Dj Ringo parla abbastanza di rado di argomenti che non hanno a che fare con la musica. Dopo la vittoria di Giorgia Meloni alle ultime elezioni e l’affermazione di Damiano dei Maneskin, “Oggi è un giorno triste per il mio Paese”, Ringo ha risposto: “Il Paese è triste da quando hai cominciato a fare musica”. Il Dj conferma al Giornale di non usare i social per i messaggi politici, dicendo di aver preso le distanze dalla scena milanese già negli anni Settanta, “i tempi delle molotov al parco Lambro di Milano e dei servizi d’ordine gestiti da Lotta Continua, in quel periodo se ti mettevi il giubbotto sbagliato ad un concerto ti davano del nazi e ti menavano“. Secondo dj Ringo “oggi ti vengono ad infamare sui social se non ti allinei al mainstream. È cambiato il contesto, ma la mentalità è rimasta la stessa e non mi piace per niente”. E sui suoi tanti colleghi che si sono apertamente rammaricati per la vittoria elettorale di Fratelli d’Italia aggiunge: “E poi fanno la resistenza alla fashion week rasentando il ridicolo. Ci vuole rispetto, perché per la resistenza c’è chi ha rimesso l’anima al creatore. Resistenza di che? Invece di parlare a vanvera, pensiamo alla musica, suoniamo, che siamo gli unici al mondo che non hanno dei dischi in classifica in inglese. Siamo messi male, prima dettavamo legge nella musica. Il rock italiano non lo seguo da anni. L’ultima avanguardia è stata quella dei Litfiba e dei Negrita, dopo di loro: il buio“. E proprio sulla stoccata a Damiano: “È stata una battuta velenosa, l’ammetto. Però trovo scorretto che un artista usi la propria popolarità per propagandare bufale. Ma chi l’ha detto che il Paese è triste? Chi è Damiano per parlare a nome degli italiani? Semmai sarà triste quella parte di Paese che ha perso le elezioni”.