Finalmente l’esigenza di una mobilitazione pacifista sta prendendo piede nel dibattito politico. In questa situazione molto opportunamente Luigi De Magistris ha avanzato direttamente la proposta di organizzare una manifestazione nazionale. Credo che si tratti di un punto decisivo su cui operare con spirito unitario per far sentire finalmente la voce di chi vuole la pace. Nella diversificazione delle posizioni che attraversano lo stesso fronte pacifista, a me pare evidente che vi sia una linea di discrimine ben riconoscibile tra chi vuole la pace e chi no.
Il punto di discrimine è l’obiettivo: i pacifisti vogliono fermare la guerra, i guerrafondai vogliono vincere la guerra come precondizione per fermarla. Su questo crinale corre la demarcazione tra chi opera per la pace e chi parla di pace e concretamente alimenta la guerra. Attorno a questo nodo credo sia possibile organizzare una manifestazione nazionale che dia finalmente voce a quella maggioranza del popolo italiano che non si riconosce nelle pratiche belliciste che hanno caratterizzato il governo Draghi e la sua maggioranza e che caratterizzeranno il futuro governo di destra. Fermare la guerra, fermare l’invio di armi, ridurre le spese militari: poche e semplici parole d’ordine.
Sono molte le voci – dal Papa alla sinistra – che parlano questo linguaggio e io credo che dovremmo puntare ad una manifestazione che raccolga il complesso delle persone che condividono questa impostazione. Anche perché l’alternativa all’interruzione della guerra, non esiste. Chi dice che la guerra si può vincere e motiva l’invio di armi sempre più potenti e tecnologiche per vincere la guerra non sta facendo in realtà altro che prolungare la guerra e porre le basi per l’olocausto nucleare.
L’idea che si possa vincere una guerra contro una potenza nucleare è una pura follia per la semplice ragione che nessuna nazione che disponga di armi nucleari è disponibile ad essere sconfitta su un terreno che ritiene vitale per la propria sicurezza: il ricorso all’arsenale nucleare è destinato ad essere il tragico epilogo dell’idea folle che questa guerra si possa vincere. Chi fornisce armi all’Ucraina sbandierando l’obiettivo di vincere la guerra, in realtà sa benissimo che sta operando unicamente per proseguire la guerra, il più a lungo possibile.
Questa è la vera follia che abbiamo dinnanzi e che il decreto di Zelensky di vietare le trattative con la Russia codifica definitivamente: il disegno di “proseguire” la guerra. Proseguire la guerra per trasformare l’Ucraina in un Afghanistan europeo finalizzato a inghiottire l’economia Russa. Proseguire la guerra per innalzare una nuova cortina di ferro tra Europa e Russia. Proseguire la guerra per stremare l’economia europea attraverso le sanzioni “boomerang”. Proseguire la guerra per foraggiare quel complesso militare industriale che costituisce la spina dorsale dell’apparato di potere statunitense. Proseguire la guerra perché la distruzione e la crisi aprono la strada a nuovi profitti. Il tutto, lo ripetiamo, rischiano quotidianamente il conflitto atomico.
In questa situazione è del tutto evidente che l’obiettivo di fermare la guerra e di imporre una trattativa, un compromesso, è l’unico obiettivo realistico. Fuori dal delirio di potenza di chi gioca con i destini dell’umanità, il compromesso è il primo passo da fare per costruire una cooperazione invece della guerra. Per questo è utile far sentire la voce del popolo che non vuole la guerra e non vuole pagarne le conseguenze economiche e sociali. Perché la guerra è morte e distruzione ma la guerra è fame e disoccupazione.
Fermare la guerra non è solo un imperativo morale ma è una necessità sociale. Per questo noi siamo contro l’invio di armi, siamo contro l’aumento delle spese militari, siamo contro le sanzioni economiche alla Russia, siamo per l’uscita dell’Italia dalla Nato e per la chiusura della basi Nato e statunitensi presenti in Italia, siamo per la riconversione dell’industria bellica in industria di pace. Siamo per costruire un mondo multipolare e non un mondo unipolare.
Lottiamo per tutte queste cose e altre ancora ma oggi il punto fondamentale attorno a cui operare è la costruzione di un movimento di massa che chieda il cessate il fuoco e la fine del conflitto. Questo è il passaggio necessario attorno a cui costruire una mobilitazione in cui ognuno porti l’articolazione delle sue proposte. Troviamo le forme e i modi nei prossimi giorni per costruire questa manifestazione nazionale che apra le porte ad un movimento di massa contro la guerra.