Dopo la scadenza nel 2020 e tre proroghe, la Regione di Fontana lavora da mesi ad un affidamento in house del contratto di servizio per il decennio 2023-2032. Eppure una soluzione alternativa ci sarebbe stata, quella di indire un bando a livello europeo, dividendo il servizio in più lotti e mettendoli a gara tra più operatori. Una soluzione ormai difficile da percorrere. L'opposizione: "Così c'è il rischio di perdere i finanziamenti del Pnrr per il rinnovo del parco rotabile e di vedere decurtata la quota spettante alla Lombardia del Fondo nazionale dei trasporti"
Il futuro del trasporto su ferro in Lombardia continuerà a essere legato per anni a Trenord. Nonostante i ritardi, le cancellazioni di treni e i frequenti disservizi che rendono la vita difficile ai pendolari, Regione Lombardia lavora da mesi ad un affidamento in house, cioè a un nuovo contratto di servizio da affidare direttamente alla sua società partecipata per il decennio 2023-2032. Eppure una soluzione alternativa ci sarebbe stata, quella di indire un bando a livello europeo, dividendo il servizio in più lotti e mettendoli a gara tra più operatori. Una soluzione ormai difficile da percorrere: il contratto di servizio, scaduto a fine 2020, è stato prorogato già tre volte, prima a causa del Covid poi, tra le altre cose, dell’incertezza economico-finanziaria conseguente alla guerra tra Russia e Ucraina, portando la sua scadenza a luglio dell’anno prossimo. Difficile che nei pochi mesi che mancano, con in mezzo le elezioni regionali, la giunta di Attilio Fontana cambi rotta. Tanto più alla luce del legame esistente con Trenord, i cui vertici sono in buona parte di nomina regionale. Ma la rotta intrapresa comporta un rischio: “Perdere i fondi del Pnrr per il rinnovo del materiale rotabile”, accusano i consiglieri di opposizione Pietro Bussolati del Pd e Niccolò Carretta di Azione.
Bussolati e Carretta hanno reso nota in conferenza stampa la risposta ricevuta dall’Autorità di regolazione dei trasporti (Art) a una loro richiesta di parere sulla correttezza delle proroghe del contratto di servizio e sull’opportunità di procedere con un nuovo affidamento diretto a Trenord. L’autorità, facendo riferimento a una nota inviata lo scorso novembre alla Regione, sottolinea nella sua risposta che un ricorso reiterato delle proroghe comporta “un ritardo nella piena applicazione della regolazione dell’autorità e nel perseguimento degli obiettivi di efficacia, efficienza, qualità e trasparenza”. Per quanto riguarda l’affidamento diretto, le norme lo consentono, ma l’Art ne sottolinea le criticità: “Si evidenzia come, in sede di consiglio dell’Unione europea, sia stata espressa preoccupazione per l’assetto concorrenziale del mercato ferroviario regionale italiano, sottolineando, nell’ambito delle riforme in materia di concorrenza previste dal Pnrr, l’importanza di incentivare l’adozione di procedure competitive per gli affidamenti del trasporto pubblico ferroviario, circoscrivendo il ricorso alla modalità in house, anche in merito alla relativa durata contrattuale”. L’autorità fa poi riferimento alle misure introdotte dalla legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021 per promuovere procedure di evidenza pubblica, attraverso “un meccanismo di riduzione delle risorse del Fondo nazionale trasporti da trasferire alle regioni”.
Parole che per Carretta significano una cosa: “Il rischio di perdere i finanziamenti del Pnrr per il rinnovo del parco rotabile e di vedere decurtata la quota spettante alla Lombardia del Fondo nazionale dei trasporti, che nel 2021 si attestava attorno ai 400 milioni di euro”. Un’eventualità che peserebbe su un servizio sino a oggi tutt’altro che efficiente. Basti pensare che lo scorso luglio Trenord non ha rispettato, in quanto a ritardi e soppressioni, lo standard di servizio previsto dal contratto in addirittura 30 direttrici su 38. Un pessimo risultato che va al di là dei problemi causati dalla chiusura del Passante ferroviario di Milano, che interessa appena cinque direttrici.
Per l’Art, se non è possibile fare una gara subito, è bene che in tale direzione si vada: “Pare opportuna una riconsiderazione della durata del prossimo affidamento, che potrebbe essere ridotta rispetto al limite massimo ammesso, in modo tale che sia commisurata al tempo necessario per l’adeguata risoluzione delle criticità evidenziate, relativamente agli aspetti infrastrutturali e al sistema tariffario, al fine di rimuovere gli ostacoli attualmente rilevati e consentire alla Regione di ampliare le proprie valutazioni in futuro sia in merito alla perimetrazione dei lotti che alla modalità di affidamento”. Secondo Bussolati il messaggio è chiaro: “L’autorità di regolazione raccomanda fortemente l’abbandono della prassi dell’affidamento diretto in favore di un meccanismo che valorizzi la concorrenza e contribuisca a migliorare il servizio creando contesti di maggiore efficacia ed efficienza. Laddove la gara europea si è fatta, cioè in Emilia Romagna, ci sono stati importanti investimenti che han fatto sì che ora lì ci sia la flotta più giovane del Paese”. Parole a cui l’assessora regionale ai Trasporti Claudia Terzi replica così: “L’esempio tanto decantato dell’Emilia Romagna ha visto come unico partecipante alla gara Trenitalia, che non potrebbe partecipare a una gara in Lombardia in quanto socio al 50% di Trenord. E pensare a un servizio gestito da società che hanno sedi a Parigi o Berlino va contro l’impegno di Regione di mantenere in Lombardia il servizio di trasporto ferroviario. Non è solo una questione tecnica, è anche una scelta politica”.