Politica

Per me l’appello degli intellettuali per rifondare la sinistra è inutile: si parla ancora di ‘cantiere’

L’appello di un certo numero di intellettuali per, sostanzialmente, rifondare la sinistra, lo trovo un po’ stucchevole, un po’ inutile, un po’, un po’, mi mancano anche gli aggettivi. A parte il fatto che sono assolutamente convinto che non ci sia un’unità di intenti fra coloro che lo hanno sottoscritto, nel senso che credo fermamente che ognuno di loro abbia una personale idea di sinistra, poi non vedo come i destinatari, cioè quegli uomini che hanno affondato coscientemente la sinistra possano ravvedersi e diventare improvvisamente paladini dei poveri, dell’equità economica, della salubrità ambientale e territoriale.

Vero è che chi sottoscrive l’appello conclude dando la propria disponibilità a mettersi in gioco, ma allora passiamo dalla certezza al dubbio: mettersi in gioco su cosa? Per cambiare cosa? All’interno del testo non leggo una parola che è una di quello che dovrebbe essere un programma di un nuovo partito progressista (e non già sviluppista), anzi leggo una parola che mi fa venire i brividi: “cantiere”.

Forse voglio vedere quello che non c’è, ma l’utilizzo di quella parola sta ad indicare il legame (conscio o inconscio) sicuramente più deleterio fra politica e lobbies: quello delle costruzioni, di cui il Pd è stato ampiamente servo (ricordiamo ad esempio le cooperative rosse) e il M5S altrettanto (ricordiamo Toninelli che boccia le conclusioni della sua stessa commissione sull’Av e Di Maio che incontra Pietro Salini e lo definisce “una persona eccezionale”).

Io vorrei che un nuovo soggetto (definitelo sinistra o chessò io, non mi frega del nome) avesse davvero a cuore le sorti dell’ex Belpaese. Che volesse fortemente il consumo di suolo zero da subito e non già dal 2050 come consigliato dall’Europa; che volesse l’abbattimento delle costruzioni abusive; che cancellasse nuove tratte di alta velocità ferroviaria; che dicesse stop ai pannelli solari a terra visto che – tanto per dire – solo in Veneto ci sono 11.000 capannoni industriali dismessi ed in compenso la Puglia, la nostra regione-granaio, ne ha il più alto numero su terreni fertili; che concepisse un ripensamento su tutto ciò che è stato costruito in questi decenni su terreni fragili idrogeologicamente, sui corsi d’acqua cementificati o, peggio, intubati.

Ma anche che ad esempio riconvertisse i boschi cedui a fustaia e predicasse un nuovo regime alimentare. Eccetera, eccetera, eccetera, in un’ottica appunto di salubrità di ambiente e territorio, e, di conseguenza, di noi tutti. Un nuovo soggetto che volesse davvero perseguire il bene comune e non delle lobby, insomma. Un soggetto che, lo so, vive solo nel mondo dei sogni.