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Iran, Guardian: “Retata di studenti e scuole chiuse”. Media locali: “Due agenti uccisi durante le proteste”

Un’ondata di disordini ha scosso l’Iran da quando la 22enne curda è morta il 16 settembre scorso. Un appello all’unità è stato rivolto alla popolazione iraniana dal presidente Raisi, dallo speaker del Parlamento e dal capo della magistratura

È sempre più tesa la situazione in Iran. Secondo il Guardian, che pubblica resoconti social, sarebbe stata messa in atto una retata di giovani studenti in una scuola in Iran. In base a queste testimonianze le forze di sicurezza, giunte con dei furgoni senza targa, hanno arrestato gli studenti all’interno dei locali di una scuola. Le autorità hanno anche chiuso oggi tutte le scuole e gli istituti di istruzione superiore nel Kurdistan iraniano. Fatti che avvengono mentre le proteste contro il regime seguite alle morte di Mahsa Amini – la ragazza morta mentre era in custodia dopo essere stata arrestata dalla polizia morale iraniana perché indossava male il velo – entrano nella quarta settimana. Ieri durante le proteste due membri delle forze di sicurezza iraniane sono stati uccisi secondo quanto riportano i media statali.

Un’ondata di disordini ha scosso l’Iran da quando la 22enne curda è morta il 16 settembre scorso. I disordini hanno provocato decine di morti, soprattutto tra i manifestanti ma anche tra le forze di sicurezza. Un membro della milizia paramilitare iraniana Basij legata al Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche è morto ieri sera “dopo aver subito una grave ferita alla testa a seguito di un attacco armato da parte di una folla” nel sud della capitale, riporta l’agenzia di stampa statale Irna. Un membro delle Guardie rivoluzionarie, aggiunge l’agenzia, è stato ucciso durante le proteste a Sanandaj, la capitale della provincia del Kurdistan da cui proveniva Amini. Secondo i media locali, sale così ad almeno 14 il numero dei membri delle forze di sicurezza iraniane uccise dall’inizio delle proteste più di tre settimane fa.

Un appello all’unità è stato rivolto alla popolazione iraniana al termine di una riunione che si è tenuta tra il presidente, Ebrahi Raisi, lo speaker del Parlamento, Mohammad Baqer Qalibaf, ed il capo della magistratura, Gholam-Hossein Mohseni Ejei. I capi dei poteri esecutivo, legislativo e giudiziario, si legge in una nota della presidenza, hanno ritenuto “essenziale” il mantenimento della pace del Paese per le attività economiche e commerciali e hanno sottolineato che la società iraniana “ha bisogno dell’unità, indipendentemente dalla lingua, dalla religione e dall’etnia” per superare “i complotti ostili degli anti-iraniani”. “Sottolineando che i nemici di questa terra non vogliono una Repubblica Islamica potente e unita”, i tre esponenti iraniani hanno espresso apprezzamento per la capacità della popolazione di “neutralizzare le cospirazioni ostili”.

Intanto un’immagine in fiamme e con un mirino impresso sul volto della Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei che aveva incolpato Usa e Israele per le proteste e chiesto il processo dei manifestanti– è stata brevemente trasmessa sabato sera su due canali della tv di Stato iraniana Irib. Durante l’attacco hacker, firmato dal gruppo Edalat-e Ali (La giustizia di Ali), sono state mostrate anche delle ragazze uccise durante le proteste antigovernative delle ultime settimane. “Il sangue dei nostri giovani è sulle tue mani”, è il messaggio diffuso dagli hacker con un chiaro riferimento a Khamenei. Nel messaggio c’era anche un invito a unirsi alle manifestazioni e a “ribellarsi”.