Forte della riconferma da pilota ufficiale AlphaTauri anche per il 2023, il 22enne torna nella sua Suzuka, dove si corre questa domenica. Dopo le difficoltà di ambientamento, si sta ritagliando il suo spazio in Formula 1: "Subito dopo l’allenamento andavo a casa e pensavo soltanto a giocare con la PS5. Anche a livello fisico non ero lo stesso di oggi. Il sogno? Diventare Campione del Mondo"
Il feeling in pista è stato ritrovato. E dopo la riconferma da pilota ufficiale AlphaTauri anche per il 2023, ora Yuki Tsunoda può darci dentro serenamente in pista. Facendolo nella sua Suzuka, dove questa domenica si corre e Verstappen potrebbe diventare campione per la seconda volta in carriera. Sulla pista nella quale Tsunoda è cresciuto con le monoposto di F4, sognando un giorno di correrci davanti ai tifosi con una F1. Lui, giapponese di Sagamihara (un’oretta dal centro di Tokyo), che ha sacrificato i divertimenti adolescenziali per un sogno a quattro ruote. Oggi residente a Faenza, arrivato nel 2021 dall’Inghilterra per volere del suo team principal, Franz Tost. Tra le verdi colline romagnole, il 22enne ha riacquisito la fiducia che aveva in Formula 2, dopo i troppi incidenti d’irruenza commessi lo scorso Mondiale.
Arrivare in F1 era uno dei suoi sogni, ma quanti sacrifici ha dovuto fare per correrci?
Un sacco, per noi giapponesi non è mai facile diventare piloti di F1. Ho iniziato con le serie-formula locali nel 2016, ero già due anni più vecchio dei colleghi europei. Ma le categorie là sono molto differenti, sia come punteggi che come vetture da competizione. C’è poi da dire che qui in Europa ci sono più piste dove allenarsi e crescere meglio. Per conquistare la Superlicenza, poi, noi dobbiamo gareggiare qui. Non è facile, così come studiare e parlare l’inglese per uno della mia nazione, che parla a caratteri e non a lettere. Quindi sono molto contento di poter parlare una lingua internazionale e guidare in F1, come tuttora sto facendo.
E il suo Giappone lo vede poco, vivendo in Italia…
Molto poco, la mia vita è fatta di tantissimi sacrifici. Prima ero in Inghilterra, ora vivo a Faenza. Sto cercando di imparare il meglio possibile le abitudini di qui, per avere una vita europea sempre migliore. All’inizio non è stato facile anche per il cibo, dato che io adoro mangiare il sushi. Ma la pizza qui è da urlo, tutto il contrario di quella che mangiavo nei ristoranti italiani in Giappone. L’Italia è sicuramente più vicina alla mia cultura, piuttosto che quando vivevo a Milton Keynes (città dove ha sede la Red Bull, che controlla il team AlphaTauri, ndr).
A Faenza ci è arrivato nel 2021, per volere del suo team principal Franz Tost. Voleva lei qui per trovare la sua stabilità, persa per una parte del Mondiale 2021 dopo i troppi incidenti in pista. Cosa successe allora?
Pensavo che guidare una F1 fosse più facile, dato che sapevo pilotare una monoposto di F2. Stavo usando lo stesso approccio, e quando sono andato a muro a Imola (durante le qualifiche nel secondo GP dello scorso anno, ndr) credevo fosse un episodio isolato. Mi dicevo ‘Ok, mi rifaccio alla prossima’. Invece tutti gli incidenti mi hanno completamente sfiduciato, ho un passato un momento difficile. Dovevo tornare quello dell’esordio in Bahrain (quando andò a punti con il nono posto), così sono venuto in Italia. Alla fine il 2021 è stata una buona stagione, dove ho chiuso al meglio col quarto posto di Abu Dhabi. Ma non ne ho mai vissuta una con così tanti alti e bassi.
Sbagliava qualcosa anche a livello di preparazione?
Sì, anche in quello. Subito dopo l’allenamento andavo a casa e pensavo soltanto a giocare con la PS5. Anche a livello fisico non ero lo stesso di oggi, ho acquisito una certa forza. Quando arrivavano i weekend di gara, prima ero sempre di corsa. Iniziavo a prepararmi solo nel momento in cui era troppo tardi. Da quando sono in Italia, sono cambiate le mie abitudini di allenamento. Questo ha avuto riflessi positivi anche sulla mia performance.
Lei è un grande amante dei giochi di ruolo. Con la Playstation continua a giocarci ancora molto?
Ancora ci gioco, sì, ma un po’ meno di prima. Mi aiuta a ridurre lo stress, e poi posso passare del tempo con i miei amici di là, che non vedo mai e in Giappone conducono una vita del tutto diversa dalla mia. Mi aiuta a fare le cose nel modo giusto.
Ce la racconta la sua infanzia?
Sono uno dei tanti cresciuti a ‘pane e motori’. Da bambino, la maggior parte del tempo non l’ho spesa con gli amici, ma in pista. Mi allenavo coi kart, assistito da mamma Minako e da papà Nobuaki (ex pilota di moto, ha partecipato ad una serie di corse locali giapponesi, ndr). Lui è stato il mio meccanico fino a quando ho avuto 14-15 anni. La domenica poi arrivava la gioia della gara, un po’ meno quando lo stesso giorno dovevo tornare a casa entro mezzanotte, perché lunedì riiniziava la scuola. Devo dire che non ero un grande studente, preferivo la velocità (ride, ndr).
A proposito di velocità, cosa è per lei?
La componente essenziale e fondamentale della mia vita. Da sempre voglio essere scattante, minimizzare i tempi quando faccio certe cose. Ora lo faccio anche quando preparo i bagagli.
Lo stesso Tost nel 2021 disse che lei deve “controllare di più le emozioni in pista”. Che tipo è il suo team principal?
Franz mi disse l’anno scorso di spendere il mio tempo nel riguadagnare quella confidenza che avevo perso con l’auto. Di focalizzarmi di più sulla mia guida e meno sulle distrazioni. Lui è un tipo deciso, che ti dice le cose così come stanno.
Quest’anno Helmut Marko, consigliere Red Bull, ha detto di averle affidato uno psicoterapeuta per controllare “il suo cervello surriscaldato”. Come ha accolto questa decisione?
Non è stata una grande sorpresa per me, già frequentavo uno psicoterapeuta dai tempi della Carlin in F2 (ci corse nel 2020 chiudendo terzo in classifica Piloti, ndr). Da quest’anno però ho un nuovo mental coach, messo a disposizione dalla Red Bull, al quale parlare dei miei problemi. È bello che Helmut e la Red Bull si interessino a me.
Pensa di controllare ora meglio le sue emozioni, dopo l’inizio di questo percorso?
Sì, quest’anno mi sento più maturo, meno irruento. Cerco sempre di non superare il limite, ma di raggiungerlo. Ora so controllarmi meglio quando scambio i messaggi-radio in pista con il mio box, nel momento in cui devo dare il mio feedback.
Guiderà in F1 anche nel 2023 dopo il suo rinnovo con l’AlphaTauri, il suo sogno in futuro quale sarebbe?
Diventare Campione del Mondo di F1. Ma intanto cerco di volare basso: prima punto a migliorarmi in pista.