“Qui abbiamo addirittura quelli che vogliono organizzare le piazze contro le piazze per la pace. Il Pd farà un sit-in davanti all’ambasciata russa a Roma per chiedere a Putin di ritirarsi, ma sappiamo benissimo che è inutile, perché Putin non ha fatto questa guerra per ritirarsi, se non sarà costretto a farlo”. Sono le parole del direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, commentando a “Otto e mezzo” (La7) un editoriale di Avvenire, in cui si invoca un negoziato nel conflitto tra Russia e Ucraina (Kiev “non può sperare di tornare ai confini pre-2014 (…) La Russia non può credere di annettere l’intero Est dell’Ucraina fino al Dnepr”).

Avvenire fa un discorso molto pragmatico e molto ragionevole – osserva Travaglio – Ed è un discorso che fa qualsiasi diplomatico. Sul Fatto abbiamo pubblicato un appello di una ventina di ambasciatori in pensione, che sono gli unici che possono parlare liberamente perché altrimenti gli altri li rovinano. E gli ambasciatori in pensione dicono esattamente la stessa cosa. È semplicemente buon senso, che purtroppo confligge con un dibattito italiano che è da asilo nido. Sembra un dibattito tra Fred e Wilma Flintstone”.

Travaglio aggiunge: “Qui si sente dire che non si tratta con l’aggressore. E con chi dovresti trattare? Tutte le trattative vengono fatte tra l’aggressore e l’aggredito, a meno che la guerra non sia finita perché l’aggredito o l’aggressione sia morto e sepolto. Dire ‘Trattiamo solo se Putin si ritira’ è un’assurdità, perché il ritiro delle truppe è l’ultimo atto di una trattativa, quando c’è già l’accordo. Non può essere la pre-condizione. La pre-condizione è il ‘cessate’ il fuoco bilaterale. Da noi si dice anche che i pacifisti sono putiniani o pagati da Putin. Ma di cosa parliamo? È davvero sconfortante“.

Il direttore del Fatto conclude: “Allo stesso tempo nelle diplomazie degli Usa e di certi Paesi europei già si sta trattando più o meno riservatamente e già si sta avvertendo Zelensky che non può allargarsi troppo e che non può chiedere attacchi preventivi alla Russia da parte della Nato. Non può far assassinare una ragazza di 29 anni solo perché è figlia di quel padre. Non può fare provocazioni – chiosa – come quella sul ponte di Kerch, che servono solo a peggiorare e a incancrenire la guerra. Con tutti i soldi e le armi che gli diamo, credo che siamo titolati a dire a Zelensky che c’è un limite che nemmeno lui deve superare, naturalmente fermo restando il sostegno al popolo aggredito degli ucraini”.

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