In attesa della grande manifestazione “senza bandiere“ per la pace – l’idea rilanciata da Giuseppe Conte e già raccolta da numerose sigle e associazioni – si affolla il calendario delle iniziative contro l’escalation. Sabato, ad Assisi, il Comitato promotore della marcia Perugia-Assisi organizza “Contro la guerra, con papa Francesco per costruire la pace”, un “incontro di riflessione, condivisione e proposta” a cui parteciperanno, tra gli altri, il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, l’ex ministra della Sanità Rosy Bindi e il custode del Sacro convento di San Francesco, fra Marco Moroni. “Al centro dell’incontro”, scrivono i promotori, “ci sono alcune grandi domande: la follia della guerra ci sta conducendo al disastro atomico, cosa possiamo fare per impedirlo? La guerra ci sta impoverendo, come possiamo fronteggiare le sfide che incombono? Le spese militari continuano a crescere ogni giorno, mentre diminuiscono i soldi per la salute, l’educazione e per aiutare le persone, le famiglie e le imprese in grave difficoltà. Possiamo continuare per questa strada?”. E ancora: “La pace è una cosa seria, l’abbiamo ricevuta in dono dopo due guerre mondiali e settanta milioni di morti ma non l’abbiamo saputa custodire. E oggi la stiamo perdendo. Come possiamo ricostruire un serio impegno di cittadini e istituzioni per la pace?”.
Lunedì alle 10.30, invece, alla sede della Federazione nazionale della stampa c’è la presentazione di “Non per noi ma per tutte e tutti”, la mobilitazione di piazza “per la pace, la giustizia sociale e ambientale” e “contro disuguaglianze ed esclusione” convocata per il prossimo 5 novembre da oltre 500 realtà sociali e sindacali. Interverranno il presidente della Fnsi Beppe Giulietti, il costituzionalista Gaetano Azzariti, il presidente di Libera don Luigi Ciotti e il segretario nazionale della Fiom Michele De Palma. L’appuntamento più importante – che sarà anche l’occasione per lanciare la manifestazione nazionale – è però la “mobilitazione diffusa” di Europe for Peace, la coalizione formata dalle principali reti per la pace in Italia e animata dalla Rete italiana pace e disarmo. I singoli eventi saranno strutturati nei prossimi giorni. La rete “torna di nuovo nelle piazze italiane per chiedere percorsi concreti di pace in Ucraina e in tutti gli altri conflitti armati del mondo”, si legge nel comunicato, che invita associazioni, sindacati e gruppi “a organizzare iniziative di varia natura per rilanciare l’appello già diffuso a luglio con la richiesta di cessate il fuoco immediato affinché si giunga a una Conferenza internazionale di pace”.
La manifestazione nazionale, che sarà quasi sicuramente a Roma, è invece in programma per novembre. “Per allora avremo un governo politico, scelto dagli italiani. E il governo deve sapere che c’è una piazza che chiede la pace e fa delle richieste precise all’Europa sul disarmo e che vuole una Conferenza di pace”, dice il presidente delle Acli Emiliano Manfredonia. Giovedì era balenata l’ipotesi di tenerla il 4, la Festa delle forze armate, data suggerita come “simbolica” dal presidente del Movimento nonviolento Massimo Valpiana: oggi però al Fatto il coordinatore della Rete pace e disarmo Francesco Vignarca ha precisato che si tratta di un “fraintendimento” e che “non è ancora deciso nulla, anche perché non è così facile organizzare una manifestazione simile in meno di un mese”. Alla proposta lanciata su Avvenire dal leader M5s Giuseppe Conte hanno già aderito Arci, Acli e Anpi, oltre a Sinistra italiana, Unione popolare (con il suo leader Luigi De Magistris), Rifondazione comunista e anche alcuni esponenti del Pd – da Laura Boldrini a Marina Sereni a Peppe Provenzano, fino al ministro Andrea Orlando – hanno lanciato segnali di apertura. Il più esplicito di tutti è il ministro della Salute Roberto Speranza: “È inquietante la leggerezza con cui in queste ore si parla di guerra nucleare. Non si può assistere silenti ed immobili. È fondamentale che ritorni in campo una forte iniziativa politica e diplomatica insieme a una grande mobilitazione popolare. Prima che sia troppo tardi”, ha detto.