Per scendere in campo nel campionato di Eccellenza campana, il Savoia Calcio ha dovuto versare oltre 130mila euro in sette mesi al clan Gionta. Questa è l’accusa delle forze dell’ordine, secondo cui quattro uomini ritenuti vicini al clan hanno estorto soldi anche al titolare di un’attività ittica. Il giudice per le indagini preliminari di Napoli ha quindi emesso l’ordine di custodia cautelare e le persone sono state fermate a Torre Annunziata. Le accuse sono di associazione a delinquere di tipo mafioso e di estorsione, con l’aggravante della modalità mafiosa e dall’agevolazione al clan Gionta.

Tutte le quattro persone arrestate risultano legate in vario modo al clan. Tra di loro c’è anche l’ex direttore sportivo proprio del Savoia Calcio, Felicio Ferra, già alla guida anche del Turris. Secondo quanto emerso, Ferra operava insieme al fratello Salvatore, noto negli ambienti criminali con il soprannome di ‘o capitano. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, i fatti per i quali si è giunti al provvedimento restrittivo riguardano il periodo che va dal novembre dello scorso anno al mese di maggio 2022 e hanno fatto emergere due episodi di estorsione consumata e uno tentato. Per portare avanti in tranquillità la loro attività sportiva, è la ricostruzione degli inquirenti, la dirigenza del Savoia Calcio si è vista costretta a versare 130mila euro nel giro di sette mesi agli emissari del clan. Il Savoia calcio ha anche un passato glorioso alla spalle: era riuscito ad arrivare fino in Serie B, l’ultima volta nel 1999. Il momento di massimo orgoglio per la squadra di Torre Annunziata risale però al 1924, quando giocò la finale scudetto, persa contro il Genoa.

Le altre persone raggiunge dal provvedimento di custodia cautelare sono Giuseppe Carpentieri e Salvatore Palumbo. Proprio a casa di Palumbo è andato per un normale lavoro un elettricista, che in seguito è stato vittima – secondo le indagini – di minacce e tentativi di estorsione, affinché non pretendesse il pagamento per i lavori svolti. Le indagini hanno permesso di appurare come anche il titolare di un’attività ittica sarebbe stato costretto, sotto le minacce estorsive dei soggetti raggiunti oggi dall’ordinanza cautelare, a versare 300 euro alla settimana nel periodo di riferimento delle verifiche.

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