A fine settembre don Mauro Gazzelli, parroco di Cessalto, in provincia di Treviso, aveva celebrato una messa vicino al casello della A4 portando in processione la Madonna per esorcizzare quella che ormai tutti chiamano l’autostrada della morte. Non è bastato. Il 7 ottobre a San Donà di Piave (Venezia) sono decedute altre sei persone, tra cui cinque affette da sindrome di Down, che si trovavano in un furgone schiantatosi contro un camion. Negli ultimi vent’anni lo stillicidio è stato costante, inesorabile, tragico. Nel 2003, in un maxi-tamponamento avvenuto con la complicità della nebbia di marzo, sull’asfalto rimasero i corpi di 13 persone mentre un’altra ottantina finirono in ospedale. Da allora la strage non si è più interrotta, anzi è diventata più grave da quando sono stati avviati i lavori per realizzare la terza corsia, che hanno determinato cambi e restringimenti di carreggiata, eliminazione delle corsie di emergenza, tir perennemente incolonnati. Il bilancio da bollettino di guerra indica 16 morti negli ultimi dieci mesi. Nel 2021 erano stati 21. Nel 2020 furono 4, ma solo perché il Covid aveva ridotto il traffico. Gli annunci di chiusura dell’autostrada a causa di incidenti sono pressoché settimanali.

La colpa è di una tratta di 24 chilometri tra San Donà di Piave e Portogruaro rimasta ancora a due corsie. È lì che si determina un pericoloso collo di bottiglia per i flussi provenienti da Venezia o da Trieste, nei due sensi di marcia. Siamo su una delle autostrade strategiche italiane perché porta verso est, verso quelle economie che si sono aperte ormai alcuni decenni e determinano un traffico pesante enorme. L’autostrada è gestita da Autovie Venete, società a partecipazione pubblica, soprattutto friulana, che ha come presidente del consiglio di amministrazione l’avvocato bellunese Maurizio Paniz, dal 2001 al 2013 deputato per il Popolo delle Libertà. Durante il 2021 sono transitati sulla rete gestita da Autovie qualcosa come 43 milioni di veicoli con un recupero di 8 milioni di veicoli rispetto al 2020, ma ancora al di sotto dei volumi pre-pandemia di 4,7 milioni di veicoli (14 per cento in meno rispetto al 2019). Il traffico pesante ha però recuperato, incrementando del 2,7 per cento i valori del 2019, mentre è il traffico leggero a registrare una flessione.

In ogni caso sulla A4 da Venezia a Trieste si immette ogni giorno un flusso impressionante di veicoli mentre le infrastrutture si stanno adeguando con una esasperante lentezza. Basti pensare che risale al 2005 l’approvazione da parte del Cipe del progetto di ampliamento a tre corsie, per un totale di 95 chilometri, dal passante di Mestre alla diramazione con la A34 a Villesse. Nel 2008 il presidente di centrodestra della Regione Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, era stato nominato commissario delegato per l’emergenza, anche a seguito dei gravi incidenti. La carica fu poi assunta dal successore Debora Serracchiani, del Pd. Il primo lotto (da Quarto d’Altino a San Donà di Piave) è stato inaugurato nel 2014. Successivamente ne sono stati realizzati altri tratti, ma rimane incompiuto quello che va da San Donà di Piave a Portogruaro (suddiviso in tre sub-lotti).

Il bilancio di Autovie relativo allo scorso anno, facendo raffronti con il 2019, ultimo anno pre-pandemia e quindi più attendibile come termine di paragone, ha rilevato nel capitolo della ‘sinistrosità’ “un calo sia in termini assoluti, sia in termini di tasso (608 incidenti totali con un tasso pari a 22,6, rispetto ai 730 incidenti del 2019 con un tasso pari a 24,0), in riduzione anche il tasso degli incidenti con feriti che scende a 5 rispetto a 5,8 del 2019”. Ma le buone notizie finivano lì, perché era “quasi raddoppiato il tasso relativo agli incidenti mortali che sale da 0,43 a 0,83, a fronte di 19 incidenti mortali nel 2021 rispetto agli 11 del 2019”. Un numero minore di incidenti, quindi, ma dagli effetti più gravi. “Ancora adesso stento a credere che sei persone possano aver perso la vita in questo modo. Non possiamo accettarlo”, ha commentato il governatore del Veneto, Luca Zaia. Il segretario veneto del Pd, Andrea Martella: “E’ una situazione insostenibile. Chiediamo si prendano finalmente provvedimenti seri e certi per risolvere uno dei punti più pericolosi della viabilità autostradale in Europa”.

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