Un premio che “non è contro Vladimir Putin“, anche se la posizione nei confronti del leader russo è diretta ed esplicita. Da Oslo arriva un messaggio molto chiaro a Mosca proprio nel giorno in cui da Washington è arrivata un’allerta sul rischio nucleare per bocca del presidente Usa, Joe Biden. Il premio Nobel per la pace 2022 è stato assegnato a un difensore dei diritti umani bielorusso Ales Bialiatski (attualmente in carcere), all’organizzazione russa per i diritti umani Memorial e all’organizzazione ucraina per i diritti umani Center for Civil Liberties. A Bialiatski era stato già assegnato il premio Sacharov.
La presidente della Reale accademia delle scienze Chair Berit Reiss-Andersen, ha definito i vincitori “tre eccezionali difensori dei diritti umani, della democrazia e della coesistenza pacifica nei paesi vicini Bielorussia, Russia e Ucraina. Hanno compiuto uno sforzo eccezionale per documentare i crimini di guerra, le violazioni dei diritti umani e l’abuso di potere. Insieme dimostrano l’importanza della società civile per la pace e la democrazia”, ha continuato Reiss-Andersen, aggiungendo che “i vincitori del premio Nobel per la Pace rappresentano la società civile nei loro paesi d’origine. Da molti anni promuovono il diritto di criticare il potere e tutelare i diritti fondamentali dei cittadini”.
Il Premio Nobel per la pace non è contro “Vladimir Putin, in nessun modo”, specificano dall’Accademia, “ad eccezione del fatto che il suo governo, come quello della Bielorussia, rappresenta un governo autoritario che reprime gli attivisti per i diritti umani. L’attenzione che Putin ha attirato su di sé e che in questo contesto è rilevante è il modo in cui la società civile e i difensori dei diritti umani vengono repressi. Ed è l’aspetto sul quale vorremmo portare l’attenzione con questo premio. Diamo sempre un premio per qualcosa a qualcuno e non contro qualcuno”.
Ales Bialiatski – 60 anni, è un attivista per i diritti umani, dissidente bielorusso, ex obiettore di coscienza e tra i fondatori dell’ong bielorussa Viasna. Nel 2011 il regime di Aleksandr Lukashenko lo ha arrestato per presunta “evasione fiscale”: una condanna che dissidenti e organizzazioni per i diritti umani considerano politicamente motivata. Rilasciato nel 2014, è stato arrestato di nuovo dopo una violenta perquisizione alla sede di Viasna e condannato a una seconda pena di 7 anni, sempre per presunta evasione fiscale, ed è tuttora in carcere. Fra i riconoscimenti internazionali per la sua attività di dissidente e di denuncia delle violazioni dei diritti civili e umani, Bialiatski è stato insignito, fra l’altro, del Premio Sakharov da parte del Parlamento europeo nel 2020, del premio Vaclav Havel per i Diritti umani conferito nel 2012 dal Consiglio d’Europa. E’ stato nominato per cinque volte per il Nobel, vinto solo quest’anno, ed è cittadino onorario di Parigi e, in Italia, di Genova e di Siracusa.
Memorial – Fu fondata nel 1989, nel pieno del processo della Perestroika voluto da Mikhail Gorbaciov, quando l’Unione sovietica era vicina al suo crollo, per studiare e denunciare le violazioni e i crimini commessi durante il terrore imposto dal regime di Stalin. Inizialmente diviso in due sezioni, una per documentare i crimini stalinisti una per i diritti umani nelle zone di conflitto, in area sovietica e anche fuori. Strutturato più come movimento che come organizzazione, al dicembre 2021 Memorial incorporava 50 ong russe e altre 11 da altri Paesi, inclusi Ucraina, Germania, Italia, Belgio e Francia. Memorial è stato messa fuorilegge in Russia 5 aprile di quest’anno come “agente straniero”, in base alla legge putiniana sulle ong, e chiusa.
Center for Civil Liberties – È una Ong ucraina con base a Kiev, fondata nel 2007 e dedita alla documentazione di crimini di guerra, abusi sui diritti umani e abusi di potere. Nella sue stesse parole, Ccl si autodefinisce “uno degli attori principali in Ucraina, volto a influenzare l’opinione pubblica e la politica, a favorire lo sviluppo di un attivismo civico, partecipa a network internazionali e nelle azioni di solidarietà per promuovere i diritti umani in ambito Osce”. Si tratta della prima organizzazione ucraina a ricevere un Nobel per la Pace.