Agli atti dell'indagine i foglietti consegnati dal primo cittadino ai dirigenti della Versalis, società di Eni con sedi a Ragusa e Priolo, con i nomi delle persone da assumere e delle società a cui far vincere gli appalti: "Date una mano per darvi una mano”. Quando le cose non andavano come diceva lui, secondo l'accusa, ecco scattare i controlli. E anche i membri della giunta che non si piegavano ai suoi diktat erano vittime di minacce ripercussioni
“Diamo una mano per darvi una mano. Punto. Sono stato pesante?”. Così chiede Pippo Gianni, il sindaco di Priolo Gargallo arrestato ieri su richiesta della procura di Siracusa per istigazione alla corruzione, tentata concussione e falso in atti pubblici. “No, chiaro”, risponde l’ingegnere Nicola Ceccato, responsabile risorse umane di Versalis, società chimica di Eni che ha due stabilimenti a Ragusa e Priolo. Politico di lungo corso, da poco approdato alla Lega dopo un passato nell’Udc, Gianni è stato assessore della giunta regionale di Raffaele Lombardo, distinguendosi come il migliore di sempre, almeno secondo lui: “Se c’è una cosa che io debbo fare e la posso fare, me lo dite ed io la faccio. Sia con l’assessore Turano, sia con l’assessore Baglieri, sia con l’assessore Cordaro, sono miei amici. Lo sanno che io a ottobre sarò candidato e andrò a fare il deputato e quindi devo andare a fare l’assessore, siccome sono l’assessore più bravo che c’è stato fino ad oggi in industria, dopo Rino Nicolosi”, assicurava il 25 febbraio scorso parlando con Ceccato, stando a quanto emerso dalle indagini della Mobile siracusana guidata da Gabriele Presti.
La spiegazione esplicita del metodo usato da Gianni è uno degli elementi più significativi dell’impianto accusatorio mosso dalla procuratrice Sabrina Gambino. La conversazione è registrata nella stanza del sindaco: a colloquio con lui ci sono Ceccato e l’ingegner Nino Governanti, direttore degli stabilimenti di Versalis. Per farsi capire dai suoi interlocutori, il primo cittadino utilizza un episodio del passato: “Io ero molto amico di un certo Ugo Colaianni, direttore del (…) ma molto amico. Io vado per un incontro internazionale a Londra, sono cinque giorni a Londra, il terzo giorno mi chiama, dicendo: “Hanno fatto sette assunzioni”, “Di Priolo chi c’è?”, “Nessuno”, “Ah, va bene”. Mi segue? E mando una squadra a fare un controllo…”. Il racconto “è chiaro” e lo è anche un “pizzino” che Gianni consegna a Ceccato, nel quale sono scritti dei nomi che il sindaco avrebbe voluto fossero assunti dall’azienda. “Mi dia una mano per darvi una mano. Date una mano per darvi una mano”, ripete.
In un altro foglietto, che Gianni consegna invece al direttore Governanti, erano annotati i “riferimenti di una gara d’appalto di manutenzione in Versalis e il nome della società Mmp srl di Priolo Gargallo”. Eppure non va come il sindaco spera: a vincere la gara è un altro soggetto. E che succede? Pochi giorni dopo va in blocco una caldaia all’impianto etilene di Versalis e prontissimo arriva il controllo del comandante dei vigili urbani, per acquisire i dati delle emissioni. Incidenti così erano già capitati, secondo quanto raccontato dal direttore agli inquirenti, ma, nonostante le comunicazioni dell’azienda, la polizia municipale non era mai intervenuta. È per episodi come questi che il gip Salvatore Palmeri parla di atteggiamento “disinvolto, autoritario e spesso minatorio” da parte del sindaco. Ma a quale scopo? “Le condotte di Giuseppe Gianni”, si legge, “sono finalizzate certamente a fornire utilità a terzi (soggetti priolesi da assumere, imprese locali che ambiscono ad ottenere appalti da parte delle grandi imprese della zona industriale), ma sono altresì volte all’accrescimento di un potere personale e clientelare”.
Comportamenti riservati anche ai dirigenti comunali, nei confronti dei quali il sindaco aveva “atteggiamenti prevaricatori e ricattatori”. “Ti levu u tiatru”, diceva a Domenico Mercurio, dirigente comunale all’assessorato alla cultura e direttore artistico del teatro comunale, stando a quanto raccontato dallo stesso Mercurio agli inquirenti. Il dirigente aveva concordato una data per concedere il teatro a una compagnia vicina al sindaco per uno spettacolo, ma gli interessati non avevano presentato la documentazione necessaria. E quando Mercurio lo ha fatto notare ha dovuto subire le ripercussioni di Gianni: “Io purtroppo ho un casino qua con il mio dirigente, che adesso o lo faccio fuori come ho fatto fare a Miconi, una volta e per sempre…”. Il riferimento è a Vincenzo Miconi, architetto ed ex dirigente all’urbanistica, “epurato” per aver denunciato la falsità delle autorizzazioni presentate per il lido The Beach, di proprietà del suo collega assessore Diego Giarratana. Dopo alcuni confronti col sindaco Miconi, era stato spostato all’assessorato Ambiente, ma poi ha chiesto il trasferimento al comune di Siracusa, prontamente concesso da Gianni: “Ora a Siracusa oppure a casa… ho due o tre cose che non campa più”, diceva il primo cittadino. A chiudere il quadro accusatorio perfino la richiesta della cancellazione di alcune multe di persone a lui vicine, anche loro – tre in tutto – indagate nello stesso procedimento.