Psycho fa sempre molta paura. E non è una questione di purismo da retroguardia. Basta andare a recuperare il film di Alfred Hitchcock in versione restaurata in 4k dalla Cineteca di Bologna, il 10, l’11 e il 12 ottobre in sala. Al di là di tre, quattro jump scares che, arrivando per primi rispetto a quello che offriranno horror e thriller nei decenni a venire, fanno letteralmente scuola, Psycho rimane l’inatteso e l’audace – esce nel 1960 – tra pure formalità e inesausti classicismi di ieri (come di oggi) anche solo per le stilettate degli archi di Bernard Herrmann nel soundtrack. Spiegò Hitchcock a Truffaut nel celebre libro intervista Il cinema secondo Hitchcock: “Penso che la sola cosa che mi sia piaciuta, che poi mi ha convinto a fare il film, sia stato il modo improvviso con cui si commette l’omicidio sotto la doccia; è del tutto imprevisto ed è questo che mi ha interessato”. Certo, rimanere ancora sotto il getto della doccia di Psycho 62 anni dopo, sembra di quelle operazioni nostalgiche da cinefilia retrò.
Eppure quella cinquantina di frammenti montati con una rapidità esemplare, ricomposti mostrando nudità impossibili, immaginando il sangue invisibile, ascoltando la lama dello psicopatico Norman Bates (Anthony Perkins) che si infila nella carne di Marion (Janet Leigh), rimane una di quelle esperienze sensoriali profonde della storia del cinema senza eguali. “In Psycho del soggetto mi importa poco, dei personaggi anche; quello che mi importa è che il montaggio dei pezzi del film, la fotografia, la colonna sonora e tutto ciò che è puramente tecnico possano far urlare il pubblico”, spiegava Hitch sempre a Truffaut. Tanti gli espedienti empirici di marketing che accompagnarono la preparazione alla visione, tra cui la richiesta del regista inglese di togliere dal mercato il più alto numero di copie del libro (mediocre ed omonimo di Robert Bloch) da cui il film è tratto o quello di imporre con cartelloni esplicativi all’ingresso dei cinema e addirittura mettendo guardie private agli ingressi delle sale per non permettere agli spettatori di entrare a film iniziato (pratica classica almeno fino a una ventina d’anni fa).
Ma torniamo al blocco della doccia, che si situa poco prima della metà del film, e nella stanza del macabro motel della morte pone fine alla fuga della protagonista rea di aver sottratto 40mila dollari ad un cliente dell’ufficio dove lavora come segretaria a Phoenix in Arizona. “Prima dell’inizio delle riprese vere e proprie, Mr. Hitchcock mi ha mostrato gli storyboard, disegnati per il montaggio della scena della doccia dal geniale artista Saul Bass, che ha realizzato anche i titoli del film. Erano previste da settantuno a settantotto angolazioni di ripresa, ognuna delle quali sarebbe durata sullo schermo due o tre secondi. Ma che un’immagine apparisse sullo schermo per due secondi o due minuti o venti minuti, ci voleva comunque lo stesso tempo per preparare la macchina da presa; le basi erano le stesse”, spiegò nel 1995 la Leigh, tra l’altro mamma di un’altra grande attrice, Jamie Lee Curtis. Questa invece la versione di Hitchcock, sempre dal libro intervista di Truffaut: “Le riprese sono durate sette giorni e ci sono state settanta posizioni di macchina per quarantacinque secondi di film. Per questa scena mi avevano costruito un meraviglioso busto finto con il sangue che doveva sprizzare sotto le coltellate, ma non l’ho usato. Ho preferito utilizzare una ragazza, una modella nuda, che doppiava Janet Leigh. Di Janet, si vedono solo le mani, le spalle e la testa. Tutto il resto è con una modella. Naturalmente il coltello non tocca mai il corpo, tutto è fatto con il montaggio. Non si vede mai una parte tabù del corpo della donna (il codice Hays ancora vigeva a Hollywood ndr) perché riprendevamo alcune inquadrature al rallentatore per evitare di avere i seni nell’immagine”. Chiaro, Psycho è anche molto, tanto, immensamente altro. E per quello c’è nientemeno che la sala ad attendervi. La versione restaurata, spiegano dalla Cineteca di Bologna, ha 13 secondi di tagli rimontati come nella versione originale voluta da Hitchcock nel 1960.