“Stiamo però attenti: sia il progressismo che si accoda al mondo, sia il tradizionalismo, o l’indietrismo, che rimpiange un mondo passato, non sono prove d’amore, ma di infedeltà. Sono egoismi pelagiani, che antepongono i propri gusti e i propri piani all’amore che piace a Dio, quello semplice, umile e fedele che Gesù ha domandato a Pietro”. Così Papa Francesco nell’omelia della messa presieduta nella Basilica di San Pietro nella memoria di san Giovanni XXIII, a 60 anni dall’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, l’11 ottobre 1962. “Quante volte – ha spiegato Bergoglio – si è preferito essere ‘tifosi del proprio gruppo’ anziché servi di tutti, progressisti e conservatori piuttosto che fratelli e sorelle, ‘di destra’ o ‘di sinistra’ più che di Gesù; ergersi a ‘custodi della verità’ o a ‘solisti della novità’, anziché riconoscersi figli umili e grati della santa Madre Chiesa”.
Ripartire dal Concilio è stata l’indicazione data da Francesco alla Chiesa cattolica. Da quell’evento che ha rinnovato l’istituzione ecclesiale nella continuità. Da quella pagina storica scritta con determinazione da Roncalli insieme al suo diretto successore, san Paolo VI, che ne concretizzò i frutti. Una indicazione, quella data da Bergoglio, in preparazione al Giubileo del 2025, mentre la Chiesa, proprio per volontà del Papa, vive una stagione missionaria e sinodale. L’arcivescovo Rino Fisichella, pro prefetto della Sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo all’interno del Dicastero per l’evangelizzazione, sta concretizzando le linee guida date da Francesco per l’Anno Santo del 2025. A lui il Papa ha rinnovato il compito di essere il regista del Giubileo, come era avvenuto con quello straordinario della misericordia del 2015-2016.
Monsignor Fisichella ha fatto realizzare i Quaderni del Concilio (Shalom), 35 sussidi molto agili che invitano alla lettura delle quattro costituzioni del Vaticano II: Dei verbum, Sacrosantum Concilium, Lumen gentium e Gaudium et spes. “Prepararsi al Giubileo del 2025 – ha scritto Bergoglio nell’introduzione dell’opera – riprendendo tra le mani i testi fondamentali del Concilio Ecumenico Vaticano II è un impegno che chiedo a tutti di accogliere come momento di crescita nella fede. Metto nelle mani di tutti i cristiani, soprattutto dei giovani, questi agili ed efficaci sussidi, che ripercorrono i temi fondamentali delle quattro costituzioni conciliari. Auspico che possano trovare larga accoglienza e portare buoni frutti per il rinnovamento delle nostre comunità. Li affido in particolare ai vescovi, ai sacerdoti, ai catechisti e alle famiglie, perché trovino le forme più adeguate per rendere attuale l’insegnamento dei padri conciliari, nella prospettiva del prossimo Giubileo 2025”.
C’è un testo che è una preziosa bussola per capire l’indicazione fornita da Francesco a 60 anni dall’apertura del Vaticano II. È il volume Memoria viva (San Paolo) di monsignor Fisichella. “Chi oggi parla di tradizione – scrive il presule – è etichettato frettolosamente come tradizionalista e ha smesso di vivere! Troppo strumentale e ingenua l’identificazione per non pensare che quanti la compiono hanno una visione miope spesso prodotta dall’ignoranza. La tradizione è condizione di vita, senza della quale non si dà futuro. Dovrebbe esserne ben consapevole almeno il teologo. Chi ha familiarità con l’intelligenza del mistero è ben cosciente che la stessa composizione dei testi fondamentali della sua ricerca, quali gli scritti dell’Antico e del Nuovo Testamento, sono anzitutto il frutto di una tradizione orale trasmessa di generazione in generazione”.
L’arcivescovo sottolinea che “nell’epoca di internet, tutto questo viene a mancare. La cultura dell’immediato, dell’hic et nunc, sta fagocitando velocemente le categorie tradizionali dello spazio e del tempo per immettere in un contesto privo di riferimenti. La composizione di un testo, solo per fare un esempio, esce nitida e pulita dalla stampante dopo aver dato un semplice comando. Lo sviluppo del pensiero dell’autore durante la scrittura del testo, le correzioni apportate e quanto potrebbe comportare la verifica della dinamica impressa nel testo, tutto è completamente superato e cancellato. Quanti erano abituati a risalire di pagina in pagina per raggiungere il progresso compiuto dall’autore dovranno cedere il passo ad altre forme di ermeneutica più sofisticate e al momento ancora da scoprire. Ciò non toglie che anche nell’era dell’intelligenza artificiale e di una tecnologia sempre più sofisticata che conserva staticamente ogni cosa nella memoria di un computer, si possa con maggior convinzione ribadire l’esigenza di una memoria viva che si rende partecipe di una trasmissione dinamica del patrimonio del passato”.