La velocità con cui Mosca ha annunciato di voler ripristinare l'infrastruttura dipende dai problemi logistici che derivano dal suo danneggiamento: la Crimea è ora tagliata fuori dalla Russia e il fronte di Kherson è scoperto. Il Cremlino per ora tace sulla risposta a Kiev, mentre Andrey Gurulev, membro del Comitato di difesa della Duma russa, che si dice "sicuro" sia "giunto il momento" di una "risposta forte"
La dinamica appare piuttosto chiara e finora nessuno l’ha messa in dubbio: a provocare il crollo di due campate della sede stradale del viadotto sullo stretto di Kerch è stato un camion bomba, esploso nelle vicinanze di un treno merci che trasportava gas. Da qui il vasto incendio e la detonazione amplificata. Ci sono i video a confermare quanto accaduto, mentre sulla ‘matrice’ Mosca ha subito accusato Kiev e ha aperto un’indagine affidata a una commissione d’inchiesta per chiarire chi abbia agito. Diversi media ucraini hanno intestato l’atto di sabotaggio ai servizi segreti dello Sbu, senza smentite da parte del governo. Anzi, Mykaylo Podolyak, consigliere di Volodymyr Zelensky, in un tweet è sembrato confermare: “Crimea, il ponte, l’inizio. Tutto ciò che è illegale deve essere distrutto, tutto ciò che è stato rubato deve essere restituito all’Ucraina, tutto ciò che appartiene all’occupazione russa deve essere espulso”. Successivamente però lo stesso Podolyak ha spostato l’attenzione sul fronte russo. Anche il ministero della Difesa ucraino sembra rivendicare l’azione: “L’incrociatore Moskva e il ponte di Kerch – due noti simboli del potere russo nella Crimea ucraina – sono stati abbattuti. Russi, quale sarà il prossimo nella lista?”, si legge sul profilo Twitter.
Le reazioni: c’è rischio escalation? – A guidare la commissione governativa è il vice premier Marat Khusnullin ed è composta da funzionari di diversi ministri (Interni, Trasporti ed Emergenze compresi), di varie agenzie e anche della Guardia nazionali e del Servizio di sicurezza federale. “Prenderemo decisioni sul posto su come ripristinare il ponte il prima possibile”, ha fatto sapere il vice premier. Da un punto di vista politico, tra le prime dichiarazioni c’è stata quella di Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri: “La reazione del regime di Kiev alla distruzione di infrastrutture civili dimostra la sua natura terroristica”. La Russia, per ora, si spacca in due. C’è chi chiede una “risposta forte”, come Andrey Gurulev, membro del Comitato di difesa della Duma russa, che si dice “sicuro” sia “giunto il momento” di farlo. Ma dal Cremlino, almeno per il momento, non sono giunte dichiarazioni sulle prossime mosse, concentrandosi piuttosto sulla necessità di rimettere il ponte in piedi in tempi rapidi. Dal punto di vista di Mosca, la Crimea è Russia quindi l’attacco al ponte di Kerch è avvenuto sul proprio territorio: un principio che potrebbe giustificare o un’escalation militare anche legato all’uso dell’atomica tattica o alla trasformazione in un’operazione antiterrorismo, come in Cecenia, della “operazione militare speciale”.
Il problema logistico – La velocità con cui Mosca ha annunciato di voler ripristinare l’infrastruttura dipende dai problemi logistici che derivano dal suo danneggiamento. Senza il ponte sullo stretto di Kerch, infatti, si allunga di centinaia di chilometri la catena d’approvvigionamento delle truppe russe in Crimea e verso la linea di Kherson. Il ministero dei Trasporti ha annunciato che l’operatività della linea ferroviaria dovrebbe essere ripristinata entro le 20 dopo aver condotto la “valutazione delle condizioni” della tenuta di quella parte del ponte. Si tratta della parte del ponte più importante per l’esercito russo, perché è da lì che passano armi, munizioni, mezzi, combustibile e rifornimenti diretti al fronte. Sarà molto più complicata e lunga, invece, la ricostruzione della sede stradale venuta giù per due campate. Una sola corsia, quella non danneggiata, è stata riaperta alcune ore dopo l’esplosione. Nel frattempo, come si nota da Marine Traffic, è fermo anche il traffico navale tra il mar Nero e il mar d’Azov con una lunga coda in attesa su entrambi i fronti.
La storia del ponte – Si tratta di un’infrastruttura altamente strategica per la Russia: un doppio viadotto stradale e ferroviario, costruito da Mosca sullo stretto di Kerch, ed è l’unico collegamento fra le penisola e la Russia. Con i suoi 18,1 chilometri di lunghezza è il ponte più lungo d’Europa. La progettazione è cominciata nel 2014, subito dopo l’annessione della Crimea. Il ponte stradale è stato inaugurato il 16 maggio 2018 alla presenza di Putin, che ha guidato un camion alla testa di una colonna di automezzi utilizzati per la costruzione, mentre il primo treno passeggeri lo ha attraversato il 25 dicembre 2019 e l’apertura ai convogli merci è scattata il 30 giugno 2020. Il ponte è stato realizzato quasi interamente con campate da 54,2 metri fino a 64,2 tranne nella parte centrale del canale di Kerch dove, per consentire il passaggio delle navi, sono stati realizzati due archi di 227 metri di lunghezza e 45 metri di altezza tali da consentire il passaggio di imbarcazioni fino a 185 metri di lunghezza e 35 di altezza. L’opera è costata circa 3 miliardi di dollari e fino alla sua costruzione i collegamenti all’interno dello stretto di Kerch erano effettuati solamente via traghetto.