La notizia ha spento il sorriso sulla sua faccia. In appena una frazione di secondo. Nei giorni scorsi Diniyar Bilyaletdinov, ex centrocampista di 37 anni con un passato di tre stagioni nell’Everton, ha ricevuto una busta. Dentro c’era una convocazione inaspettata. Non da parte della nazionale russa, con la quale ha collezionato 46 presenze (e sei reti) fra il 2005 e il 2012, ma dall’esercito. Servono forze fresche da spedire a combattere in Ucraina e ognuno deve fare la sua parte. La mobilitazione parziale annunciata da Putin la scorsa settimana non ammette deroghe. Chi ha svolto il servizio militare sarà costretto a imbracciare di nuovo le armi. Un destino non esattamente radioso verso il quale, secondo il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, dovranno marciare circa 300mila riservisti.
Una settimana fa, infatti, il codice penale russo è stato emendato in modo da rendere ancora più pesanti le disposizioni riguardanti in servizio militare. D’ora in poi chi si rifiuterà di rispondere alla leva militare sarà punito con un periodo di reclusione che oscilla fra i 5 e i 10 anni, che diventano 15 in caso di “mobilitazione” e “legge marziale”. E non esistono scappatoie. Chi si arrenderà al nemico, infatti, ne rischierà altrettanti.
Le prospettive di Bilyaletdinov, che si è ritirato dal calcio tre anni fa, non sono così rosee. Nei giorni scorsi suo padre Rinat ha rilasciato diverse dichiarazioni ai giornali locali. In un primo momento ha cercato di minimizzare spiegando che Diniyar non aveva prestato servizio militare in senso stretto: “Sì ha svolto il servizio e ha prestato giuramento, ma è stato qualcosa di piuttosto specifico, con un’indirizzo sportivo. Sono passati ormai 19 anni“. Il riferimento temporale rappresenta uno snodo fondamentale. Perché la legge stabilisce che con la mobilitazione parziale debbano essere chiamati alle armi le persone sotto i 35 anni, mentre Bilyaletdinov ne ha già 37. “Se ci sarà una mobilitazione generale, non ci sarà bisogno di fare domande. Nel frattempo il presidente ne ha istituita una parziale e tutto deve essere conforme alla legge”, ha detto Rinat al sito Sports.ru.
Difficile, però, sbilanciarsi davanti a un media russo. Tanto che papà Bilyaletdinov ha cercato di essere il più conciliante possibile. “Cosa farà Diniyar?”, ha aggiunto. “Non scapperà, non comprerà biglietti per il Kazakistan o per la Turchia. Andrà all’ufficio di arruolamento”. E così è stato. Il giorno dopo, infatti, Bilyaletdinov si è presentato per chiedere spiegazioni. “Sono andato al centro di reclutamento – ha raccontato – ho aggiornato alcuni documenti, ho controllato i dati. Non ci sono state domande, mi hanno lasciato andare subito a casa“. Il futuro resta incerto, ma per il momento Diniyar, che in carriera ha giocato con Lokomotiv, Spartak, Torpedo Mosca, Anži e Rubin Kazan, sembra aver schivato il pericolo. Anche perché il centrocampista che ha aiutato la Russia a conquistare uno storico terzo posto agli Europei del 2008 era uno che doveva accendere il sorriso sulle facce della gente, non spegnerlo per sempre.