“C’è una nemmeno troppo celata irritazione americana per il fatto che Zelensky non si consulti abbastanza per la scelta degli obiettivi. Nel momento in cui l’Occidente, e soprattutto gli Usa e il Regno Unito, forniscono assistenza militare massiccia e fondamentale per la difesa dell’Ucraina, è legittimo e comprensibile che su certe scelte di operazioni sia sul terreno, sia fuori, come l’assassinio della figlia di Dugin, Zelensky, prima di prendere iniziative, si consulti coi suoi alleati e in particolar modo col suo principale alleato, ovvero gli Usa”. Sono le parole pronunciate ai microfoni di “24 Mattino” (Radio24) dall’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, presidente dell’Istituto Affari Internazionali, che spiega: “Se Zelensky si fosse consultato con gli Usa, probabilmente gli sarebbe stato sconsigliato di colpire il ponte di Kerch, perché, anche se dal punto di vista etico, è il minimo sindacale che ci si possa aspettare da un Paese aggredito, è anche vero che era abbastanza prevedibile la reazione russa, che va tutta nel senso di una escalation“.
L’ambasciatore è pessimista sulla attuale possibilità di negoziati: “Non leggo assolutamente alcun filo di dialogo tra Usa e Russia, né vedo spiragli oggi meno che mai. Vedo solo l’esigenza di un ricalibramento del rapporto tra Zelensky e alleati occidentali, soprattutto in una fase in cui inevitabilmente Zelensky chiederà altri aiuti militari, come ha già fatto. La posizione dell’Occidente, comunque, resta sempre la stessa ma è ovvio che prima o poi bisognerà trovare un modo per uscire dall’impasse. Questo però non è il momento. Tuttavia, mantenere ferma la questione di principio sulla difesa dell’integrità territoriale dell’Ucraina e la condanna dell’aggressione russa – continua – non significano che non si possa far presente all’Ucraina, che l’Occidente sta assistendo in maniera massiccia, importante e significativa, che su certe scelte una qualche consultazione sarebbe stata utile e opportuna. Noi Occidente non siamo direttamente coinvolti nel conflitto, ma siamo parte interessata perché stiamo investendo in aiuti economici, militari e umanitari. Soprattutto senza il rifornimento delle armi l’Ucraina non potrebbe esistere“.
Nelli Feroci poi commenta l’intervento telefonico di un radioascoltatore, che, criticando le parole precedenti del giornalista Paolo Mieli, parla di “due pesi e due misure” da parte dell’Occidente nei confronti dell’Ucraina e di altri Paesi coinvolti ugualmente in cruenti conflitti: “La questione sollevata dall’ascoltatore è reale. Il tema dei due pesi e delle due misure è uno dei motivi per cui l’Occidente non è riuscito a muovere e a mobilitare una solidarietà attiva a sostegno della propria linea presso i Paesi non occidentali. Paesi come la Cina, l’India, il Brasile, l’Africa e buona parte del Medioriente o sono stati guardare o addirittura si sono schierati dalla parte di Mosca. E questo – conclude – si spiega in larga misura con un risentimento maturato in questi Paesi contro l’Occidente appunto per via di quei casi in cui l’Occidente o non si è mosso o si è mosso dalla parte sbagliata. Questo è un tema su cui forse non si è riflettuto abbastanza. L’Ucraina è un caso diverso ed è giusto che ci siamo schierati, però non siamo riusciti a mobilitare una solidarietà diffusa nel mondo sulla nostra posizione. E questo dovrebbe farci riflettere”.