Nei dieci paesi esaminati, il 35% degli intervistati si colloca nel campo della pace e il 22% in quello della giustizia. Gli indecisi sono il 20%. Le fratture tra le opinioni pubbliche dei diversi paesi si approfondiscono soprattutto quando si tratta di inviare più armi e sulla possibilità che Kiev entri nella Nato
Vincere sul campo di battaglia non è l’unico obiettivo che Vladimir Putin persegue dal 24 febbraio, quando le truppe russe hanno invaso l’Ucraina. Spaccare l’Europa è l’altro traguardo che Mosca vuole raggiungere, perché se il Vecchio continente è diviso il Cremlino può contare di più dal punto di vista geopolitico. Dopo oltre sette mesi di guerra, l’opinione pubblica europea sta cambiando ed è sempre più frammentata. È quanto emerge dalla ricerca condotta dall’European Council on Foreign Relations. I dati raccolti – su 8000 intervistati – dividono gli europei in due schieramenti: il campo della pace e il campo della giustizia. I primi vogliono subito raggiungere un accordo per cessare il fuoco, anche se dovesse comportare concessioni territoriali alla Russia. I secondi saranno contenti solo quando Putin verrà sconfitto, costi quel che costi. Si tratta di una divisione schematica, che – sottolinea l’ECFR – i governi europei dovranno tentare di ricomporre perché la guerra in Ucraina rischia di diventare un conflitto basato sul logoramento. Nei dieci paesi esaminati, il 35% degli intervistati si colloca nel campo della pace e il 22% in quello della giustizia. Gli indecisi sono il 20%. È importante specificare che né lo schieramento dei pacifisti, né quello della giustizia sostiene la Russia, che è individuata come colpevole della guerra in modo trasversale in tutti i paesi. Ci sono però sfumature significative.
Di chi è la colpa – In tutti gli stati, tranne nel Regno Unito e nella Polonia, prevalgono i pacifisti. L’Italia è però il paese dove in percentuale più persone pensano che la colpa della guerra sia del blocco occidentale, nonostante questo schieramento rappresenti la minoranza. La Finlandia invece guida la classifica che sostiene che le responsabilità siano da attribuire alla Russia, seguita a stretto giro dal Regno Unito e dalla Polonia. All’interno dei singoli paesi ci sono spaccature anche tra i diversi partiti politici. In generale, sono i partiti sono i partiti di destra a riempire il campo della giustizia, ma ci sono eccezioni. In Italia, gli elettori di tutte le formazioni politiche prediligono la pace rispetto alla giustizia e il partito che ha più elettori “pacifisti” è Fratelli d’Italia, dove la percentuale raggiunge il 60%. Il secondo partito in questo senso è la Lega.
Come aiutare l’Ucraina – Sostegno economico e invio di armi sono due modi per aiutare Kiev su cui c’è generale concordanza all’interno tra i cittadini dell’Unione. Secondo il 50% dei pacifisti, bisogna tagliare tutti i legami economici con Mosca a seguito dell’invasione, mentre per il 42% è necessario tagliare anche con la cultura russa. Le percentuali salgono sensibilmente se si considera chi appartiene al blocco della giustizia: rispettivamente si tratta dell’83% e del 74%. Kiev ha recentemente fatto richiesta formale di entrare nella Nato, anche se Stoltenberg ha frenato spiegando che l’Ucraina dovrà seguire la procedura standard e ottenere l’unanimità. Nel frattempo, chi appartiene al campo della giustizia si schiera a favore di questa ipotesi – il 71% – mentre solo il 37% dei pacifisti è d’accordo.
Germania e Italia, due paesi a confronto – Entrambi i paesi sostengono che la responsabilità della guerra sia da attribuire a Mosca, ma le opinioni divergono significativamente per quanto riguarda come si debba sostenere il governo di Kiev. A Berlino il 52% degli intervistati è a favore all’invio di ulteriori armi, mentre a Roma lo è solo la minoranza, il 45%. L’Italia è così l’unico paese europeo in cui la maggioranza dei cittadini è contrario all’invio di nuovo equipaggiamento militare. Opinioni molto distanti anche sul ruolo della Russia nel processo di pace: per il 63% dei tedeschi Mosca rappresenta il problema principale, mentre gli italiani la percentuale scende al 39%.