Il governo francese ha deciso di precettare i lavoratori delle raffinerie in sciopero che bloccano i rifornimenti di carburante. L’annuncio era stato martedì dalla premier Elisabeth Borne e nelle scorse ore i primi a essere raggiunti dal provvedimento sono stati i dipendenti di Esso-ExxonMobil di Gravenchon-Port-Jéròme, in Normandia, definiti “indispensabili al funzionamento” dell’impianto. I sindacati minacciano di ricorrere in tribunale contro il governo per questa decisione estrema contro “un diritto costituzionale”, ha spiegato un dirigente di Force Ouvrière della categoria dei lavoratori petroliferi. In Normandia, i lavoratori dell’impianto hanno prorogato lo sciopero sfidando la decisione. E l’astensione dal lavoro continua anche negli stabilimenti dell’altro gigante del petrolio Total Energies.
Lo sciopero ha messo in ginocchio la Francia da diversi giorni e la situazione – dopo la proroga dell’agitazione giorno dopo giorno – continua a peggiorare. La zona di Parigi, con l’Ile-de-France investita dal movimento, è quella più colpita, con oltre un terzo dei distributori ormai a secco. Martedì mattina sono state registrate attese di 3 ore e 45 minuti ad alcuni distributori attorno alla capitale. Dopo le risse fra automobilisti esasperati dalle file ai distributori, gli accaparramenti con i furgoni carichi di taniche e le zone isolate di campagna diventate irraggiungibili, la Francia ha visto anche il primo assalto di automobilisti a una stazione di servizio, “conquistata” e utilizzata da benzinai improvvisati fino all’arrivo della polizia.
A Issy-les-Moulineaux, alle porte di Parigi, ci sono state liti e risse fra automobilisti esasperati dall’attesa, mentre chi arrivava finalmente alla pompa riempiva non soltanto il serbatoio dell’auto o del furgone ma anche una serie di bidoni trasportati fin lì per assicurarsi riserve di carburante. A Villiers-le-Bel, nella Val-d’Oise, a nord della capitale, gruppi forniti di taniche e intenti a riempirli sono stati bersaglio del lancio di sassi e oggetti ed è dovuta intervenire la polizia, che ha anche arrestato un uomo.
Decisi a continuare lo sciopero sono gli iscritti al sindacato di sinistra Cgt, che insistono nella richiesta di aumento dei salari del 10% per adeguarli all’inflazione, tenendo soprattutto conto dei grandi profitti dei gruppi petroliferi. Il governo, che in apparenza sembra controllare la situazione e non teme la trasformazione del movimento in una protesta stile gilet gialli, sembra tuttavia deciso a passare alle prime requisizioni e allo sblocco di qualche raffineria fra le più strategiche per i rifornimenti. A preoccupare sono le prime penurie di prodotti freschi sugli scaffali dei supermercati, con i ritardi nelle consegne che cominciano a farsi sentire.