Secondo l'accusa e la sentenza di primo grado, nel 2015 la giunta di Falcomatà ha assegnato la gestione dell’ex Miramare - uno dei palazzi più prestigiosi della città - senza bando né procedure di evidenza pubblica all'imprenditore Paolo Zagarella, dopo che l'anno prima lo stesso Zagarella aveva concesso i propri locali per la segreteria politica di Falcomatà. Sul processo però incombe la prescrizione, fissata a inizio 2023
Per la Procura generale il sindaco sospeso di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà (Pd) va condannato anche in appello per abuso d’ufficio nel processo sulle irregolarità nelle procedure di affidamento del Grand Hotel “Miramare”. Si è conclusa oggi la requisitoria del sostituto procuratore Walter Ignazitto, applicato alla Procura generale dopo aver coordinato le indagini e dopo aver rappresentato l’accusa nel processo di primo grado assieme al pm Nicola De Caria. Lo scorso novembre Falcomatà era stato condannato a un anno e quattro mesi di carcere con pena sospesa, mentre era stato assolto dall’imputazione di falso. Il Tribunale, inoltre, aveva condannato ad un anno di reclusione con pena sospesa, sempre per abuso d’ufficio, anche sette assessori della sua giunta: Saverio Anghelone, Armando Neri, Rosanna Maria Nardi, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca, Agata Quattrone e Antonino Zimbalatti. Per tutti loro l’accusa ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado. In forza della legge Severino, gli amministratori condannati (sindaco compreso) sono stati sospesi dall’incarico per 18 mesi.
Nell’udienza dell’11 ottobre, dopo la relazione sulla sentenza di primo grado, la Corte d’Appello ha rigettato la richiesta di riapertura dell’istruttoria dibattimentale formulata dalle difese di Falcomatà e dell’ex assessore Nardi. Oltre che per i politici, il sostituto pg Ignazitto ha chiesto la conferma della condanna a un anno di carcere (con pena sospesa) anche per il segretario comunale in carica all’epoca, Giovanna Antonia Acquaviva, per l’ex dirigente del settore Servizi alle imprese e sviluppo economico del Comune, Maria Luisa Spanò, e per l’imprenditore Paolo Zagarella. È a lui, secondo l’accusa, che nel 2015 la giunta di Falcomatà ha assegnato la gestione dell’ex Miramare – uno dei palazzi più prestigiosi della città – attraverso l’associazione “Il Sottoscala”, senza bando né procedure di evidenza pubblica, dopo che l’anno prima aveva concesso i suoi locali per la segreteria politica di Falcomatà. Secondo l’accusa, quindi, sindaco e assessori avrebbero violato “i doveri di imparzialità, trasparenza e buona amministrazione”.
“L’intenzionalità del dolo – ha affermato oggi in aula il pg Ignazitto durante la requisitoria – si percepisce dalla prima all’ultima pagina di questo processo. Quello era stato un avviso privato al quale poi non è seguito un avviso pubblico”. Più volte il magistrato ha fatto riferimento alla sentenza di primo grado, nelle cui motivazioni è scritto che Falcomatà è stato il “dominus dell’intera vicenda e ideatore del progetto di affidamento diretto del Miramare all’amico Zagarella, sia nella sua veste formale di sindaco, e dunque di soggetto che riveste la più alta carica all’interno della Giunta comunale, sia nella sua veste sostanziale, quale agente direttamente interessato all’approvazione della delibera ‘Miramare’, alla cui votazione ha partecipato non solo in violazione di legge, alla stregua degli altri imputati, ma anche in spregio all’obbligo di astensione su di lui gravante alla luce dei rapporti intrattenuti con Zagarella”.
Nella sentenza, appellata dal sindaco e dagli assessori, è scritto poi che questi ultimi “hanno scientemente violato, nell’esercizio delle loro funzioni, una pluralità di specifiche norme di legge che imponevano regole di condotta non discrezionali”. In sostanza, per i giudici di primo grado, i componenti della Giunta “hanno arrecato, con l’approvazione della delibera comunale, un vantaggio patrimoniale ad un amico del sindaco, procurandogli intenzionalmente un’utilità suscettibile di valutazione economica, con correlativo danno ingiusto per i terzi potenzialmente interessati all’affidamento del Miramare”. La scure della prescrizione – fissata a inizio 2023 – non consentirà mai a questo processo di arrivare a condanna definitiva. Ma alla sentenza d’appello sì: e per questo, prima di chiudere la sua requisitoria, il sostituto pg Ignazitto ha ribadito di ritenere “giusto che ci sia una decisione di merito non solo per gli imputati ma anche per i cittadini di Reggio Calabria che sono i danneggiati da questa vicenda”. Si torna in aula il 18 ottobre, quando inizieranno le arringhe degli avvocati.