Bancarotta fraudolenta per dissipazione. È l’accusa mossa dai pubblici ministeri di Bari Lanfranco Marazia e Desiree Digeronimo nei confronti di otto persone, tra cui l’ex presidente della Federazione italiana giuoco calcio, Antonio Matarrese. Gli altri indagati, tutti sottoposti a perquisizioni, sono suoi familiari e soci: Amato, Salvatore e Marco Matarrese, Valerio De Luca, Oronzo Trio, Vitangelo Pellecchia e Marco Mandurino. Secondo i magistrati, in vista del fallimento della società “Inerti&Conglomerati-I.Con srl” con sede a Novoli, in provincia di Lecce, gli accusati hanno distratto una parte significativa dei beni dell’impresa, danneggiando così i creditori.
Negli atti si legge che “pochi mesi prima del deposito della richiesta di concordato preventivo (avvenuta in data 15/12/2021) ed alcuni mesi prima della dichiarazione di fallimento (avvenuta in 20/04/2022), il nuovo legale rappresentante e liquidatore della Icon Srl, De Luca Valerio, ha posto in essere una serie di atti dispositivi di asset del patrimonio della società, costituiti da beni immobili (terreni), automezzi per trasporto merci e altri beni strumentali, che vedono quale beneficiario Trio Oronzo ed alcune delle imprese commerciali a quest’ultimo riconducibili”. Per la procura quei trasferimenti di proprietà “configurerebbero veri e propri atti di distrazione di beni” visto che “il prezzo della presunta cessione non è stato mai corrisposto, così come evidenziato dai curatori fallimentari”.
L’inchiesta è partita proprio dall’istanza di concordato preventivo depositata il 15 dicembre 2021, presso la cancelleria del tribunale fallimentare di Bari, dalla società Icon Srl: ha poi coinvolto le società “So.Del.Va srl” che si occupa di estrazione di pietre, calcare, create e ardesia (con sede sempre a Novoli), la “Super Beton srl”, holding di imprese con sede a Bari e controllante della Icon, la “Strade e Condotte spa” nel campo dell’edilizia, costruzione, commercio, amministrazione, gestione e conduzione di beni immobili con sede a Bari. Accertamenti sono in corso anche su “Finba spa”. Ed è proprio su quest’ultima che ora si sono accesi i fari della Procura: le condotte legate al fallimento “annunciato” della Icon, infatti, secondo i pubblici ministeri “appaiono strettamente collegate con quelle riguardanti l’intero gruppo industriale, riconducibile alla famiglia Matarrese, facente capo alla holding Finba Spa” poiché anch’essa “appare in crisi e in stato di insolvenza”.
L’attività degli investigatori della Guardia di Finanza, pian piano, si è estesa a tutto l’impero societario della famiglia di industriali pugliesi: “Si ritiene” scrivono gli inquirenti, “che le operazioni straordinarie dianzi descritte siano connotate da evidenti finalità distrattive. Le ulteriori condotte evidenziate, poste in essere da amministratori e liquidatori delle società insolventi, possono essere, pertanto, inquadrate quali operazioni dolose che potrebbero, verosimilmente, cagionare il fallimento della società. Tali operazioni e condotte”, secondo i pm, “appaiono preordinate, nell’ambito di una unitaria e strategica iniziativa riconducibile al management del Gruppo Finba, al progressivo depauperamento delle società controllate”.
Una serie consistente di operazioni, insomma, che non solo potrebbe pregiudicare secondo l’accusa la stabilità dell’intero gruppo, ma avrebbe come finalità ultima quella di utilizzare la Icon srl come “un pericoloso serbatoio di debiti”: per sostenere questa tesi gli inquirenti e gli investigatori hanno affermato che la Icon srl è stata “affibbiata (al prezzo di un euro) alla So.del.va srl, verosimilmente costituita ad hoc per l’acquisto della partecipazione, il cui amministratore Valerio De Luca ha poi provveduto a dissipare e distrarre in favore di Oronzo Trio la parte restante del patrimonio della I.Con srl rappresentato da terreni adibiti a cave, dagli automezzi e dalle attrezzature”. E, sempre secondo l’ipotesi della procura barese, “il tutto nella consapevolezza di lasciare, nella I.Con srl soltanto debiti e nella previsione dell’evitabile fallimento”. Il pm Marazia, ora, ha delegato i finanzieri anche al sequestro di supporti informatici, server, pc tablet, telefoni, chiavette Usb e dispositivi di archiviazione di massa, anche di tipo cloud, allo scopo di ricostruire le operazioni finanziarie, la natura dei fondi impiegati, la loro provenienza e la destinazione e definire il ruolo degli indagati e di eventuali altre persone.