nonché l’irrogazione di sanzioni pecuniarie alle aziende che gli stessi rappresentavano, qualora non avessero assecondato le sue richieste”, proseguono gli inquirenti.
Inoltre, il sindaco avrebbe “imposto al dirigente di settore l’accoglimento di un’istanza per ottenere il patrocinio di una manifestazione pubblica nonché un contributo economico per l’organizzazione della stessa, incidendo sulla sfera decisionale del funzionario. Analoga condotta sarebbe stata posta in essere nei confronti di un altro dirigente comunale, al fine di imporgli la revoca in autotutela di un provvedimento con effetti sfavorevoli rispetto alla pratica relativa ad un lido balneare sul litorale priolese”, continua l’accusa. E ancora, “avrebbe disposto l’annullamento di sanzioni al codice della strada, elevate a privati che hanno richiesto un suo intervento, alterando il contenuto dei verbali, in concorso con personale del Comando della Polizia municipale di Priolo”.