Cronaca

Esami e tesi falsate, a Genova l’indagine “110 e frode” si chiude con 30 indagati. Tra loro anche i figli di noti manager e imprenditori

Risposte suggerite agli esami e tesine scritte su compenso. E' così che, secondo il sostituto procuratore Francesco Cardona Albini, 29 studenti procedevano nella loro carriera universitaria alla facoltà di Economia aziendale di Genova. Un sistema scoperto dalle Fiamme Gialle grazie all'indagine "110 e frode", partita nella primavera 2021 e chiusa con 30 persone indagate, compresi i rampolli di molte famiglie in vista, tra figli di manager, politici e imprenditori

I legali degli studenti indagati per ora non commentano, minimizzano parlando di posizioni marginali dei loro assistiti o addirittura si smarcano dicendo che tra i figli dei personaggi famosi non sono tra i loro clienti. Eppure quello scoperto a Genova dalla Guardia di Finanza era un sistema collaudato nel quale un ex insegnante delle superiori suggeriva risposte via WhatsApp e scriveva tesine sotto compenso di molti universitari, compresi molti rampolli della Genova bene. I fatti, già contestati al docente e a 22 studenti nella primavera 2021, vedono oggi coinvolti altri 8 studenti, sempre della facoltà di Economia aziendale, che negli ultimi giorni si sono visti recapitare l’avviso di conclusione delle indagini. Che riguardano fatti accaduti tra il 2018 e il 2019, e vennero avviate su segnalazione di alcuni studenti rispetto all’esame scritto di Ragioneria Generale, dove gli alunni che prendevano ripetizioni dal docente sarebbero passati nonostante i forti dubbi dei colleghi sulla loro preparazione. A indagini in corso, anche l’Ateneo si era subito messo in contatto con la Procura.

Gli esami al centro delle indagini sono quelli di Statistica, Ragioneria, Economia della Mobilità Urbana, Politica Economica e Finanziaria. Superati grazie all’aiuto di Luca Goggi, allora insegnante alle superiori dell’Eugenio Montale e nel frattempo diventato dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo di Pra’. Secondo l’indagine “110 e frode” partita a marzo dell’anno scorso e appena conclusa, Goggi inviava le risposte su WhatsApp durante lo scritto. Ma sul menu c’erano anche tesi interamente scritte dal docente e discusse dagli universitari. Nella prima fase delle indagini e proprio durante la prova di un appello d’esame di Ragioneria Generale, i finanzieri del comando provinciale di Genova avevano trovato il professore a casa sua, cellulare in mano, mentre suggeriva ai propri alunni le risposte per superare gli esami. Il tutto mentre un militare si era “infiltrato” in una sessione d’esame avendo così la conferma di come stavano andando le cose.

I prezzi? Sempre secondo gli inquirenti, per le tesine di fine triennio il docente prendeva circa 600 euro, e ogni ora dedicata alla scrittura di queste costava 35 euro. Ma sotto esame scattava anche l’aiuto da casa. Da quanto sarebbe emerso, durante la prova Goggi riceveva dagli esaminandi, suoi allievi anche per le ripetizioni “in nero”, una foto del compito tramite chat. A quel punto lo avrebbe svolto e rimandato, completo delle soluzioni, agli studenti. Le conferme sarebbero poi arrivate dai dati estrapolati dai devices (smartphone e notebook), e dall’analisi della documentazione cartacea sequestrata all’insegnante. Oltre a Goggi ci sono 29 studenti indagati, tra ex allievi e studenti tuttora iscritti. Se per questi ultimi l’Ateneo potrà valutare la sospensione fino a 18 mesi già in caso di rinvio a giudizio, per gli altri bisognerà attendere l’esito del procedimento e solo in seguito valutare un provvedimento.

Nel registro degli indagati sono finiti anche i figli di alcune importanti famiglie genovesi, imprenditori e manager, dirigenti pubblici e politici. Cognomi molto noti a Genova, come quello della famiglia del costruttore Giacomazzi o quello del monsignore Balestrero per il coinvolgimento di una sua parente. Ma anche parenti di un manager della Piaggio, il familiare di un ex consigliere regionale e il figlio del presidente del gruppo di armatori Messina, che, ironia della sorte, si sarebbe fatto scrivere una tesina così intitolata: ‘Il problema della successione nelle imprese familiari’. Secondo quanto riferito dalla stampa locale, per il suo legale Giuseppe Giacomini “si tratta di una posizione del tutto marginale”.