Che musica e medicina siano legate da plurimi nessi è cosa nota. Sull’arco dei secoli, filosofi letterati psicologi hanno sottolineato l’apporto che la musica può dare al benessere fisico e psichico. Se è vero che i due campi del sapere mostrano intense relazioni, è assai più raro che le professioni del musicista e del medico coesistano in una stessa persona. Attività complesse ed esigenti, richiedono ambedue preparazione di anni, impegno giornaliero, dedizione assidua. Certo, un medico può ben suonare uno strumento per diletto, ma gli sarà difficile svolgere in contemporanea l’attività concertistica: l’impegno e i ritmi ch’essa richiede mal si conciliano col lavoro in ospedale.

D’altra parte è pressoché impossibile per un concertista – sempre in viaggio, in tournées defatiganti di paese in paese – badare ai propri pazienti. A conti fatti, nella nostra società queste attività così benefiche per la salute dell’anima e del corpo sono sideralmente distanti. Eppure c’è chi strenuamente le coltiva entrambe in maniera virtuosa, armonizzandone i tempi. È il caso di Mirko Schipilliti, dottore nel pronto soccorso dell’Ospedale Sant’Antonio di Padova, consigliere dell’Ordine dei medici patavini, e nel contempo direttore d’orchestra e pianista di vaglia. Perfezionatosi con maestri di rango, svolge una brillante attività con orchestre in Italia e all’estero.

Ha suonato e diretto in Europa e in America, riscuotendo successo di pubblico e critica. Si interessa anche alla musicologia: nel 2015 ha pubblicato una monografia su Zanetto di Mascagni. Il prossimo 8 ottobre, nel teatro Filarmonico di Verona, sarà solista e direttore con l’orchestra sinfonica dell’Arena. La serata è promossa dal locale ordine dei medici chirurghi e odontoiatri. L’iniziativa vuol dare un giusto risalto a una professione che è stata in prima linea sul fronte della pandemia: i medici hanno espresso tutte le loro energie a pro di tanti cittadini colpiti dal virus, rischiando loro stessi il contagio, fino al sacrificio della vita.

Tra il 2020 e il 2021 l’ordine dei medici cittadini è stato tra i partner più attivi della Fondazione dell’Arena: ha partecipato al progetto “7 colonne per l’Arena”, e mediante confronti continui ha fornito le proprie competenze professionali, consentendo così alla Fondazione teatrale di andare in scena pur con le tante limitazioni anti-Covid. Nella stessa forma questo concerto era già stato proposto al teatro Verdi di Padova il 18 settembre scorso, in occasione della “Giornata del medico 2022”. L’iniziativa padovana aveva anche previsto una tavola rotonda sul tema “Il Medico nella città: inclusione e coesione sociale”.

La tematica prescelta si rifà all’art. 3 del Codice deontologico, che nel medico riconosce un tutore della tutela della vita, della salute fisica e psichica delle persone, senza discriminazioni “di età, sesso, razza, religione, nazionalità, condizione sociale, ideologia, in tempo di pace come in tempo di guerra, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera”. La musica, dice Schipilliti, porta un messaggio positivo, tanto più significativo dopo due anni di diffuse sofferenze, degenerate talvolta in aggressività. Come a Padova, anche a Verona si sentiranno musiche di Wolfgang Amadé Mozart e Ludwig van Beethoven: compositori che in tante loro opere si ispirarono a ideali e valori universali.

Si inizia con l’ouverture delle Nozze di Figaro (1786), spesso utilizzata anche ad apertura di un concerto sinfonico: l’invenzione effervescente, l’ordito smagliante, lo sfolgorio timbrico di questa ventata di frescura sonora affascina anche il pubblico dei non musicofili. Schipilliti si esibisce poi da solista nell’Andante del Concerto per pianoforte K 467 (1785), una pagina supremamente cantabile, nel pacato, sereno colloquio fra solista e orchestra. Indi affronta il Rondò per pianoforte e orchestra K 386. Questo pezzo isolato risale probabilmente al 1782; pervenuto in un manoscritto smembrato in vari lacerti, è stato ricostruito negli anni da vari studiosi mozartiani, e definitivamente dallo scozzese Alan Tyson, un insigne esperto della filologia mozartiana, che ne ritrovò gli ultimi fogli. (Per inciso, Tyson a lungo esercitò come medico e psicoanalista).

Questo Rondò, che compare di rado nei concerti, non raggiungerà magari le vette di altri Concerti mozartiani, è però piacevole nel suo virtuosismo insidioso sì, ma non esageratamente ostentato, e non manca di qualche squarcio di malinconica dolcezza. La serata si concluderà con la Settima di Beethoven, un pilastro della cultura musicale occidentale. L’evento veronese merita l’attenzione e la partecipazione della cittadinanza, nella consapevolezza che, come dice Mirko Schipilliti, “la musica si fa essa stessa messaggio universale, unisce individui e popoli, abbatte barriere, crea ponti”.

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