La commissione istituita dal governo tedesco per elaborare un piano per sgravare i consumatori dai drastici aumenti dei prezzi per gas e teleriscaldamento dopo 35 ore di consultazioni ha presentato una proposta di intervento in due fasi. Un versamento unico con il quale lo Stato rimborsi i costi di dicembre anticipati dagli utenti, prendendo a riferimento i consumi di settembre 2022, considerato come il mese col prezzo più elevato. Cui seguirebbe, da marzo 2023 sino ad almeno fine aprile 2024, la fissazione di un tetto vero e proprio ai prezzi. Sull’80% del fabbisogno di famiglie e piccole attività registrato nel settembre 2022 verrebbe garantito un prezzo lordo prefissato di 12 cent kWh per il gas e 9,5 cent kWh per il teleriscaldamento. Per le necessità industriali sarebbe invece riconosciuto un tetto a 7 cent kWh per il 70% dei consumi di gas però già a partire da gennaio, ma non la copertura dei costi di dicembre. Oltre le soglie fissate varrebbe il prezzo di mercato.

La manovra costerebbe 90 miliardi di euro, 65 dei quali per i clienti privati e piccole attività e 25 miliardi invece per l’industria, da assicurare accedendo al fondo di stabilizzazione dell’economia WSF istituito per far fronte alla pandemia Covid, riattivato con 200 miliardi per l’emergenza energetica. La Commissione di 21 componenti presieduta dall’economista Veronika Grimm affiancata dal capo della Confindustria tedesca Siegfried Russwurm e da quello dei sindacati delle imprese minerarie, chimiche ed energetiche (IG BCE) Michail Vassiliadis, ritiene “di avere sviluppato una proposta buona e fattibile”.

Se per il Cancelliere Olaf Scholz la proposta “è una base molto, molto buona”, per le rappresentanze sociali è invece insufficiente e concepita troppo all’ultimo momento, anche se c’è di positivo il fatto che la coalizione ha seppellito l’addizionale in bolletta (Gasumlage). L’associazione di proprietari immobiliari Haus und Grund denuncia attraverso il suo presidente Kai Warnecke che la soluzione per calcolare il rimborso dei costi di dicembre non è praticabile e pare concepita da chi non abbia mai visto un consuntivo delle spese di riscaldamento: la partenza del freno ai prezzi solo dopo l’inverno è tardiva. Ulrich Schneider del Paritätische Wohlfahrtsverband ha indicato che sono necessari notevoli miglioramenti e suggerito sgravi mirati in base alle dichiarazioni dei redditi. La presidente dell’associazione di assistenza sociale VdK Verena Bentele ha richiesto che si crei un fondo per i più bisognosi che intervenga già quest’anno, altrimenti in molti rischiano di gelare. Censure anche da Dietmar Bartsch dei Linke che sul rinvio del tetto a marzo 2023 ha twittato: “Lascerà parecchie migliaia in inverno schiacciati da prezzi lunari. Per il proprietario di una villa, che non ha bisogno di aiuto, è un buon affare”. Pungolo poi da Bastian Neuwirth di Greenpeace, rilanciato dall’agenzia dpa, che per l’industria gli aiuti siano vincolati ad impegni di efficienza energetica e passaggio a processi produttivi più amichevoli all’ambiente, per diminuire la dipendenza dalle energie fossili.

Il presidente dell’Istituto economico Ifo, Clemens Fuest, intervistato dalla ARD, ha apprezzato che la Commissione, nel poco tempo a disposizione, ha delineato un modello che riuscirebbe a contemperare le esigenze di assistenza a quelle di spinta al risparmio, ma ha osservato anch’egli che lo Stato interviene in ritardo e la quantità di metano per l’Europa è comunque ormai limitata. Per equità occorrerà un contributo energetico che aiuti anche l’altra metà circa dell’utenza che riscalda a gasolio o con la corrente elettrica. Per Fuest sarebbe quindi meglio prevedere per tutti un contributo energetico (Energigeld) senza distinzione tra fonti, pagato in un’unica soluzione in misura del reddito. Il governo tedesco, d’altronde, si è già impegnato a disporre un tetto anche al prezzo dell’energia elettrica, che con un’inflazione al 10% è salito del 44% circa. I ministeri competenti e Cancelleria hanno assicurato di voler procedere in tempi stretti a verificare la compatibilità della proposta della Commissione con le normative europee e quindi formalizzarla in un testo di legge coinvolgendo i gruppi parlamentari, affinché il pacchetto possa passare rapidamente al Bundestag.

L’attività della Commissione di esperti non è terminata: dovrà presentare ancora un rapporto intermedio con stime valide sull’ascesa del prezzo del gas fino alla primavera 2024. E terrà due sedute il 17 ed il 24 ottobre per valutare un meccanismo di riduzione dell’ascesa del prezzo del gas a livello europeo, in riferimento allo sviluppo di quello libero sul mercato mondiale. In Ue, non sono sopiti infatti i malumori per la manovra solitaria tedesca, anche se il Ministro delle finanze Lindner (FDP) ha assicurato che non sono sussidi ma una difesa alla “guerra del gas di Putin”.

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