In una settimana si è passati dall’11,1% al 14,9% di casi tra i banchi (dato del 30 settembre): di questi il 25% è stato diagnosticato nei piccoli sotto i cinque anni. La presidente della società italiana di pediatria: "Serve di nuovo prudenza soprattutto in classe, dove abbiamo visto che con l’apertura delle lezioni il virus ha ricominciato a circolare"
“Torniamo a vaccinare i bambini. Tra i cinque e gli undici anni hanno concluso il ciclo delle due dosi solo il 35,19% dei ragazzi. Di fronte all’aumento dei casi registrato in questi giorni nella popolazione scolastica dobbiamo riprendere la campagna”. A suonare il campanello d’allarme è Anna Maria Staiano, la presidente della Società italiana di pediatria. I numeri diffusi dall’Istituto superiore di sanità non la lasciano in pace: in una settimana si è passati dall’11,1% al 14,9% di casi tra i banchi (dato del 30 settembre). Di questi il 25% dei casi in età scolare è stato diagnosticato nei bambini sotto i cinque anni; il 39% nella fascia d’età 5-11 anni; il 36% nella fascia 12-19 anni”, precisa il report. La pandemia non sembra essersi per nulla fermata, soprattutto a scuola dove le mascherine non ci sono e dove – come da altre parti – si è persa l’abitudine di igienizzare le mani.
I numeri in tutt’Italia non lasciano tranquilli: a Roma, il 18 settembre scorso, dopo tre giorni dal suono della prima campanella l’indice Rt nel Lazio era a 0,84; una settimana dopo era già a 0,99. Basti pensare che in una settimana il tasso di tamponi alle elementari è passato dal 6,7 alll’11,8. Contagi in aumento anche in Veneto dove si segnalano quasi 4mila positivi fra gli studenti fino alla terza della secondaria di primo grado. Rispetto alle vaccinazioni c’è poi il problema rilevato dalla fondazione “Gimbe”: le 2.601.475 dosi somministrate alla fascia 5-11 anni sono caratterizzate da “nette differenze regionali”: si va infatti dal 21,1% di copertura registrato nella Provincia Autonoma di Bolzano al 53,9% della Puglia.
Di fronte a questo scenario i pediatri si son fatti sentire. A spiegare a ilfattoquotidiano.it il loro allarme è proprio la presidente: “Se continua questo trend comincio a preoccuparmi. Non possiamo pensarci quando è troppo tardi, serve riprendere la campagna vaccinale che è stata finora l’unico vero strumento per combattere il Covid. Purtroppo la percentuale di vaccinati (due dosi) tra i cinque e gli undici anni è bassa rispetto ai ragazzi dai 12 ai 19 anni dove ha raggiunto l’84%. Dobbiamo vedere l’evoluzione di questo picco di contagi. Tutto è imprevedibile. Serve prudenza e cautela”.
Staiano “per ora” non sollecita l’uso della mascherina: “Attendiamo indicazioni dal Governo”. Tuttavia, si appella al buon senso dei genitori e degli educatori: “E’ venuta a mancare un’attenzione nei confronti dei comportamenti al chiuso in generale le basti pensare che solo il 10% indossa il dispositivo di protezione individuale in aereo ma serve di nuovo prudenza soprattutto a scuola dove abbiamo visto che con l’apertura delle lezioni il virus ha ricominciato a circolare”. Intanto emergono anche le preoccupazioni del sindacato. A farsi sentire nei giorni scorsi su Il Mattino è stata Sandra Biolo della Cisl Scuola: “Negli istituti per l’infanzia e primarie, la situazione rischia di essere drammatica. Gli insegnanti abilitati sono pochissimi. In compenso i maestri di ruolo vanno in pensione, mentre il numero chiuso delle facoltà universitarie non consente di formare nuove figure. I pochi insegnanti abilitati disponibili sono già stati chiamati per coprire i posti vacanti. I malanni di stagione stanno iniziando a diffondersi nelle aule, visto che quest’anno non c’è più la mascherina a proteggere ragazzi e professori. E quando questi ultimi cominceranno ad ammalarsi, non solo di Covid, sarà impossibile riuscire a sostituirli, soprattutto nelle scuole del primo ciclo”.