Dopo la comparsa di Ruby in aula a Milano e l’arringa difensiva, a prendere la parola davanti ai giudici è stato l’avvocato Paolo Cassamagnaghi, legale di Marysthell Polanco, una delle ‘fedelissime’ delle sere a Villa San Martino, anche lei tra i 29 imputati del processo milanese sul caso Ruby ter. I soldi che Silvio Berlusconi dava alle ragazze che prendevano parte alle serate di Arcore “mi sembrano più la mancia del nonno al nipote” e “magari Berlusconi faceva proprio questo, per avere un po’ di gentilezza, di attenzione, si voleva circondare di ragazze giovani e belle e dava la mancia perché stessero con lui, come fa un nonno con il nipote che va a trovarlo”. Secondo il difensore, che chiede l’assoluzione di Polanco, “definire, come ha fatto la Procura, tutte queste donne come prostitute è la piattaforma del lancio dei missili da parte dei pm, perché così tutte sono uguali, senza differenza, e quello che dicono non vale nulla“. L’assioma della Procura, ha proseguito la difesa, “è che una che vende il suo corpo non può che trasformare la sua testimonianza in una ‘marchetta’ e così se Polanco vende il suo corpo, dicono, vende anche la testimonianza”. La linea delle difese delle giovani imputate, invece, ricalca quella di Berlusconi e dei suoi legali: il Cavaliere non le ha mai pagate per dire il falso, ma le aiutava economicamente per lo scandalo mediatico che si era creato. Tre anni fa era emerso un audio in cui l’imputata, nel 2014, chiedeva di poter raccontare e patteggiare.

Il legale ha poi ricordato che Polanco decise di non rendere le dichiarazioni in aula che aveva annunciato, dopo che i giudici con ordinanza dichiararono “inutilizzabili” le testimonianze delle giovani nei due processi sul caso Ruby. “E’ vero che ha avuto una condotta ondivaga – ha spiegato il legale riferendosi alla ex showgirl – ma a un certo punto ha scelto una difesa tecnica, si difende dal processo e non da ciò che sta fuori, non è l’ennesimo cambio di rotta della ‘pazza’, come era stata chiamata”. Il difensore ha fatto notare pure che per Polanco la Procura ha chiesto “5 anni per aver avuto 269mila euro” da Berlusconi e sempre 5 anni per Ruby per “5 milioni di euro”, così come per Guerra e Sorcinelli (anche loro annunciarono dichiarazioni ma non le fecero più). E si è domandato: “Sarà mica che la Procura non le abbia volute punire?”.

La parola poi è passata alla difesa di Luca Risso, ex compagno di Ruby, accusato di falsa testimonianza nel processo Ruby ter. Per il legale Andrea Costa “non ci sono elementi probatori a carico, se non la sentenza Ruby 2”. L’avvocato respinge anche l’accusa di riciclaggio mossa a Risso dall’aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Luca Gaglio, che ritengono che l’ex compagno della 29enne marocchina abbia reinvestito circa 3 milioni di euro dati alla ragazza da Silvio Berlusconi, tra mite l’avvocato Luca Giuliante, in cambio del “silenzio” ai processi del Ruby gate sulle feste ad Arcore. “Non vi è traccia non di 3 milioni di euro, non di 2 ma di alcun versamento in Messico da parte di Luca Risso”, ha aggiunto l’avvocato Giuseppe Tortorelli. Lo scorso 30 marzo l’imputato ai giudici ha dichiarato di non aver mai ricevuto soldi da Karima o da Berlusconi. Il 3 febbraio 202o un ex socio però aveva testimoniato ai giudici che lui gli aveva detto che l’operazione per incassare “3 milioni di euro” era andata a buon fine.

L’avvocato Costa ha chiarito che il mancato trasferimento di Ruby in Messico con Risso, che ha aperto un locale a Playa del Carmen, è dovuta ad una crisi di coppia. Anche dai messaggi che la donna ha inviato all’ex compagno prima della loro separazione, per il legale emerge “tutta la delusione di una ex moglie, non di una socia in affari” che punta a tutelare i propri interessi. I legali hanno anche escluso che la lettera indirizzata a Silvio Berlusconi, trovata nel pc a casa di Mario Risso, padre dell’imputato, con la quale si chiedeva un aiuto economico “sia riconducibile proprio a Luca Risso. Il costrutto sintattico riconduce senza ombra di dubbio a Mario Risso”. L’avvocato Tortorelli, in particolare, ha sottolineato come Mario Risso avesse in quel periodo raccolto “le confidenze del figlio, che era disperato” perché “gli stava candendo il mondo addosso e riteneva Silvio Berlusconi indirettamente responsabile. Questo è un rapporto tra privati, anche se poi mai nessun aiuto è arrivato”. Per i difensori, il trasferimento in Messico inizialmente aveva comportato a Risso più spese che guadagni. L’ex compagno di Ruby, che aveva finanziato l’impresa con i propri risparmi, dopo qualche tempo era in grandi difficoltà finanziarie “tanto che è obbligato a farsi pagare il biglietto di ritorno dal Messico da un amico“. Al termine delle loro arringhe, i difensori hanno chiesto l’assoluzione per Luca Risso. Si tornerà in aula il 17 ottobre e prenderà la parola la difesa di Berlusconi con l’avvocato Federico Cecconi.

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