“In quattro mesi abbiamo pagato 760 euro: ora lo scaldabagno si accende con il timer e ho smesso di usare il forno”. Le testimonianze dei lettori che nonostante uno stipendio fisso non ce la fanno: "Lascerò Milano, non è una città per poveri". “Devo scegliere tra oculista e otorino”, “Ho fatto la cessione del quinto dello stipendio per ottenere un prestito con cui pagare il dentista”. Racconta la tua esperienza a redazioneweb@ilfattoquotidiano.it
Non basta più lavorare per riuscire a pagare le bollette. Per chi ha un contratto di fornitura tutelato, da inizio ottobre il costo dell’energia elettrica è aumentato del 59% e con l’arrivo dell’inverno il prezzo del gas appesantirà ulteriormente il bilancio delle famiglie. Far quadrare i conti a fine mese è diventato un problema anche per chi può contare su uno stipendio fisso. Ilfattoquotidiano.it ha raccolto le loro storie.
Rita, 53 anni, Albiate (Monza e Brianza) – “Dico a mia figlia che i libri di scuola del nuovo anno non sono ancora arrivati, ma non è vero. Sono 300 euro, devo aspettare lo stipendio”. La figlia di Rita, collaboratrice scolastica in una scuola brianzola, ha 16 anni e frequenta il terzo anno delle superiori. Vive da sola con sua madre, dopo che il padre se n’è andato lasciandole sole con uno stipendio da 1000 euro al mese netti. “Ne dovrei prendere un centinaio in più – spiega – ma ho dovuto fare la cessione del quinto dello stipendio per ottenere un prestito da 3mila euro. Ho avuto un incidente e mi sono rotta un dente davanti, dovevo pagare il dentista. Se fosse stato un dente dietro avrei rimandato, ma così non potevo stare”. Rita e sua figlia non fanno mai vacanze, non mangiano la pizza fuori e non hanno la macchina: “Non me la posso permettere, vado in bici. Che sia piena estate o inverno”. La rata del mutuo si prende ogni mese 520 euro, con il resto Rita mette insieme quello che serve per lei e sua figlia. “Sono considerata troppo ricca per accedere ai bonus. Non valutano le reali condizioni di vita di una persona. Io sopravvivo, non vivo”. Secondo i suoi calcoli, per non fare debiti e “mangiare bene” le servirebbero 1500 euro. Con il caro bollette il livello di preoccupazione sale molto. “Stiamo molto attente. Cerchiamo di cucinare poco e quando lo facciamo cuociamo grandi quantità, così poi basta riscaldare e si consuma meno. Le lavatrici sono da 30 minuti, a 20 o 30 gradi”. Nonostante questa attenzione e i bonus sociali per l’energia la bolletta elettrica di luglio e agosto è stata superiore ai 150 euro. “Se penso che tra poco dovrò accendere la caldaia mi viene male”. Ha già abbassato la temperatura dell’acqua. Ora si stanno lavando con quella tiepida, ma tra poco, con i primi veri freddi, non basterà. Nell’ultimo periodo è arrivato anche un problema di salute a complicare la situazione: “Una maestra a scuola aveva visto che stavo male, ha riconosciuto che avevo la sua stessa malattia. Mi ha pagato lei la prima visita dal medico che l’aveva aiutata, 160 euro. Poi però non ci sono più potuta andare. La mia malattia non è riconosciuta e quindi non ho esenzioni”. Non può fare esami di controllo e fa fatica a comprarsi le medicine che le servono.
