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“Ritocchino di giovinezza” ai genitali, è boom di richieste: “Sempre più uomini vogliono l’androlifting”. Ecco di cosa si tratta: parla l’esperto

Questo è quello che afferma Alessandro Palmieri, presidente SIA e docente di Urologia all’università Federico II di Napoli

di Davide Turrini

Ritocchi vistosi al pene per l’avanzare dell’età. Se non è un boom di richieste poco ci manca. “Su 100mila uomini che ogni anno si rivolgono all’andrologo, dal 7 al 10 per cento delle volte, i pazienti ci chiedono interventi per migliorare l’aspetto esteriore della propria intimità”. Questo è quello che afferma Alessandro Palmieri, presidente SIA e docente di Urologia all’università Federico II di Napoli, e riportato sul sito Today. Palmieri parla a margine del 46esimo congresso SIA svoltosi a Bergamo dal 13 al 15 settembre scorso. All’ordine del giorno, insomma, c’è il solito aumento delle dimensioni del pene ma anche ritocchi per cancellare il tempo che avanza. Palmieri parla di “nuovo sindrome da spogliatoio” e cita alcune tipologie di intervento: “Effetto giovinezza”, la riduzione dell’adipe dell’addome e l’ “androlifting”. “L’obiettivo delle cure anti-età genitali è attenuare i segni del tempo e i cambiamenti, come svuotamenti e cedimenti – spiega Palmieri –. Per contrastare questo svuotamento si può ricorrere a filler riassorbibili appositamente per la regione genitale. Si va dalle iniezioni di acido ialuronico per ‘rimodellare’ il pene alle onde d’urto che possono soddisfare anche le richieste che riguardano la riduzione e l’appianamento delle cicatrici conseguenti a interventi chirurgici”.

Queste procedure possono essere associate “a trattamenti biorivitalizzanti come iniezioni di plasma arricchito da piastrine (PRP) o il needling, una tecnica innovativa che con un rullo di aghetti stimola la produzione di elastina e collagene”. Un altro intervento particolarmente richiesto è l’eliminazione dell’adipe nella regione addominale inferiore visto che spesso quella porzione di pancia invade di diversi centimetri la visione del proprio pene riducendolo a poca cosa. Infine abbiamo l’androlifting, cioè un insieme di tecniche chirurgiche mini-invasive mediante piccoli tagli specifici in aree scrotali nascoste che consentono di ‘tendere’ la cute, donandole nuova elasticità”. Anche se, conclude Palmieri, capita spesso che i pazienti chiedano di accedere a procedure di cui non hanno bisogno perché percepiscono difetti inesistenti o lievi. “E’ quello che definiamo dal punto scientifico dismorfofobia peniena. In questo caso il paziente non va assecondato, ma va aiutato a comprendere l’errata percezione di sé”.

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