Dopo una tregua di sei mesi, il governo yemenita e gli Houthi non sono riusciti a estendere il cessate il fuoco a livello nazionale. Questo potrebbe purtroppo portare ad un nuovo capitolo nell’escalation della lunga guerra civile yemenita.
È difficile vedere l’escalation yemenita scollegata dagli sviluppi regionali, dal mancato rilancio dell’accordo nucleare con l’Iran e dalle attuali ondate di instabilità che la stanno invadendo: questo avrà sicuramente il suo impatto a livello regionale. Infatti il fatto che i paesi del golfo – principalmente KSA ed Emirati Arabi Uniti – possano tornare sotto l’attacco dei razzi di Houth influenzerebbe drammaticamente i prezzi dell’energia in un momento molto critico, poiché l’intero settore dell’energia globale sta attraversando tempi difficili.
Questi sviluppi confermano l’intenzione degli Houthi di massimizzare i vantaggi strategici sul terreno proprio durante i colloqui di estensione del cessate il fuoco. Sebbene le espressioni pubbliche insistano sulla necessità di porre fine all’ostilità e di non intensificare, alcuni insistono sul fatto che i movimenti militari sul campo stiano dando segnali molto negativi nell’ottica del mantenimento di una sicurezza stabile. Il mancato rinnovo della tregua aumenterà rapidamente la tensione e spingerà entrambe le parti ad adottare un approccio più deciso con una maggiore tendenza a usare il potere in modo molto risoluto. Questo non solo amplierà l’area di conflitto e rischierà di aumentare l’instabilità nella regione, ma in questo momento potrebbe aprire la strada alla comparsa di gruppi criminali e terroristici che trarranno vantaggio dal conflitto, in particolare Al-Qaeda nella penisola arabica (AQAP), che sicuramente approfitterà del conflitto e troverà l’opportunità per dichiarare il suo ritorno sulla scena compiendo ulteriori atti terroristici. Questa vasta scena di caos dallo Yemen all’Iraq e alla Siria sta allargando le possibilità che altri gruppi terroristici, in particolare Daesh in Siria e Iraq, inizino ad apparire più frequentemente facendo uso del caos e della mancanza di soluzioni.
Il rischio di riportare lo Yemen nel cerchio del caos arriva in un momento in cui anche l’Iraq sta attraversando una fase di ampia instabilità politica, come per lo stesso Iran che è ormai coinvolto nel conflitto con i curdi nel nord dell’Iraq. Una situazione di tumulto interno e esterno aggiungerebbe più protagonisti al già ampio scenario regionale di instabilità. Questa situazione aumenterebbe indubbiamente il rischio che i paesi del Golfo siano nuovamente coinvolti nel fuoco incrociato di Houthi dallo Yemen o di altre milizie dall’Iraq.
Il mancato salvataggio della tregua in Yemen aggiungerà maggiore complessità all’intera scena in Medio Oriente e trasformerà il Paese in un luogo di guerra per procura più feroce a causa della difficile situazione regionale e degli impatti della politica globale su questa regione. Qualsiasi approccio riconciliatorio in arrivo dovrebbe concentrarsi sul lancio di percorsi di “riconciliazione politica parallela” alle lunghe crisi aperte nella regione, dall’Iraq al Libano e dalla Siria allo Yemen, includendo anche la questione nucleare iraniana, dato che il livello di correlazione e fattori comuni sono molto alti.