Sara Pavan, 56 anni, Carbola (Rovigo) – “Ho acquistato lana di vetro per isolare meglio il tetto, che è la parte da dove si disperde più calore”. È la strategia di Sara per combattere il caro bollette: per pagare la luce, nel mese di agosto, ha dovuto sborsare più di 500 euro, invece che i soliti 250. Per lo stesso motivo cercherà di utilizzare il meno possibile i termosifoni: “Ho comprato un condizionatore-pompa di calore di classe energetica A +++. Spero di poterlo usare al posto dei termosifoni”. Si sente fortunata perché vive in una casa di proprietà, a Corbola in provincia di Rovigo, e non paga l’affitto ogni mese. Lo stipendio da operatrice socio-sanitaria non le permette di mettere soldi da parte e anche i costi del carburante per andare a fare l’assistenza domiciliare prevista dal suo lavoro non sono trascurabili. “Gli spostamenti in macchina sono di circa 10 chilometri e il gpl non costa troppo”, specifica, anche se ammette che “basta veramente poco per scivolare“. Alcuni mesi lei e suo marito, 63 anni e operatore socio-sanitario anche lui, devono chiedere i soldi ai due figli per riuscire a pagare le bollette. “Sono sollevata dal fatto che i miei figli lavorino, perché possiamo chiedergli aiuto se ne abbiamo bisogno. Se questa crisi fosse avvenuta qualche anno fa con i bambini piccoli sarebbe stato un disastro”. Sara non è preoccupata per sé, ma “se penso ai giovani, non so come possano progettare il futuro“. Nel frattempo, le rinunce sono iniziate: nessun viaggio negli ultimi due anni, al massimo gite in giornata. “I viaggi costano troppo, li guardo passare sul dépliant“, conclude.
Marinella, 73 anni, Cagliari – “Dobbiamo scegliere: prima gli occhi o l’otorino? Prima il dentista o il reumatologo?”. È preoccupata e arrabbiata Marinella, pensionata sarda che ha lavorato per 39 anni in una grande azienda di distribuzione dell’energia. “La conosco bene la materia, me ne sono occupata per una vita. Stipulavo i contratti”, ci spiega. Per lei e suo marito, ex operaio in pensione, avere dei soldi da parte serve vuol dire stare tranquilli di fronte all’avanzare degli anni: “Non voglio arrivare troppo tardi. Le visite preventive alla mia età non possono essere rimandate e non abbiamo esenzioni”. Fino al 2015, grazie a un’offerta riservata ai dipendenti, Marinella ha usufruito di uno sconto dell’80% sulla tariffa elettrica. “Doveva essere vita natural durante e invece ci siamo trovati all’improvviso a dover fronteggiare una nuova spesa molto importante. Abbiamo fatto ricorso, poi abbiamo rinunciato. I costi erano troppo alti”. Dal secondo semestre del 2021, però, sono arrivati ulteriori rincari. “Nel 2022 abbiamo pagato 760 euro di elettricità in quattro mesi”. Da quel momento Marinella ha ridotto i consumi da 14 a 5-6 kilowattora al giorno. “Praticamente facciamo la doccia fredda. Lo scaldabagno si accende con il timer per un tempo limitato di notte, per stemperare l’acqua”. Ci racconta anche di come abbia dovuto smettere di usare il forno per cucinare e di come abbia dovuto limitare l’uso della lavatrice. “Ma nonostante tutto questo sforzo, ho fatto il conto: consumiamo per circa 3 euro e 60 centesimi al giorno. Più di così non si può fare, abbiamo già ridotto la qualità della nostra vita. E ancora devono arrivare le bollette del gas, sarà una botta”. Anche fare la spesa è complicato, soprattutto ora che i figli di Marinella, due uomini di 46 e 48 anni, non stanno lavorando più perché la piscina in cui sono occupati è chiusa da luglio. L’attività non era più in grado di sostenere le spese. “Vengono tutti i giorni a pranzo qui. Si fanno anche la doccia”. Psicologicamente è difficile, confida. “Tutto il contesto è molto pesante. Il nostro reddito è diminuito. Si è alzato tutto e l’assegno pensionistico è sempre lo stesso”.
Maurizio Bartuccio, 48 anni, Pieve del Grappa (Treviso) – “Mi sono costruito una vita, ma con tutto quello che sta succedendo è difficile arrivare a fine mese“. Nato in Sicilia quarantotto anni fa, nel 2005 Maurizio ha deciso di mettere tra sé e la propria terra d’origine più di 1400 chilometri di distanza per trovare lavoro. Dopo diversi concorsi vinti, è entrato nella polizia locale dove lavora tutt’ora, a Pieve del Grappa in provincia di Treviso. Il motivo delle difficoltà economiche è semplice: “Tre quarti del mio stipendio se ne va in bollette”. I primi aumenti significativi dei costi dell’energia sono iniziati prima dell’estate e ora “anche una sola può pesare molto sul bilancio famigliare“. Maurizio può contare anche sullo stipendio della compagna, 34 anni, che lavora nel settore privato. Ora però è in maternità e quindi non percepisce lo stipendio pieno. Con due figli piccoli, Giovanni e Gloria, “la vita di tutti i giorni comincia a diventare dura” e i momenti di riposo come le vacanze estive costano troppo per goderseli. È preoccupato per la rabbia che sta crescendo in molti cittadini che incontra tutti i giorni per il suo mestiere. “E pensare che qui saremmo nel ricco nord-est”. Il caro energia intanto si riflette ogni settimana sulla vita di Maurizio, partendo dalle piccole abitudini: “Noi ormai la pizza del sabato la prendiamo da asporto e la mangiamo a casa: per due margherite al ristorante ci vogliono 15 euro”.
