Un anno fa la percentuale era intorno al 60%. Ora il lago d’Iseo è al 6,4%, il Maggiore è al 20%, il lago di Garda al 22%. Anche il livello dei fiumi, Po incluso, è pericolosamente basso: un dato che pregiudica la ricarica delle falde, mai così basse in tempi recenti
L’anno scorso le percentuali di riempimento dei grandi laghi del Nord erano pari almeno al 60%. Oggi il lago d’Iseo è al 6,4%, il Lario è al 10,6%, il Maggiore è al 20%, il Benaco al 22,1%. La grave condizione di siccità è stata rilevata da l’Anbi, associazione nazionale consorzi gestione e tutela del territorio e acque irrigue. In Veneto calano anche i livelli dei fiumi: la Livenza è 1,80 metri sotto quanto registrato l’anno scorso. Un dato che pregiudica la ricarica delle falde, mai così basse in tempi recenti: in gran parte del trevigiano, nella fascia occidentale della provincia di Venezia, nella parte settentrionale del padovano e in alcune zone del medio-basso Polesine, è indicata una condizione di siccità estrema. Il fiume Po è quasi ovunque nuovamente sotto il minimo storico: al rilevamento di Pontelagoscuro si sfiora ancora la soglia limite per contrastare l’intrusione salina (mc/s 450 mc), registrando una portata inferiore di quasi il 75% a quella registrata lo scorso e addirittura -87% sul 2020.
Molto complicata anche la situazione degli altri laghi alpini dell’area lombarda. L’Osservatorio dell’autorità distrettuale del Po avverte che i livelli di riempimento sono ai minimi storici, con altrettanta minima quantità dei flussi di risorsa idrica rilasciata. Le riserve stoccate sono pesantemente sottodimensionate: il lago di Como al 9%, il lago di Garda al 22%. Proprio in Lombardia in questo periodo dell’anno la somma delle quantità complessive contenute nei laghi solitamente si aggira attorno ai 550 milioni di metri cubi invasati, mentre oggi se ne registrano solo 169.