La gara viziata da una decisione stravagante dell'arbitro tedesco Siebert che al 19', oltre al rigore (trasformato dall'italo-brasiliano della Nazionale per l'1-0), espelle anche Tomori
Il Chelsea è una gran bella squadra, Mason Mount un giocatore sontuoso e le idee di gioco di un allenatore come Graham Potter molto interessanti. Ma la partita del quarto turno dei gironi di Champions League vinta a San Siro contro il Milan per 2-0 è poco giudicabile visto che i rossoneri sono rimasti in dieci dopo venti minuti per una decisione stravagante dell’arbitro tedesco Siebert.
Già, perché al diciannovesimo Mount scappa a Tomori che lo contrasta mettendoci anche il fisico, il contatto di sicuro c’è: la trattenuta anche, seppur non trascendentale. Per l’arbitro però è rigore ed espulsione. Magari la teoria potrebbe trovare giustificazione su un manuale di calcio scritto, e in tempi in cui il Var potrebbe correggere l’errore c’è pure la filosofia dell’intensità del contatto a complicare le cose. Certo è che nell’applicazione pratica su un campo da calcio è semplicemente risibile dare un rosso e assegnare un rigore del genere.
Tant’è: Jorginho lo trasforma e porta il Chelsea in vantaggio. Ma è palese che l’episodio dopo venti minuti vada a viziare in maniera macroscopica una partita che per il Milan rappresentava tanto. I rossoneri però provano a reagire: Giroud, che a Koulibaly di grattacapi ne ha sempre creati parecchi, si divora un goal fatto al 25esimo sparando alto di testa da ottima posizione. Ma il Chelsea ha gioco facile con l’uomo in più e senza un centrale del calibro di Tomori di fronte: i blues al 35esimo con una bella triangolazione trovano il raddoppio con Aubameyang.
Il Milan nel secondo tempo prova a impensierire Kepa con Leao sempre imprevedibile, ma Dest spreca sul suggerimento del compagno. Poi il Chelsea con l’uomo in più e i palleggiatori eccellenti che ha non ha difficoltà a cristallizzate il gioco, senza alcun interesse di accelerare o forzare le giocate.
Diversamente il Milan al netto della generosità in dieci uomini non crea grossi problemi alla squadra di Potter. Da lodare tuttavia la capacità dei rossoneri di restare nella partita senza perdere la testa, cosa che poteva accader, e senza aprirsi ad imbarcate: rischio concreto in inferiorità numerica contro una squadra smaliziata e brava a palleggiare e ritagliarsi spazi.
Si chiude con cartellini distribuiti un po’ troppo allegramente, quasi a pioggia: saranno dieci alla fine della partita tra gialli e rossi, forse un numero un po’ eccessivo in una gara tutt’altro che scorretta.
Sconfitta amara per come è maturata quella del Milan ma i cui danni vengono limitati dal pareggio tra Dinamo Zagabria e Salisburgo: nulla è precluso per Pioli e i suoi in chiave qualificazione agli ottavi, con le prossime due gare, in Croazia con la Dinamo e in particolare a San Siro col Salisburgo che diventano decisive.