Maria Attianese, 48 anni, Milano – “Sono pentitissima della mia decisione di trasferirmi”. Lo ripete tre volte Maria, 48 anni, nata a Sant’Egidio di Monte Albino in provincia di Salerno e a Milano nel 2006. Lavora come dipendente comunale, ma “lo stipendio non ti permette di comprare nulla: uno si sente demotivato, quasi depresso“. Il senso di precarietà e di impotenza è stato amplificato dall’aumento dei costi dell’energia, tanto che si sente dentro “una ruota del criceto“: si continua a correre e si rimane nello stesso punto perché dopo “16 anni di sacrifici, sembra che li abbia tutti buttati via: sono alla costante ricerca di una soluzione”. Il suo è l’unico reddito della famiglia: il figlio frequenta la quinta elementare, l’ex compagno ha deciso di andarsene prima della nascita del bambino. Anche salire sull’auto a metano per portare il bambino a fare le gite fuori porta è diventato troppo costoso: “Il pieno è passato da 12 euro a 31”, mentre la bolletta della casa di 37 metri quadri è triplicata. Avrebbe messo da parte alcuni soldi per rifare la cameretta al figlio, ma il caro bollette ha mangiato i suoi risparmi. “Qui sono senza soldi ed emarginata. Non ho una rete che mi aiuti”, spiega Maria. Per questo sta pensando di tornare indietro a Sant’Egidio di Monte Albino: “Milano non è una città per i poveri“, taglia corto.
Daniela, 47 anni, Roma – “Il futuro lo guardo con preoccupazione. Non sono ancora alla disperazione, ma sono preoccupata”. Daniela è nata a Castellammare di Stabia, Napoli, ma anni fa si è trasferita a Roma per lavoro. Tre figli, è regolarmente assunta con un contratto a tempo indeterminato part-time in un scuola privata che fa corsi di formazione nel settore olistico. “Hanno già mandato a casa tre persone. Io sono stata due anni in cassa integrazione. La crisi causata dal lockdown ha messo l’attività in difficoltà, ma con i corsi online siamo riusciti ad andare avanti”. Il figlio più piccolo ha 5 anni e mezzo. Quando è nato, è stata obbligata a ridurre il suo orario lavorativo. “Mi sono separata e non ho nessuno in città a cui appoggiarmi. Per fare un lavoro full-time, ammesso che riesca a trovarlo, dovrei assumere una baby–sitter. Sarebbe una spesa in più”. Si chiede come farà il prossimo inverno. Da gennaio a giugno le bollette di luce e gas hanno toccato i 1000 euro. “Prima ero serena, senza strafare, ora scivolo“. Con la crescita dei bambini, l’idea era quella di cambiare casa ma in questo momento è difficile fare progetti. “Questa casa mi hanno aiutato a pagarla i miei genitori. Io non potrò farlo con i miei figli“. In previsione dei rincari ha iniziato ad adottare contromisure. L’asciugatrice, prima sempre in funzione con i panni di dei tre figli, ora è spenta. La retta della palestra dove due bambini fanno karate è aumentata, così come la scuola calcio del terzo. “Mia cugina è tornata a casa dei suoi perché non voleva più pagare le bollette con i soldi che stava mettendo da parte per comprarsi casa. Io cerco di essere positiva. Questa estate mi sono iscritta a un corso di inglese, è un investimento che pesa ma potrebbe aiutarmi a trovare lavoro. Oggi me lo posso ancora permettere e l’ho fatto. Domani non lo so”.
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