La Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale del Veneto, a distanza di una settimana, ha adottato due provvedimenti in parte contrastanti che riguardano la vecchia pista da bob di Cortina d’Ampezzo, intitolata a Eugenio Monti e chiusa da una dozzina d’anni. Da una parte dichiara che l’opera è un bene di interesse culturale e quindi va tutelato in base al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, in vigore dal 2004, dall’altra ne autorizza la demolizione parziale, condizionandola ad alcuni adempimenti progettuali. I decreti sono stati inviati al Comune di Cortina e quindi ha potuto prenderne visione Roberta De Zanna, consigliere comunale di minoranza e rappresentante di “Cortina bene comune”, che ha poi diffuso un comunicato. “Il sentiero per la realizzazione della nuova pista da bob è lastricato di ostacoli e difficoltà: non bastavano la contrarietà espressa da molti concittadini, noi compresi, o l’aumento spropositato dei costi per l’energia e le materie prime. Ora anche il Ministero della Cultura ha messo dei bei paletti e noi vigileremo affinché siano rispettati, a tutela di un bene comune”.
Le due decisioni sono importanti perché gli organizzatori delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 vogliono abbattere il vecchio tracciato, per realizzare una nuova pista dal costo di almeno 85 milioni di euro, per le gare di bob, skeleton e slittino. Il 21 settembre la Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale del Veneto ha dichiarato “l’interesse culturale particolarmente importante” di ciò che resta del manufatto, la cui costruzione cominciò un secolo fa e ha poi subito diversi interventi di modifica. La decisione è stata presa dalla presidente Marta Mazza, e dai sovrintendenti Emanuela Carpani (per il Comune di Venezia e laguna), Fabrizio Magani (per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso), Vincenzo Tinè (per le province di Verona, Rovigo e Vicenza) e Daniele Ferrara (direttore regionale Musei).
La motivazione è illustrata in un documento di 17 pagine che contiene la cronistoria della pista e afferma “il suo valore iconico nel contesto nazionale ed internazionale, quale patrimonio identitario in questo brano di territorio, nonché per i rapporti relazionali che la Pista ha intessuto e ancora mantiene con le altre fondanti infrastrutture olimpiche”. Di quella pista andranno salvate alcune parti significative, per impedire che, con esse, sia cancellato completamente il ricordo di un patrimonio che appartiene alla storia veneta e dello sport.
Un bene sotto tutela, eppure una settimana prima la stessa Commissione ne ha autorizzato la demolizione parziale, a due condizioni. Innanzitutto, “prima della demolizione effettiva va autorizzato dalla competente Soprintendenza il progetto di tutela e di valorizzazione dell’impianto storico di cui si è delineato in sede di Conferenza di servizi l’orientamento”. Quindi serve l’ok della Soprintendenza, anche perché (secondo punto) il progetto deve essere tale da “preservare le caratteristiche altimetriche e morfologiche del sedime e promuovere le peculiarità testimoniali ed identitarie collegate all’impianto sportivo esistente”.
“Quale sia la logica che tiene assieme i due provvedimenti non è dato di sapere”, sottolinea la consigliera De Zanna. Che aggiunge: “Per quanto la procedura sia complicata, è chiaro che non si può procedere alla demolizione senza un progetto definitivo, il quale dovrà essere condiviso con la Sovrintendenza e approvato”. L’iter procedurale si imbatte in nuove difficoltà. Infrastrutture Milano-Cortina, la società che si occupa di realizzare le opere olimpiche, ha già pubblicato un avviso pubblico per raccogliere la manifestazione d’interesse di società da invitare alla procedura negoziata per individuare un soggetto che si occupi della demolizione della pista. Ad agosto il sindaco Gianluca Lorenzi aveva detto che i lavori di demolizione sarebbero dovuti cominciare a settembre. Un altro ritardo che si aggiunge, in un cronoprogramma che è diventato ormai una lotta contro il tempo.