Il potente ex governatore della Lombardia sconterà ai servizi sociali l'anno e poco più di detenzione residua dei cinque anni e dieci mesi che gli erano stati inflitti per corruzione, a febbraio 2019, nel processo Maugeri-San Raffaele. Formigoni era stato condannato in via definitiva per aver favorito con delibere di giunta i due istituti lombardi in cambio di cene, viaggi e gite in barca, divertimenti e anche un acquisto agevolato di una villa in Sardegna
Dopo tre anni e tre mesi Roberto Formigoni lascia i domiciliari. Il potente ex governatore della Lombardia sconterà ai servizi sociali l’anno e poco più di detenzione residua dei cinque anni e dieci mesi che gli erano stati inflitti per corruzione, a febbraio 2019, nel processo Maugeri–San Raffaele. Dopo cinque mesi trascorsi in carcere a Bollate, a luglio dello stesso anno l’ex politico aveva ottenuto dal Tribunale di Sorveglianza di poter scontare la pena nella propria abitazione. Lo stesso Tribunale che ora ha accolto la richiesta di affidarlo in prova al Piccolo Cottolengo don Orione di Milano, in viale Caterina da Forlì, zona piazza Firenze. Lì l’ex uomo di punta di Comunione e Liberazione, laureato in filosofia all’Università cattolica, terrà corsi d’italiano per le giovani suore straniere.
Formigoni era stato condannato in via definitiva dalla Cassazione (che aveva ridotto la pena, rispetto ai sette anni e sei mesi inflitti in appello, per la prescrizione di una parte dei reati) per una corruzione fatta di cene, viaggi e gite in barca, divertimenti e anche un acquisto agevolato di una villa in Sardegna. Tutto pagato con settanta milioni di euro fuoriusciti dalla casse dell’istituto Maugeri di Pavia e dell’ospedale San Raffaele di Milano, che in cambio erano stati favoriti delibere di giunta ottenendo circa duecento milioni di rimborsi pubblici indebiti. Il “fine pena” al momento è fissato a marzo 2024, ma potrebbe essere cambiato se l’ex presidente lombardo continuerà a beneficiare, come ha fatto finora, degli sconti per buona condotta.
La richiesta di affidamento ai servizi sociali era stata presentata dai legali del “Celeste” già a ottobre 2020, quando la pena residua era scesa sotto il limite dei quattro anni richiesti dalla legge. A causa della pandemia, della quantità dei procedimenti e della carenza di magistrati e personale, però – riferisce il Corriere – la sua posizione è stata trattata solo ora e dopo le tantissime richieste di detenuti carcerati. Nel frattempo Formigoni ha potuto usufruire di numerosi permessi. Ora, come tutti i detenuti in affidamento in prova, dovrà sottostare ad una lunga serie di prescrizioni imposte dalla Sorveglianza: ad esempio, potrà stare fuori casa solo dalle 7 del mattino alle 23 e restando sempre nel territorio della Lombardia, con la possibilità di uscire la notte solo per “comprovate gravi necessità” e comunque dopo aver avvisato le forze dell’ordine.