Alla conferenza internazionale sul clima di novembre sarà presentato il piano d'azione per ridurre i danni alle persone e alle risorse prima che si verifichino pericoli imminenti, tra cui tempeste, tsunami, siccità e ondate di caldo
Metà del mondo non è preparata contro i disastri climatici, perché non è ‘coperta’ da sistemi di allerta precoce. E i numeri sono anche peggiori per i paesi in via di sviluppo, proprio quelli più vulnerabili sul fronte del cambiamento climatico. Se a marzo 2022 il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres ha incaricato l’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) di presentare un piano d’azione per arrivare, entro i prossimi cinque anni, a proteggere tutta la popolazione mondiale con sistemi di allerta meteo precoci ora annuncia che il piano sarà presentato alla Cop27 in programma a novembre a Sharm El-Sheikh, in Egitto. Lo fa, presentando i dati del rapporto ‘Global Status of Multi-Hazard Early Warning Systems – Target G’ dell’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi (Undrr) e della stessa Wmo, lanciato nella Giornata internazionale per la riduzione del rischio di disastro. Il report mostra che “i paesi con una copertura di allerta precoce limitata hanno una mortalità per catastrofi otto volte superiore rispetto ai paesi con una copertura da sostanziale a completa”.
Allerta precoce, ci punta anche l’Unione europea – Occorre investire per un migliore l’accesso alla tecnologia e monitorare in modo più efficace i rischi e in una comunicazione più rapida degli avvisi, oltre che in un migliore tracciamento dei progressi. D’altro canto, quella dei sistemi di allerta precoce è anche l’idea al centro di una delle proposte che porterà l’Unione europea alla Cop 27 e che rischia, però, di diventare una alternativa al fondo per le perdite e i danni, chiesto da un gruppo di oltre 130 nazioni (chiamato G77 + Cina), che oggi è presieduto dal Pakistan colpito dall’alluvione e rappresenta l’85% della popolazione mondiale.
Gli studi dell’Onu – Dal rapporto emerge che meno della metà dei paesi meno sviluppati e solo un terzo dei piccoli Stati insulari in via di sviluppo dispone di un sistema di allerta precoce multi-rischio. Eppure questi sistemi sono un mezzo collaudato per ridurre i danni alle persone e alle risorse prima che si verifichino pericoli imminenti, tra cui tempeste, tsunami, siccità e ondate di caldo. Per l’Onu “gli investimenti in sistemi di allerta precoce relativi a molteplici rischi sono più urgenti che mai”, soprattutto perché bisogna “mettere in guardia non solo dall’impatto iniziale dei disastri”, ma anche dalle conseguenze successive, come la liquefazione del suolo dopo un terremoto o una frana e focolai di malattie dopo forti piogge. “Si verificheranno eventi meteorologici estremi – ricorda Guterres – ma non c’è bisogno che diventino disastri mortali”. Un esempio è proprio il dramma del Pakistan. “Mentre questo rapporto veniva preparato, il Pakistan sta affrontando il peggior disastro climatico mai registrato, con quasi 1.700 vite perse. Nonostante questa carneficina – spiega la rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi e capo dell’Undrr, Mami Mizutori – il bilancio delle vittime sarebbe stato molto più alto se non fosse stato per i sistemi di allerta precoce”.