La struttura del nuovo comando di Wiesbaden, dove lavoreranno circa trecento persone, è simile a quelle messe in piedi dall’esercito Usa in Iraq e Afghanistan. Il progetto rivela con chiarezza una cosa: l’amministrazione Usa pensa che la guerra sarà ancora lunga e che la Russia potrebbe costituire una minaccia permanente non solo all’Ucraina ma anche, più in generale, alla stabilità europea e all’egemonia americana nell’area
La strategia Usa in Ucraina guarda al futuro e punta a una ulteriore stabilizzazione della presenza militare americana nell’area. Il Pentagono sta infatti lavorando alla creazione di un comando militare unificato in Germania, nella base di Wiesbaden. Questa nuova struttura dovrebbe centralizzare le operazioni di training, forniture militari e assistenza logistica alle truppe di Kiev. Il progetto rivela con chiarezza una cosa: l’amministrazione Usa pensa che la guerra sarà ancora lunga e che la Russia potrebbe costituire una minaccia permanente non solo all’Ucraina ma anche, più in generale, alla stabilità europea e all’egemonia americana nell’area.
È stato il New York Times, per primo, a dare notizia del progetto; altre informazioni sono trapelate negli ultimi giorni, nonostante gli sforzi del Pentagono per mantenere l’assoluta segretezza sull’operazione. Sinora, gran parte dell’assistenza militare all’Ucraina è stata coordinata dal generale Christopher T. Donahue. Donahue, che ha gestito l’evacuazione delle truppe Usa dall’Afghanistan (senza grande successo, a dire il vero), dirige formalmente il 18th Airborne Corps dell’esercito americano. Tutte le richieste degli ucraini a Washington, in tema di armi, sono passate in questi mesi e continuano a passare dal suo tavolo. A Donahue spetta curare gli aspetti logistici dell’invio di armi, oltre all’addestramento delle truppe ucraine, che in questi mesi si è svolto proprio a Wiesbaden e in altre basi vicine alla città dell’Assia.
Donahue e il suo staff hanno lavorato viaggiando tra Wiesbaden e la Polonia, dove arriva, e da dove viene fatta entrare in Ucraina, buona parte dell’assistenza militare. Il lavoro del generale Usa è però prossimo alla conclusione. A novembre Donahue rientrerà alla base militare di Fort Bragg, North Carolina, e questo ovviamente pone un problema di continuità per le operazioni militari americane. Alla questione ha in queste settimane lavorato Christopher Cavoli, massima carica militare Usa in Europa, che alla fine ha prodotto un documento già sottoposto al segretario alla difesa Lloyd Austin. Il capo del Pentagono, dicono fonti interne alla Difesa Usa, avrebbe reagito positivamente. Parere positivo sarebbe stato espresso anche dalla Casa Bianca.
Secondo il documento inviato da Cavoli a Washington, tutte le operazioni militari statunitensi in Ucraina dovranno essere gestite dal comando di Wiesbaden. Tra le mansioni previste, c’è la gestione delle forniture militari; l’addestramento delle truppe ucraine all’uso delle nuove armi fornite da Nato e Usa (circa 2000 militari ucraini sono passati in questi mesi da Wiesbaden); il lavoro di intelligence sul campo; infine, la gestione dei centri che in Ucraina e Polonia si occupano della manutenzione delle armi danneggiate sul campo di battaglia. Il comando di Wiesbaden, dove lavoreranno circa trecento persone, sarà alle dipendenze dirette proprio di Cavoli. Chi ha letto il documento inviato al Pentagono spiega che la struttura del nuovo comando è simile a quelle messe in piedi dall’esercito Usa in Iraq e Afghanistan.
Nelle intenzioni dei militari Usa, proprio nella base tedesca si dovrà anche dare attuazione pratica alle decisioni dell’Ukraine Defense Contact Group, la coalizione di 40 Paesi che il Pentagono ha messo insieme per sostenere lo sforzo bellico ucraino. Il nuovo comando assorbirà anche le funzioni sin qui svolte dall’International Donor Coordination Center, un gruppo poco conosciuto ma che in questi mesi ha avuto un ruolo essenziale nel valutare le esigenze di guerra di Kiev. Gli analisti di questo gruppo, che facevano base a Stoccarda, sono stati ricollocati proprio a Wiesbaden.
Sinora il Pentagono ha preferito non dare particolare visibilità alla creazione del comando unificato di Wiesbaden. È infatti altamente probabile che l’operazione finisca per alimentare l’accusa di Mosca di non combattere contro l’Ucraina, ma in realtà contro nemici ben più potenti e temibili: Stati Uniti e Nato. Il progetto rivela comunque almeno due aspetti importanti. Da un lato, i militari americani ritengono che la guerra subirà una escalation e che ciò richiederà un intervento sempre più coordinato e di lungo periodo. Il Pentagono sta infatti già pensando alle forniture militari dei prossimi anni. Un solo esempio. Gli Himars, i sistemi lanciarazzo multipli che tanta parte stanno avendo nella fortunata controffensiva ucraina, sono stati inviati durante l’estate direttamente dalle basi Usa a Kiev. Il nuovo stanziamento da 1,1 miliardi di dollari in armi deciso dal Pentagono prevede invece di acquistare i nuovi Himars dal produttore Lockheed Martin. Ciò significa che le armi saranno pronte per l’invio non prima di un paio d’anni. Un lasso di tempo che per l’appunto richiede, a giudizio del Pentagono una struttura di coordinamento stabile e dalle responsabilità definite.
Il secondo aspetto significativo che la struttura di Wiesbaden suggerisce riguarda proprio il tempo. Al Pentagono sono convinti che la guerra – in forme diverse, in alcuni momenti ad alta intensità di combattimenti, in altri strisciante e di guerriglia, in altri ancora combattuta a colpi di annunci e di decisioni politico-diplomatiche – durerà ancora a lungo. Forse degli anni. Di qui la scelta di una struttura che rafforzi la presenza americana in un’area tornata a essere fondamentale per la politica globale degli Stati Uniti.