Le autorità statunitensi stanno cercando di capire se la banca abbia continuato ad aiutare i clienti a nascondere ricchezze al fisco, otto anni dopo aver pagato 2,6 miliardi di dollari per chiudere un contenzioso per evasione fiscale e impegnandosi a porre fine a queste pratiche
Il dipartimento di Giustizia statunitense sta indagando per capire se la banca elvetica Credit Suisse abbia continuato ad aiutare i clienti a nascondere ricchezze al fisco, otto anni dopo aver pagato 2,6 miliardi di dollari per chiudere un contenzioso per evasione fiscale e impegnandosi a porre fine a queste pratiche. Lo scrive l’agenzia Bloomberg. Secondo le fonti citate gli investigatori stanno cercando di capire se la banca abbia aiutato i titolari di conti statunitensi, in particolare con passaporti sudamericani, a nascondere somme per centinaia di milioni di dollari. La banca nega gli addebiti e assicura di stare collaborando con le autorità. “Credit Suisse non tollera l’evasione fiscale“, ha affermato in una nota. “Dal 2014 abbiamo implementato grandi miglioramenti per individuare ed escludere persone che cercano di nascondere i beni alle autorità fiscali. La nostra politica è quella di chiudere i conti non dichiarati una volta identificati e di sanzionare qualsiasi dipendente che non rispetti la politica bancaria e gli elevati standard di condotta di Credit Suisse”.
Secondo quanto riporta Bloomberg il vice procuratore generale degli Stati Uniti Lisa Monaco ha promesso di reprimere i reati aziendali recidivi, ma non è chiaro se il Dipartimento adotterà nuovi provvedimenti contro la banca. Gli avvocati che assistono il gruppo bancario hanno sostenuto davanti ai pubblici ministeri di Washington che non sono state violate leggi e accordi e che quindi la banca non merita ulteriori sanzioni. Il Dipartimento di Giustizia ha rifiutato di commentare.
La notizia arriva in un momento molto delicato per il gruppo svizzero. La banca sta cercando di reimpostare la sua struttura riducendo l’esposizione al rischio complessiva. Un piano di ristturazione che richiede soldi. Otto miliardi di franchi svizzeri (8,2 miliardi di euro) secondo le stime di Goldman Sachs, nove per la società di servizi finanziari Jeffereis. Poiché il valore delle azioni si è più che dimezzato da inizio anno e ormai sui minimi storici raccogliere denaro con un aumento di capitale significherebbe diluire molto le partecipazioni degli attuali soci. La banca cerca altre strade, in particolare la cessione di alcune attività legate all’ investment banking. Valuta anche la cessione dell’hotel di lusso Savoy di Zurigo che potrebbe fruttare fino a 400 milioni. Il prossimo 28 ottobre la banca ha in programma la presentazione del nuovo piano industriale.