Quell’ospedale, per gli inquirenti, sarebbe servito per accontentare gli amici degli amici, per fare affari, per accrescere il consenso dei diversi politici impegnati nell’operazione
La costruzione di un nuovo ospedale a Lagonegro, piccolo comune lucano a 100 km da Potenza, era uno degli obiettivi principali della politica lucana coinvolta nell’inchiesta che ha portato in carcere l’ex capogruppo di Forza Italia in Regione Basilicata, Francesco Piro, ai domiciliari Maria Di Lascio, dal 2020 sindaca di Lagonegro e all’obbligo di dimora l’assessore lucano all’agricoltura, Francesco Cupparo, anch’egli di Forza Italia e l’ex assessore alla sanità, Rocco Leone, attuale consigliere regionale di Fratelli d’Italia.
Ma quella nuova struttura, secondo la Direzione distrettuale antimafia di Potenza, non era stata ideata per “per effettive necessità di gestione sanitaria” ma per “per tornaconto personale”. Quell’ospedale, insomma, sarebbe servito per accontentare gli amici degli amici, per fare affari, per accrescere il consenso dei diversi politici impegnati nell’operazione. C’era un solo ostacolo e si chiamava Massimo Barresi, all’epoca dei fatti direttore generale dell’Ospedale “San Carlo” di Potenza. Nominato al vertice della struttura sanitaria dalla giunta di Marcello Pittella, con l’arrivo della nuova amministrazione targata Vito Bardi si è ritrovato a essere l’unico oppositore di un’opera passata da una stima iniziale di 36 milioni euro al preventivo finale di ben 76 milioni.
È stata proprio la denuncia di Barresi a dare il via all’intera inchiesta che ha falciato mezza giunta regionale. Agli inquirenti, il dirigente ha raccontato la guerra che ha dovuto combattere solo contro tutti per fermare quell’operazione. “Il nuovo ospedale di Lagonegro – ha raccontato in una delle sue denunce – nasce da un’iniziativa della precedente amministrazione regionale lucana giunta Pittella che incarica della redazione del suo progetto l’ospedale San Carlo e segnatamente il suo ufficio tecnico all’epoca diretto dall’ing. Spera” ma viene subito fermato dal ministero: “Il progetto per un ammontare di 36 milioni fu sottoposto al competente ministero della Salute che non lo approvò ritenendo parte delle opere per circa 5 milioni estranee all’opera e non finanziabili”. La nuova giunta, però, non molla. Anzi. A giugno 2019 il Dipartimento regionale delle politiche della persona convoca Barresi e tutti i direttori generali: all’ordine del giorno c’è ancora la costruzione del nuovo complesso ospedaliero. Ed è solo in quella riunione che Barresi scopre che la progettazione è andata avanti. In quell’incontro il nuovo assessore alla sanità, Rocco Leone conferma “la forte volontà politica alla realizzazione dell’opera”. Barresi resta allibito quando sul tavolo, Spera distribuisce “una serie di elaborati tecnici a suo dire contenenti il progetto della nuova struttura”. Il costo? Ora vale 70 milioni.
Con tanti saluti ai rilievi del ministero. “Grande entusiasmo di tutti i presenti” racconterà Barresi agli investigatori. Lui è l’unico che non prende parte alla gioia collettiva. Anzi. Dichiara in quella riunione di non potere esprimere una propria posizione sul punto non conoscendo il merito dei dettagli della vicenda. Secondo Barresi quella risposta scatena l’ira di Leone che invece sostiene che l’opera è “politicamente voluta e quindi da realizzare senza esitazioni”. Barresi, però, resiste. E per la politica è una dichiarazione di guerra. Cominciano le pressioni e, secondo quanto emerge dall’inchiesta, anche i movimenti dietro le quinte per farlo fuori. Persino nel ricorso contro alla sua nomina che pende innanzi al Tar ci sarebbero state pressioni al punto che gli avvocati della Regione hanno rinunciato al mandato o denunciato l’accaduto all’ordine degli avvocati e alla magistratura. Barresi cade nel 2020 quando il Tar accoglie il ricorso del suo avversario alla carica di Dg: è Giuseppe Spera, l’ingegnere che ha curato il nuovo progetto dell’ospedale. La politica lucana, ignara di essere ascoltata, festeggia. Piro, a un interlocutore spiega che “Spera si mette a disposizione”.
Per i carabinieri e i poliziotti che indagano, ci sono “numerosi interessi economici gravitavano attorno alla costruzione del Nuovo Ospedale di Lagonegro costituendo una leva da parte del Consigliere Regionale Piro per accrescere il proprio consenso elettorale”. E a lui si rivolgono coloro che su quella nuova opera vogliono fare affari. Come la famiglia che ha acquistato un terreno per costruire un parcheggio multipiano a servizio dell’ospedale e che ora vede sfumare l’affare perché il terreno dovrà essere espropriato. E così la famiglia che sostiene di aver raccolto “voti in maniera spietata” per Piro pretende un suo intervento per evitare che il loro investimento vada in fumo: “Risulta chiara l’attività compiuta dal Piro – si legge negli atti dell’inchiesta – ossia la promessa di attivazione presso i competenti uffici dell’Azienda sanitaria di Potenza e della Regione Basilicata al fine di assicurare un indennizzo patrimoniale rilevante o comunque maggiore del prezzo originario di acquisto del terreno nell’ambito della procedura di esproprio del terreno”. Il progetto ospedale, intanto, ancora oggi è solo sulla carta. La giunta finora non ha mai accantonato l’idea, anche se ha deciso di destinare i fondi all’ospedale già esistente: l’ultima idea prevedeva di abbattere vecchi padiglioni per dare vita alla nuova struttura. I costi? Hanno continuato a lievitare: ora la spesa è di 89 milioni di euro. Anche la gara non è mai stata bandita.