In primo grado il magistrato del capoluogo lombardo era stato assolto, ma ora il pg di Brescia Enrico Ceravone chiede di ribaltare quel verdetto. La procura generale non si è opposta però alla richiesta della difesa di trasformare l’eventuale condanna in pena pecuniaria. La difesa ha inoltre chiesto la conferma dell’assoluzione perché il fatto non sussiste
Cinque mesi e dieci giorni per rivelazione di segreto d’ufficio. E’ la richiesta di condanna avanzata dalla procura generale di Brescia per Paolo Storari, il pm di Milano accusato della diffusione dei verbali secretati resi da Piero Amara, l’ex avvocato esterno di Eni che aveva raccontato dell’esistenza di una loggia massonica segreta denominata Ungheria. In primo grado il magistrato del capoluogo lombardo era stato assolto, ma ora il pg di Brescia Enrico Ceravone chiede di ribaltare quel verdetto. La procura generale non si è opposta però alla richiesta della difesa di trasformare l’eventuale condanna in pena pecuniaria.
In mattinata la prima sezione della corte d’appello aveva rigettato la richiesta di riaprire l’istruttoria proposta dall’avvocato Fabio Repici, legale di Sebastiano Ardita, componente del Csm uscente che si è costituito parte civile. I giudici hanno dunque dato la parola alla pubblica accusa per la requisitoria. Il pg Ceravone ha sostenuto che Storari ha commesso un “errore negligente” nel consegnare all’allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo i verbali coperti da segreto, non rispettando le direttive sul tema. Di diverso avviso la difesa dell’imputato. “Storari in quella situazione si è rivolto a un soggetto particolarmente qualificato. Non c’è intento lesivo nella condotta”, spiega l’avvocato Paolo Della Sala che ha chiesto la conferma dell’assoluzione perché il fatto non sussiste. Il legale, nella sua ricostruzione, ha evidenziato come Storari, quando decise di rivolgersi a Davigo, “nonostante il carico che aveva sulle spalle, non parlò con nessuno” del suo ufficio. “Poteva rinunciare al fascicolo – ha aggiunto l’avvocato – ma questo equivaleva a mettere la polvere sotto il tappeto. E, lo dico da cittadino, non va bene”. L’udienza è stata rinviata al 3 novembre per eventuali repliche prima della sentenza.
In primo grado Storari era stato assolto, nel processo celebrato col rito abbreviato. Il pm ha sempre sostenuto di aver consegnato i verbali top secret a Davigo – all’epoca consigliere del Csm – per autotutelarsi da quella che, a suo dire, era l’inerzia dei vertici della procura milanese: secondo Storari non volevano approfondire le dichiarazioni di Amara. Sul punto il giudice per le indagini preliminari ha archiviato la posizione dell’allora procuratore capo di Milano, Francesco Greco, ora in pensione, sostenendo che “le accuse nei confronti di Greco erano infondate e la procura di Milano non era stata inerte”. Amara, che ha già patteggiato in passato una condanna per corruzione in atti giudiziari, è indagato da diverse procure. Davigo, che invece ha scelto il rito ordinario, è stato rinviato a giudizio e il suo processo è iniziato nell’aprile scorso.