I Verdi tornano in Parlamento dopo 14 anni, ma non si possono ignorare i gravi errori commessi dal centrosinistra

Ho preferito far passare qualche giorno prima di fare, a mente fredda, alcune riflessioni sulle elezioni, anche se non posso che confermare la prima impressione a “mente calda”: poteva andare peggio per il centrosinistra? No! Appaiono evidenti gli errori di chi, pur conoscendo i meccanismi della pessima legge elettorale con cui si è votato, non ha lavorato per tenere insieme un campo progressista formato da Pd, Verdi/Sinistra e M5S che avrebbe molto più che solo contenuto le perdite. Ma voler imporre da parte del Pd come riferimento aggregante la cosiddetta “Agenda Draghi” ha creato divisioni, invece di essere un collante condiviso. L’autoreferenzialità competitiva di Conte, Calenda, Renzi e anche De Magistris ha fatto il resto. Ed ecco scodellata la debacle.

Certo noi di Europa Verde non abbiamo condiviso la decisione di Giuseppe Conte – che in campagna elettorale, in zona Cesarini, ha indossato i panni del disarmista – di aumentare le spese militari con entrambi i governi di cui è stato premier, aumento che i 5 stelle hanno votato anche col governo Draghi, mentre Europa Verde ha votato contro. Ma un’alleanza tattica larga era indispensabile. Sarebbe stata un “pastrocchio”? Non meno della compagine di destra-centrodestra, che si è presentata compatta agli elettori nascondendo divisioni strategiche profonde. E oggi non possono che preoccupare le loro ricette economiche, ambientali e sociali, dallo scostamento di bilancio preteso dalla Lega al velleitario rilancio del nucleare “sicuro” che, se mai vedrà la luce, richiede tempi biblici per la sua industrializzazione. Mentre il caro-energia sta già sconquassando da mesi i bilanci di famiglie, imprese, ospedali, comuni, scuole e università.

Le proposte della destra non sono all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte: emergenza climatica, caro-energia, inflazione verso la doppia cifra, aumento della fascia di popolazione in povertà estrema. La loro vicinanza a leader europei liberticidi e antidemocratici come Orbàn non è meno inquietante. Oggi c’è bisogno di solidarietà, non di darwinismo sociale. Speriamo che Giorgia Meloni, alla quale faccio le congratulazioni per la vittoria, rimanga nel solco democratico dei diritti della persona, delle donne, dei lavoratori, e che affronti la questione energetica evitando retromarce verso il fossile.

Sarebbe riduttivo, però, attribuire la sconfitta del centrosinistra solo a scelte sbagliate sul piano delle alleanze: la perdita di consenso viene da lontano ed è frutto del crescente divario tra rappresentati e rappresentanti. Ma di fronte all’ennesimo tonfo del numero di votanti – contro il 72,93% del 2018, il 25 settembre ha votato solo il 63,9% degli aventi diritto, percentuale più bassa di sempre – il problema del calo di consenso riguarda tutti i partiti ed esprime un’emergenza e un malessere profondi: la perdita di fiducia e interesse verso lo strumento principe della partecipazione nelle democrazie, che è l’esercizio del voto.

In questo scenario fortemente negativo, c’è una novità che fa ben sperare: dopo 14 anni di assenza, il superamento della soglia di sbarramento del 3% riporta in parlamento i Verdi, alleati con Sinistra Italiana. Tra i dodici parlamentari eletti, i co-portavoce nazionali Eleonora Evi e Angelo Bonelli. Continua quindi la marcia del nostro ritorno nelle istituzioni: nel 2020 nell’Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna, e nel 2021 nel Comune di Bologna, per guardare all’Emilia Romagna, territorio in cui l’Alleanza ha avuto risultati superiori alla media nazionale (4,32% alla Camera e 4,52% al Senato, con punte di oltre il 9% a Bologna).

In Parlamento, con competenza e passione, i Verdi faranno un’opposizione senza sconti sui contenuti, a cominciare dall’incalzare il nuovo esecutivo sui temi della transizione ecologica e energetica. Una transizione necessaria climaticamente, che deve essere anche socialmente giusta.

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